Ci troviamo in Etiopia e stamattina abbiamo visitato un villaggio Dassanech, è stata una esperienza molto interessante; poi abbiamo fatto ritorno in hotel per pranzo e per riposarci un po’, il caldo di questa mattina ci ha un po’ provato.
Verso le 15,00 partiamo con la nostra auto e la nostra guida e ci dirigiamo verso la nostra meta di oggi pomeriggio: la cittadina di Dimeka.
Dimeka si trova sulla strada Turmi – Jinka, a circa 30 km a nord di Turmi; non ha molto da offrire ai visitatori eccetto nella giornata di sabato, quando qui si tiene il mercato tribale.
Qui ci troviamo nel territorio degli Hamer e il mercato è frequentato prevalentemente da loro, ma è possibile incontrare anche qualche contadino Banna, ma è difficile distinguerli dagli Hamer poiché si vestono e di acconciano i capelli in un modo molto simile, inoltre Banna e Hamer possono sposarsi tra loro, quindi questo può creare ancora più confusione nel distinguere le due tribù.
E’ possibile incontrare anche i Kara e gli Erbore, ma è più difficile poiché i loro villaggi sono più lontani e dovrebbero percorrere a piedi decine di chilometri.
Per visitare il villaggio dobbiamo prendere una guida locale che ci guiderà tra le bancarelle, raccontandoci una serie di cose interessanti.
A differenza del mercato del giovedì di Key Afar, il mercato di Dimeka è disposto in una piazza ma anche lungo una serie di viette; le merci in vendita sono soprattutto miele, foglie di tabacco da masticare o in polvere da sniffare, mais, le bucce essiccate del caffè per fare il te, le zucche e altri vegetali.
Alcune donne vendono una polvere color mattone, è l’ocra chele donne Hamer utilizzano per le loro acconciature: mischiano la polvere di ocra con l’acqua o il burro o l’incenso, ci hanno raccontato diverse versioni in merito, e poi si cospargono questo impasto sulle loro treccine a caschetto; difficile non notare le similitudini con le donne Himba della Namibia.
Vista la passione delle donne, e non solo, per gli accessori, ci sono intere bancarelle che vendono collane e altri bijoux, mentre altri venditori offrono vestiti, e oggetti vari, tra cui le trombette che le donne Hamer suonano durante la cerimonia del salto del toro, infine non mancano le bancarelle che vendono la legna per fare il fuoco.
Vediamo anche alcuni venditori che vendono la birra di mais e sorgo, come al mercato di Key Afar, molti che si recano al mercato, che sia per vendere o comprare, si fermano più del dovuto a bere la birra e, anche se non è molto forte, con le elevate temperature che ci sono qui, è facile ubriacarsi.
Anche qui a Dimeka, come al mercato di Key Afar, c’è una parte dedicata ai souvenir e all’artigianato, mentre siamo impegnati a scoprire qualcosa di bello ci sentiamo chiamare, alziamo lo sguardo e vediamo il ragazzo da cui abbiamo comprato le statue a Key Afar; lui ci viene incontro e ci mettiamo a scherzare un po’ con lui, è davvero molto carino.
Poi finiamo il nostro giro e compriamo due zucche che qui vengono utilizzate come contenitori, una è nuova ha alcune incisioni decorative fatte a fuoco, è molto carina; l’altra invece sembra antica, ha il manico di cuoio ricoperto di conchiglie bianche, è tutta lavorata con il filo di ferro e il tappo per chiuderla è stato fatto intrecciando la paglia di non so quale erbacea che non si rovina con i liquidi e tiene perfettamente anche a distanza di tempo.
A dire la verità compreremmo tante altre cose, ci sono tantissimi oggetti evidentemente fatti a mano e tradizionali, ma non possiamo comprare tutto il mercato.
Quando stiamo per andare via un ragazzo si avvicina con in mano i piattelli labiali dei Mursi e con in testa un loro copricapo fatto di pelle e con le zanne di facocero, è davvero un bellissimo oggetto e vorremmo prenderlo, ma come si fa; non è tanto per il costo che, tutto sommato, è modesto, ma per le zanne, non siamo sicuri che si possano portare fuori dal paese e importare in Italia senza qualche certificato, quindi preferiamo evitare e proseguiamo.
Mentre riattraversiamo il mercato per tornare alla nostra macchina alcune donne Hamer ci si avvicinano, ci dicono qualcosa e ridono, è molto evidente che sono timide, ma la loro curiosità per una volta ha avuto il sopravvento; la guida ci dice che sono incuriosite da noi, vogliono sapere da dove veniamo, ma è palese che non abbiamo ben idea di dove sia l’Italia, poi ci chiedono anche perché siano lì al mercato, come glielo spieghiamo che siamo affascinati dal loro modo tradizionale di vivere quando loro invece sono affascinate dal nostro stile di vita perché ci vedono come se fossimo novelli Paperon de Paperoni?
In queste situazioni ci si rende conto di come tutto sia relativo.
Salutiamo le nostre nuove amiche e torniamo verso la macchina, qualche venditore di artigianato ci segue per un po’ sperando in una vendita in last minute, ma le signore delle bancarelle fanno cenno loro di lasciarci stare; forse ci hanno preso in simpatia.
Quando risaliamo in auto facciamo ritorno a Turmi e andiamo diretti in hotel, questa è l’ultima notte che faremo qui, domani mattina si parte e torniamo verso nord; dobbiamo sistemare le valigie ma la parte più complessa è lo shopping, come al solito abbiamo già comprato un sacco di cose.