Ci troviamo a Lalibela, in Etiopia, siamo volati qui stamattina da Addis Abeba; siamo arrivati in città che era ora di pranzo e quindi siamo andati in hotel, così abbiamo fatto anche check-in e lasciato i bagagli.
Avevamo appuntamento con la nostra guida alle 14,30 e così dopo pranzo, per ingannare il tempo, abbiamo guardato il negozietto che c’è in reception; ha degli oggetti di artigianato bellissimi, in particolare le croci attirano la nostra attenzione.
Ci spiegano che ogni chiesa di Lalibela ha una croce diversa che viene tenuta in mano dal prete che la utilizza per benedire i fedeli; nel negozio ci sono croci in legno, ottone e in argento, sono molto belle, impossibile non comprarle, prendiamo anche qualche regalo e un ciondolo e una collana per me.
Da come è felice il venditore credo abbia fatto l’incasso del mese, infatti ci invita a casa sua per bere il caffè tradizionale; ma noi non possiamo andare perché dobbiamo andare a visitare il Monastero di Nakuta La’ab, ma lui ci ha detto che ci aspetta, o quando torniamo o domani, come preferiamo.
Alle 14,30 arriva la nostra guida, abbiamo cambiato auto, non è più il pulmino di stamattina ma un Toyota Hilux pick-up, ci era sembrato di sentire arrivare il motore del nostro Dr. Livingstone, l’auto che abbiamo in Sudafrica.
Partiamo e attraversiamo tutta la cittadina di Lalibela, il centro città non è molto grande, in pratica si sviluppa lungo una unica strada principale.
Scendiamo lungo la strada che abbiamo percorso stamattina arrivando dall’aeroporto, attraversiamo anche la zona più nuova della cittadina e poi, ad un certo punto svoltiamo a sinistra.
Imbocchiamo una strada sterrata, il terreno è argilloso ed è pieno di solchi scavati dall’acqua durante la stagione delle piogge.
Attraversiamo un piccolo villaggio le cui case sono costruite ancora con la struttura portante in bambù, mentre le pareti sono state realizzate con fango e sassi.
Ad un certo punto il nostro driver si ferma e due persone a bordo strada gli dicono qualcosa; uno di loro è un prete del monastero dove stiamo andando e ci sta chiedendo un passaggio: welcome on board!
La strada corre lungo uno strapiombo che fa un po’ paura, meno male che non dobbiamo guidare noi perché la strada è stretta e non è il massimo; il paesaggio tutto intorno a noi è spettacolare, è molto verde con tantissimi fiori gialli, qua e là c’è qualche piccola cascata d’acqua che si getta nel vuoto mentre, in lontananza, si vedono diversi rilievi.
Poco dopo arriviamo al parcheggio in prossimità del monastero, non c’è nessuno, ci siamo solo noi; ci sono alcune donne che vendono oggetti di souvenir realizzati in argilla, alcuni sono carini e poi costano così poco che è impossibile non comprarli.
Per raggiungere il monastero di Nakuta La’abdobbiamo scendere lungo un sentiero che ha alcuni scalini scavati nella roccia; il monastero è stato costruito in una grande grotta naturale dove c’è sempre acqua sorgente, sopra al monastero la parete rocciosa si innalza per diversi metri e dalla sommità precipita una piccola cascata di acqua che si lancia nel vuoto.
L’acqua della sorgente è considerata benedetta, molti pellegrini si recano qui, soprattutto se malati, per essere guariti dall’acqua, che si può bere oppure ci si può bagnare o immergere.
Scendiamo lungo il sentiero che, verso la fine si trasforma in una ripida scala, e arriviamo al Monastero di Nakuta La’ab; come prima cosa vediamo alcuni monaci che stavano mangiando l’njera dopo aver terminato le preghiere odierne.
Entriamo nell’edificio del monastero attraverso una porta e ci ritroviamo nel cortile dove si trovano i tamburi che vengono utilizzati dai monaci quando pregano e cantano.
Da questo punto, prima di proseguire, è necessario togliersi le scarpe; entriamo in una chiesa di mattoni rossi dove si trovano due dipinti molto antichi e molto belli, inoltre qui si trovano alcuni recipienti realizzati in pietra, sono molto antichi e servono per raccogliere l’acqua che percola dal soffitto, lungo le stalagmiti.
I fedeli possono raccogliere quest’acqua, considerata sacra, e berla oppure possono bagnarsi; l’acqua proviene da una cascata che scende dal rilievo sopra la grotta e precipita nel vuoto, parte dell’acqua corre lungo la parete superiore della grotta e, filtrando nel tetto della chiesa, arriva fino a qui.
Fuori dalla chiesa si trova il tesoro del monastero, in particolare si posso vedere due corone e molte croci, che vanno posizionate sui bastoni di legno, un vecchio libro sacro, una bibbia miniata bellissima e altri oggetti; un monaco ci mostra tutte le croci e un incensiere, e si fa scattare anche qualche fotografia.
Il monastero non è molto grande ma ci è piaciuto molto visitarlo, è stato molto interessante; anche se per tornare al parcheggio ci aspetta la scala infinita!
Torniamo alla nostra macchina, facciamo ritorno a Lalibela e torniamo in hotel, il nostro amico del negozio ci sta aspettando.
Lasciamo le reflex e lo zaino in camera e scendiamo; non abbiamo molta voglia di andare perché siamo un po’ stanchi, ma ci dispiacerebbe offenderlo, quindi abbiamo deciso che va solo Silvan mentre io sto sulla terrazza a scrivere e a godermi il panorama.
Il nostro amico vive con la moglie e le 2 figlie in una piccola casa in città, lungo la strada principale; nonostante non abbiano una vita agiata sono sorridenti ed ospitali.
Preparano e ci offrono il caffè tradizionale etiope, che è molto forte ed ha un gusto molto intenso; è stato davvero un piacere conoscere questa famiglia, questi sono i momenti che ci piacciono di un viaggio.
Silvan torna in hotel in tempo per goderci insieme un tramonto spettacolare dalla nostra terrazza bevendo una buonissima birra ethiope.
Wow! Da qui si vede tutta la vallata illuminata dalla luce calda del sole africano, ci godiamo in silenzio questo spettacolo della natura.