Stamattina ci svegliamo e, dopo colazione, partiamo con la nostra auto e ci dirigiamo verso sudovest, dobbiamo andare a Omorate; lungo la strada non incontriamo nessuno, solamente alcuni avvoltoi impegnati a cibarsi di una carcassa.
Ci impieghiamo circa un’ora per raggiungere Omorate, da qui prendiamo un barchino che ci porta sulla sponda opposta del Fiume Omo; c’è un po’ di corrente e il barchino sembra fare un po’ di fatica a raggiungere la sponda opposta.
Una volta scesi dalla barca incontriamo alcuni abitanti del villaggio Dassanech che stiamo andando a visitare, tra di loro c’è anche il ragazzo che ci farà da guida nel suo villaggio.
La prima cosa che ci stupisce è che parla un perfetto inglese, glielo diciamo e lui orgoglioso ci dice “Adesso c’è la scuola dal lato del fiume dove c’è il villaggio quindi è facile per i bambini, quando ero piccolo io la scuola non c’era e dovevo attraversare a nuoto il fiume tutti i giorni” e poi aggiunge “non avevo i soldi per prendere il barchino, quindi io nuotavo e pagavo il barchino perché mi portasse i libri e i vestiti”.
Da notare che il Fiume Omo ha una discreta corrente e che è infestato dai coccodrilli del Nilo, quindi non era una cosa molto semplice; inoltre non stimo parlando di secoli fa, lui ha circa 20 anni, quindi fa riferimento a solo pochi anni fa.
Arriviamo al villaggio Dassanech e ci troviamo sotto al sole cocente senza nemmeno un briciolo di ombra; ci troviamo nella zona più a sud dell’Etiopia, molto vicino al confine con il Kenya e al Lago Turkana, qui il clima è semi-arido e il sole è implacabile.
Appena entriamo nel villaggio alcune persone ci vengono incontro, alcune di loro vogliono essere fotografate altre sono semplicemente curiose.
La nostra guida ci dice che in passato i Dassanech commerciavano con i Turkana ma poi hanno iniziato a litigarsi i pascoli e a rubarsi il bestiame e quindi hanno interrotto i rapporti.
Notiamo quasi subito che i Dassanech fisicamente assomigliano molto ai Samburu e ai Masai.
I Dassanech possono avere tutte le mogli che vogliono, l’importante è che riescano a mantenerle; ogni moglie ha la sua capannadove vive con i figli non sposati.
Le capanne hanno una forma a cupola, la struttura portante è fatta di legni incrociati e, un tempo, veniva ricoperta di pelli, ora invece la maggior parte è rivestita in lamiera; questo poiché il bestiame si è ridotto molto di numero e di conseguenza le pelli degli animali scarseggiano, ma la lamiera sotto questo sole cocente rende le capanne invivibili, quindi, durante il giorno, le donne stanno sotto una tettoia, una specie di capanna collettiva, fatta di rami e ricoperta di paglia o foglie.
Una particolarità dei Dassanech, che li distingue da molte popolazioni africane, è che cucinano all’interno della capannae non all’esterno e questo poiché considerano la preparazione e il consumo dei pasti come un momento intimo che non deve essere condiviso con il resto del villaggio.
Il villaggio è protetto da un recinto e, al suo interno sono presenti una serie di recinti più piccoli che servono per custodire il bestiame.
Alcune ragazze ci si avvicinano e la nostra guida ci spiega come distinguere le ragazze nubili da quelle sposate, è molto semplice basta guardare la loro acconciatura.
Alcune di loro hanno delle scarificazionie la guida ci dice che gli uomini che hanno ucciso un nemico si fanno le scarificazioni e le portano come se fosse una medaglia al valore e anche i suoi parenti possono scarificarsi in suo onore; solitamente vengono praticate sul petto, sull’addome e sulle spalle, alle donne solo sulle spalle e sulla schiena.
I Dasssanech indossano anche molti accessori e alcuni hanno una specie di piercing al labbro inferiore, ma entrambe le cose vengono fatte solamente per bellezza.
In origine i Dassanech erano solamente allevatori, poi, in conseguenza del cambio del clima, i pascoli hanno iniziato a scarseggiare, quindi hanno iniziato a praticare una agricoltura di sussistenza e, successivamente, anche la pesca.
Il Fiume Omo è di vitale importanza per i Dassanech poiché fornisce l’acqua per gli uomini e per il bestiame, per i campi coltivati e vi si può praticare la pesca; non a caso il nome della cittadina di Omorate significa “il fiume che da il cibo”.
I Dassanech sono animisti, credono negli antenati e nelle famiglie di spiriti come i serpenti, gli scorpioni e i fenomeni naturali come il vento e la pioggia.
Dopo aver visitato tutto il villaggio ci ripariamo sotto a una capanna collettiva per riprenderci un po’ dal caldo e dal sole; tutti i bambini del villaggio, che ci hanno seguito per tutto il tempo, si siedono lì nella sabbia insieme a noi.
Quando riattraversiamo il villaggio per tornare alla nostra auto alcune donne si sono messe a danzare, non siamo certi che sia una danza tradizionale con qualche significato particolare oppure sia solamente un momento di gioia, ma ci fa piacere essere salutati in questo modo.
Salutiamo i nostri amici Dassanech, saliamo in auto e ritorniamo a Turmi.