Siamo a Maun in Botswana, la giornata di oggi è dedicata all’esplorazione del Delta dell’Okavango a bordo del mokoro.
Il mokoro è la tipica imbarcazione locale, originariamente veniva intagliata nei tronchi di albero, solitamente di ebano; oggi la vetroresina ha sostituito quasi totalmente il legno, in questo modo i mokoro hanno una durata maggiore ma rispettando anche l’ambiente.
Questa imbarcazione ha una forma stretta e molto allungata, ospita solamente due passeggeri che sono seduti sul pavimento, mentre un barcaiolo resta in piedi a poppa e spinge il mokoro con l’ausilio di un lungo bastone, che in lingua locale si chiama ngashi, con cui fa leva sul fondale limaccioso.
Il mokoro è perfetto per scivolare silenziosamente sulle acque basse del Delta dell’Okavango ed esplorare i canali fiancheggiati dai papiri, dai canneti e da altre piante acquatiche.
Un’escursione in moroko è l’ideale per scoprire la flora del Delta dell’Okavango e per godersi la tranquillità e il silenzio di questo luogo incantevole; è anche possibile avvistare anfibi, rettili, uccelli e mammiferi sulle sponde delle varie isole e penisole.
Stamattina ci siamo svegliati nel nostro campsite, il Maun Rest Camp, abbiamo fatto colazione e, successivamente, siamo andati alla reception dove c’era un fuoristrada che ci stava aspettando; saliamo e partiamo.
Attraversiamo il fiume Thamalakane, che quest’anno è quasi completamente asciutto, e raggiungiamo l’Old Bridge Backpackers; qui troviamo i nostri amici che, a differenza nostra, alloggiano in città a Maun.
Alle 7,30 partiamo e, una volta giunti sulla strada principale, svoltiamo verso destra e ci dirigiamo verso nordest; questa è la stessa strada che percorreremo anche domani per andare nella Moremi Game Reserve.
Ad un certo punto, dopo Shorobe, svoltiamo su una strada sterrata e superiamo qualche villaggio che ha un mix di case tradizionali e più moderne; ma ben presto i villaggi lasciano il posto alla natura.
Quest’anno c’è molta siccità e, dove solitamente c’è acqua c’è solo sabbia; dobbiamo percorrere un bel tratto prima di pista di arrivare a dove sono parcheggiati i mokoro e dove inizia l’acqua, in tutto da Maun ci impieghiamo quasi 2 ore.
Scendiamo dal fuoristrada e conosciamo quelli che saranno i nostri barcaioli, in tutto sono tre, uno per mokoro ovviamente; sempre con loro faremo anche un safari a piedi.
A due a due saliamo sui mokoro, serve un po’ di equilibrio perché l’imbarcazione è bassa e stretta come una canoa e si sale dalla punta arenata sulla spiaggia ma poi si cammina sul mokoro in acqua; all’interno del mokoro vengono posizionati due seggiolini, in pratica sono lo schienale di una sedia, in modo da essere più comodi mentre si naviga.
Una volta che prendiamo posizione si parte!
Il barcaiolo sta a poppa in piedi sulla punta del mokoro, come fa a stare in equilibrio su una superficie così piccola è un po’ un mistero, con l’ausilio di un lungo bastone di legno spinge il mokoro facendo leva sul fondo limaccioso del delta; qui l’acqua non è profonda ed essendo molto limpida si vede il fondo.
Ci infiliamo quasi subito in un canale costeggiato dai papiri e da altre piante tipiche di un habitat paludoso; scivolare silenziosi sull’acqua è un’esperienza meravigliosa, ci si sente parte di questa natura così selvaggia e primitiva.
Alcuni canali sono un po’ più ampi, altri sono più stretti tanto che a volte si viene accarezzati dalle inflorescenze o dalle canne delle erbacee lacustri.
Una cosa è molto importante quando si viaggia a bordo di un mokoro: non sporgersi o fare movimenti bruschi poiché si rischia di finire in acqua, quindi si possono scattare fotografie e selfie e fare video ma sempre compiendo movimenti lenti e fluidi.
