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Il popolo Banna, a volte chiamato anche Bana o Benna, è un gruppo indigeno semi nomade che vive nsella bassa Valle dell’Omo in Etiopia ed è costituito da circa 10.000 persone.

I Banna sono strettamente legati alla vicina tribù degli Hamer dai quali, secondo la teoria più accreditata sulle origini del popolo Banna, si sono separati secoli fa per via di alcune dispute sui pascoli.

Con gli Hamer condividono la lingua e i rituali di passaggio, inoltre alcune similitudini si riscontrano anche nell’abbigliamento e nell’acconciatura dei capelli.

I Banna sono un popolo di allevatori e la loro cultura ruota attorno al bestiame, il fatto di vivere in un ambiente aspro li costringe ad essere semi-nomadi, soprattutto durante la stagione secca durante la quale gli uomini percorrono lunghe distanze con le loro mandrie in cerca di acqua ed erba.

I Banna allevano principalmente bovini tuttavia nelle mandrie si trovano spesso anche pecore e capre, mentre i cammelli vengono utilizzati come animali da soma.

Alcune famiglie Banna praticano anche l’agricoltura sfruttando le piene del Fiume Omo e le sporadiche piogge, i campi vengono preparati prima della stagione delle piogge seminando sorgo, sesamo e fagioli ma, a causa del clima molto caldo e secco e della terra non particolarmente fertile, i raccolti sono poco rigogliosi, anche perché le colture vengono generalmente lasciate incustodite.

Durante la stagione secca la raccolta del miele selvatico è la principale attività economica del popolo Banna, miele che poi vendono nei mercati tribali locali, in particolar modo presso il mercato tribale di Key Afer.

Osservando la disposizione del villaggio si comprende immediatamente quanto il bestiame sia centrale per i Banna, le capanne sono disposte in cerchio e il bestiame occupa la parte centrale del compound dove trova rifugio durante la notte. 

Si comprende l’importanza del bestiame anche da altri elementi: ad esempio nella lingua Banna ci sono almeno 27 parole per definire le sottili variazioni di colore e trama del manto del bestiame; inoltre ogni uomo ha tre nomi: il nome datogli dai genitori, il nome di una mucca e quello di una capra.

Quando i Banna costruiscono un nuovo compound famigliare, i letti per le donne e i bambini vengono costruiti per primi; la struttura della capanna è in seguito costruita attorno ad essi mentre gli uomini e i ragazzi più grandi di solito dormono sulla paglia, al centro del campo, vicino al bestiame per difenderlo dalle incursioni delle popolazioni confinanti.

Le capanne tradizionali sono costruite con pali flessibili fissati nel terreno e formano un cerchio, i pali vengono poi piegati verso l’interno e, nella parte superiore, vengono legati tra loro a formare una cupola. 

Le capanne vengono poi ricoperte con la paglia durante la stagione secca e con le stuoie di tela durante la stagione delle piogge.

Come la maggior parte delle popolazioni indigene nella bassa Valle dell’Omo, i Banna praticano danze e canti rituali, in particolare condividono molte tradizioni e rituali con le popolazioni circostanti come Tsemay, Hamer e Bashada.

Una di queste tradizioni è il salto del toro, un rito di passaggio maschile che determina il raggiungimento dell’età adulta da parte dell’individuo e sancisce la possibilità di sposarsi e dar vita alla propria famiglia.

I giovani iniziandi devono saltare e correre sulle schiene dei tori posizionati in fila, ogni ragazzo è tenuto a compiere la prova di forza almeno quattro volte: due volte in ciascuna direzione. 

Il giovane che affronta la prova viene assistito dagli amici, chiamati maz; costoro hanno già eseguito con successo il salto negli anni precedenti, il loro compito principale è quello di scegliere i capi di bestiame, posizionarli per il salto e di tenerli fermi per evitare che il giovane candidato cada durante il rituale del salto.

Se il giovane cade, il fallimento viene considerato un brutto segno e avrà un’altra possibilità di riprovarci solamente un anno dopo; non di rado subirà un pestaggio da parte dei parenti della ragazza sua futura sposa. 

Se il rituale viene superato, il ragazzo può sposarsi a patto che paghi il prezzo della sposa alla sua famiglia di origine, il pagamento viene effettuato con alcuni capi di bestiame; la celebrazione del matrimonio includono feste e balli. 

Nei due mesi successivi al matrimonio la coppia di sposi condividerà i pasti che consistono nel sangue, prelevato dal collo dei bovini con una tecnica che non li uccide, e nel latte che viene mescolato col sangue.

Un uomo ricco e forte può sposare fino a quattro donne; inoltre agli uomini viene talvolta assegnata la responsabilità di proteggere una donna divorziata, una vedova o la moglie di un marito assente, di solito suo fratello. 

Nella società dei Banna le ragazze e i ragazzi vengono circoncisi.

I Banna praticano molti riti appartenenti alla loro religione tradizionale e credono che gli oggetti naturali, come le rocce e gli alberi, siano abitati dagli spiriti; credono anche nella presenza di spiriti che sono in grado di assumere una forma umana o animale e di esercitare un’influenza soprannaturale sulle persone.

Particolare cura viene riservata all’acconciatura sia da parte delle donne sia degli uomini.

Gli uomini si decorano i capelli con una miriade di oggetti colorati, occhiali da sole, mollette, perline e piume, in alcune occasioni realizzano degli elaborati caschetti impastando i capelli con argilla colorata e impreziosita da piume.

Le ragazze non sposate portano i capelli corti e non colorati di rosso, le donne sposate invece hanno i capelli più lunghi che acconciano in piccole trecce colorate con il terreno rosso chiamato asile.

A prima vista l’abbigliamento delle donne Banna è identico a quello delle donne Hamer, il lungo vestito in pelle ha una fattura simile ma il modo in cui lo decorano è differente. 

Le donne Banna utilizzano delle perle verdi, bianche e nere sulle gonne mentre le donne Hamer utilizzano il giallo, il rosso e talvolta il verde sulle gonne.

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