I rituali Donga e Ula nella cultura tribale dei Mursi

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I Mursi, una delle tribù più iconiche dell’Etiopia, hanno ancora una forte identità tribale e un rispetto della tradizione e degli antichi rituali che vengono praticati ancora oggi.

Tra le cerimonie più importanti per i Mursi, ci sono il Donga e Ula; questi sono due combattimenti rituali tradizionali Mursi, il Donga è un combattimento tra uomini, mentre la Ula è un combattimento tra donne.

I giovani, sia le ragazze sia i ragazzi, iniziano molto presto ad allenarsi per combattere nei rispettivi rituali che sono uno strumento, da un lato, per insegnare loro il coraggio e l’importanza della socialità, dall’altro, per permettere ai ragazzi di dare prova in pubblico delle loro abilità che consentiranno loro di raggiungere gli obiettivi della loro vita, come l’età adulta, il matrimonio e i figli.

Il rituale Donga nella cultura tribale dei Mursi

Il Donga è una lotta che nei secoli è diventata una sorta di arte marziale e una tradizione tribale imprescindibile nella vita del popolo Mursi, infatti ai bambini Mursi viene insegnata quest’arte di combattimento fin da piccoli.

Il Donga è una cerimonia-duello che vede protagonisti due sfidanti appartenenti alla stessa fascia d’età, solitamente i duellanti sono uomini celibi che si sfidano per mettere alla prova la loro abilità, la loro agilità e la loro forza e per attirare l’attenzione delle ragazze.

I due uomini si sfidano a duello utilizzando come arma un lungo bastone, questo bastone si chiama donga, esattamente come il rituale, è lungo 2 metri e pesa tra i 700 grammi e gli 800 grammi.

Il bastone viene impugnato in modi differenti dai due combattenti in base all’azione che si deve intraprendere: quando si vuole colpire l’avversario il donga viene impugnato alla base con le due mani, con la mano sinistra sopra alla destra; quando ci si vuole difendere da un colpo dell’avversario la mano destra resta alla base del donga, mentre la mano sinistra viene posizionata a metà del bastone.

Il regolamento è molto semplice: si può colpire l’avversario ovunque utilizzando il bastone, l’unica cosa che non si può fare è colpire il rivale con la punta del bastone; vince il duello chi riesce a far cadere l’avversario oppure chi riesce ad indurre il rivale a ritirarsi dal combattimento.

I due sfidanti indossano una sorta di armatura poiché il combattimento, anche se di breve durata, solitamente dura dai 20 ai 40 secondi, è molto violento; l’armatura, il tumoga, ha una funzione protettiva ma anche decorativa.

Il tumoga prevede una protezione per le mani, le cavigliere realizzate con la pelle di animali, le protezioni per i gomiti e le ginocchia, realizzate intrecciando fibre naturali ottenute dalla pianta sisal, alcune pelli di animale per proteggere il corpo e infine una sorta di gonna di cuoio.

La testa dei due sfidanti viene protetta da una sorta di casco protettivo, realizzato sovrapponendo diversi di strati di tessuto.

Prima di iniziare il duello i due sfidanti intonano canti e grida di guerra saltando lungo il perimetro del campo di battaglia, in questo modo entrano in una sorta di trance agonistica.

Gli anziani del villaggio presenziano al duello e svolgono il ruolo di arbitri del combattimento, controllano che le poche regole previste vengano rispettate e decretano il vincitore dello scontro.

Per vincere il combattimento non è sufficiente la forza fisica, ma è importante prevedere e prevenire i colpi dell’avversario che possono essere anche molto violenti.

Vince il duello colui che riesce ad atterrare l’avversario o colui il cui avversario si ritira per infortunio o per altri motivi.

Se la vittoria avviene per atterramento dell’avversario, il vincitore verrà portato in trionfo sulle spalle dei suoi coetanei; in seguito verrà circondato da ragazze nubili appartenenti al clan della madre che stendono pelli di capra sul terreno per far sedere il vincitore che viene riparato dal sole dagli strati di cotone indossati fino a poco prima, che vengono stesi dalle ragazze per fargli ombra. 

Il gesto di proteggere il vincitore dal sole ha un forte valore simbolico, infatti ricorda il gesto di una madre che protegge il figlio dai raggi solari. 

Il rituale Donga dura diversi giorni, viene preparato accuratamente con mesi di anticipo e solitamente viene celebrato in un periodo dell’anno in cui c’è grande disponibilità di cibo, in questo modo i duellanti possono avere una perfetta forma fisica.

Questa cerimonia è considerata molto importante e viene affrontata seriamente dai tutti i partecipanti; si capisce la sua importanza anche dal fatto che venga definita kaman, che significa guerra in lingua Mursi.

Il rituale Ula nella cultura tribale dei Mursi

Il rituale Ula è una lotta in cui le donne Mursi si sfidano per mostrare tutta la loro forza e la loro abilità, in pratica è l’equivalente femminile del rituale Donga, infatti a volte viene chiamata donga a dholuiny, che significa proprio il donga delle ragazze.

Le ragazze combattono utilizzando dei bracciali di ferro che si chiamano ula, come la lotta.

I bracciali ula sono pesanti e rigidi, in pratica sono dei pezzi di ferro, solitamente cilindrici, che vengono modellati in modo da aderire al polso delle ragazze, lasciando una apertura per poterli indossare o togliere, ma, contrariamente alla usuale forma a C di questo tipo di bracciali, la parte superiore ha la forma di due piccoli archi; questi vengono utilizzati per sferrare i colpi in direzione dell’avversaria.

I bracciali ula simboleggiano la forza della ragazza che li indossa, ma ci sono altri fattori che determinano il fatto di indossare questi bracciali, come ad esempio la ricchezza della famiglia della ragazza.

Solo le giovani donne nubili si allenano e competono in questo duello, che in genere avviene dopo il Donga; la battaglia dei bracciali è considerata un passo fondamentale nell’educazione di ogni giovane ragazza inoltre l’Ula rappresenta quelle che saranno le sue capacità di moglie e di madre.

Il pubblico che assiste al rituale Ula è costituito quasi esclusivamente da uomini.

Una delle due rivali vince quando l’avversaria viene colpita sulla bocca, su un fianco o in altre parti del corpo; in questo preciso momento l’arbitro dichiara terminato il confronto ed acclama la vincitrice. 

Per evitare infortuni seri le ragazze che hanno il labbro tagliato, per inserire il piattello labiale, creano una sorta protezione, utilizzando le foglie, per far sì che non si laceri in seguito a un colpo ricevuto; una ragazza con lacerazioni o cicatrici è vista negativamente dalla comunità, a differenza di quanto avviene per gli uomini, le cui cicatrici rappresentano la loro forza, il loro coraggio e anche il fatto di aver preso parte a molti duelli.

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