Ad un certo punto avvistiamo due elefanti in lontananza, vediamo solamente la testa e la schiena poiché sono parzialmente coperti dalla vegetazione; da una parte sarebbe bello essere un po’ più vicini, ma dall’altra non sarebbe il massimo in quanto non avremmo modo di allontanarci velocemente qualora fossero infastiditi dalla nostra presenza.
Vediamo anche qualche ippopotamo, sempre in lontananza e alcuni uccelli, me ne aspettavo di più; magari la siccità li ha costretti a migrare altrove.
Dopo un’ora e mezza di navigazione arriviamo, i barcaioli spingono i mokoro sull’erba della sponda e scendiamo a terra; visto che è ora di pranzo prendiamo i seggiolini, li appoggiamo a terra all’ombra e apriamo il nostro picnic box e mangiamo.
Che bella la sensazione di essere qui immersi nella natura; ci godiamo questo momento mentre pranziamo, chiacchieriamo e scherziamo.
Una volta terminato il nostro pranzo ci alziamo e seguiamo due dei barcaioli che ci fanno da guida nel walking safari.
Facciamo un walking safari di circa 8 km e avvistiamo diversi erbivori tra cui molti impala e kudu, incontriamo alcune pozze d’acqua ferma e molte pozze dove l’acqua è solamente un lontano ricordo.
Le due guide sono preparate e ci raccontano molte informazioni interessanti sulle tracce che troviamo lungo il percorso e sulle piante che vediamo; è piacevole questa passeggiata nella natura anche se fa un po’ caldo nelle parti in cui non c’è riparo dal sole.
Dopo più di un’ora facciamo ritorno dove si trovano i mokoro, siamo un po’ stanchi e abbiamo pensato “meno male che adesso ci sediamo in barca”; entriamo, ci sediamo e partiamo, dobbiamo fare ritorno nello stesso posto da dove siamo partiti stamattina.
Ma poco dopo i barcaioli fermano i mokoro, fanno una veloce inversione, tornano indietro per un bel pezzo e ci dicono “hippo! hippo!”; noi non li abbiamo nemmeno visti, ma loro, essendo in piedi, hanno una visuale migliore.
Per decidere di tornare indietro significa che erano davvero vicini a dove saremmo dovuti passare.
I barcaioli spingono i mokoro a riva e noi scendiamo cercando di evitare di mettere i piedi nel fango; loro tirano i mokoro fino a dove possono rimetterli in acqua, dall’altra parte rispetto a dove siamo scesi, e noi li seguiamo a piedi e poi risaliamo a bordo.
Ovviamente è impossibile orientarsi per noi, ci sono solo canali, papiri ed altre piante acquatiche, non c’è un punto di riferimento per capire la direzione, mentre i nostri amici barcaioli si orientano benissimo, non sappiamo come facciamo a sapere perfettamente dove andare.
Navighiamo per circa un’ora nel silenzio magico di questo luogo, è così rilassante che si rischia di addormentarsi, ma sarebbe un vero peccato perdersi questa meraviglia.
Quando arriviamo dove si trova l’approdo dei mokoro un po’ ci spiace perché navigare lenti nel verde della vegetazione, ammirando i fiori selvatici ci piaceva moltissimo.
Scendiamo dal mokoro, salutiamo i nostri amici barcaioli e saliamo sul fuoristrada che ci stava aspettando e partiamo; da qui Maun dista un paio d’ore di strada, la maggior parte è comunque nella vegetazione del Delta dell’Okavango, anche se è una vegetazione completamente differente da quella che si vede dal mokoro.
Insieme a noi salgono in auto anche 2 o 3 ragazzi locali a cui diamo un passaggio fino a uno dei villaggi che abbiamo visto stamattina lungo la strada sterrata.
Quando arriviamo a Maun sono quasi le 18,00, il sole sta scendendo verso l’orizzonte e noi siamo felici ed appagati dell’esperienza meravigliosa che abbiamo vissuto.
La nostra giornata si è conclusa con uno spritz al nostro camping, ovviamente era uno spritz afro-italiano: vino sudafricano e Campari che ci siamo portati da casa; poi siamo tornati a cena all’Old Bridge Backpackers.