Il popolo Kara vive sulle rive occidentali del Fiume Omo nell’omonima Valle dell’Omo, un luogo affascinante che l’UNESCO ha riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità per la ricchezza di tradizioni tribali, rituali e cerimonie.
Molti rituali dei Kara sono simili ai rituali dei Bena o Banna e degli Hamer, poiché queste tre tribù hanno un’origine comune.
I Kara vivono praticamente quasi isolati dal resto dell’Etiopia, vivono ancora seguendo le loro antiche tradizioni, incuranti del progresso e dello stile di vita occidentale; d’altronde gli unici contatti che hanno con persone che non appartengono alla loro quotidianità, sono quei pochi viaggiatori che si avventurano fino a qualche loro villaggio o ai mercati tribali.
Le credenze e i rituali del popolo Kara
Sono molti i rituali che vengono ancora praticati dal Kara, come diverse sono le credenze che guidano ancora molti comportamenti dei membri di questa tribù.
Sia la stregoneria sia la magia vengono riconosciute e temute da questo popolo; i capi religiosi dei Kara, i bitti, hanno il compito di assicurare il benessere comune e risolvere i disordini nell’ambiente sociale e naturale.
In passato, per preservare la purezza tribale e prevenire i matrimoni misti tra le tribù, le unioni dovevano essere approvate dagli anziani, e i bambini che nascevano da unioni non riconosciute venivano considerati Mingi.
Mingi significa maledetto, in passato era infatti diffusa la convinzione, ma in parte lo è ancora oggigiorno, che un bambino sia maledetto se nasce fuori dal matrimonio, oppure se una coppia non ha il permesso degli anziani per avere un bambino o, ancor più bizzarramente, se al bambino spuntano prima di denti dell’arcata superiore rispetto a quella inferiore.
I Kara, secondo le loro credenze, sono convinti che una creatura Mingi sia maledetta, impura, piena di peccato, porterà spiriti maligni e sfortuna alla sua famiglia, al suo villaggio e alla sua tribù.
I bambini Mingi vengono spesso accusati di portare siccità, carestia o malattie all’interno della tribù, quindi vengono uccisi; questi neonati indifesi vengono gettati nel Fiume Omoper essere lasciati ad annegare o per essere divorati dai coccodrilli, oppure vengono lasciati a morire nella savana o soffocati riempiendo le loro bocche di terra per impedire loro di respirare.
Anche i gemelli vengono considerati Mingi e uno o entrambi vengono uccisi, a seconda della tribù a cui appartengono.
Se qualcuno viene scoperto a nutrire un Mingi, non potrà più vivere nel villaggio, nessuno parlerà con lui, nessuno mangerà o berrà birra di sorgo con lui e non potrà entrare nella casa delle cerimonie, anche lui diventerà un reietto.
Oggi è illegale sopprimere un Mingi, ma le tradizioni, molto radicate nei membri anziani, sono difficili da sradicare e alcuni pensano ancora che se lasciassero vivere i bambini maledetti la comunità verrebbe colpita da carestie e pestilenze.
I Kara praticano ancora diverse cerimonie e rituali tribali.
Una delle cerimonie è lac erimonia di Gorriche viene svolta per un primogenito: il nonno del bambino da parte del padre lega alcune corde, ricavate dalla pelle di pecora, attorno al collo, ai polsi e alle caviglie del bambino; poi lega anche una corda, ricavata dalla corteccia degli alberi, oliata e immersa nell’argilla, attorno alla vita del neonato.
Coloro che assistono al rituale si colorano il corpo con l’argilla e benedicono la madre e il bambino.
I Kara, come Hamer e Bashada, praticano ancora il rituale della Bula, ossia il salto del toro (bull Jumping) un rito di passaggio all’età adulta.
Il salto del toro è la prova che i giovani uomini devono superare per consacrare il loro passaggio alla maggiore età e acquisire il diritto di potersi sposare; durante questo rituale il giovane deve dimostrare la sua forza saltando con successo su una fila di bovini per sei volte di seguito, i tori sono allineati e i ragazzi devono correre nudi sulle schiene dei bovini facendo attenzione a non cadere.
Coloro che devono compiere questo rito di iniziazione ricevono il supporto e l’incoraggiamento di tutto il loro villaggio, le giovani donne chiedono di essere frustate fino a quando il sangue scorre sulle loro schiene; questo per dimostrare al giovane che loro saranno al suo fianco nonostante le avversità.
Le cicatrici che derivano dalle frustate sono motivo di orgoglio per le donne e anche una polizza assicurativa per il futuro: l’uomo che provoca le cicatrici sulla loro pelle è obbligato a prendersi cura di lei se suo marito dovesse morire.
Se un giovane fallisce la prova del bull jumping deve riprovare negli anni seguenti, ma su di lui cala il disonore, mentre se il rituale viene superato il ragazzo viene considerato adulto, può sposarsi e guadagnarsi il diritto di recarsi nei luoghi sacri con gli anziani del clan.
Il ragazzo che supera la prova potrà sposarsi però solamente se i fratelli maggiori si sono già sposati.
A differenza degli Hamer, dove ogni ragazzo affronta la prova da solo, i Kara svolgono la cerimonia solo in gruppi numerosi costituiti da ragazzi della stessa età che affrontano la prova insieme.
Per celebrare questo rituale è necessario che ci sia stato un buon raccolto perché si dovrà offrire agli ospiti carne di capra, mais e l’Akele, una specie di birra, una bevanda alcolica che viene consumata durante tutte le celebrazioni.
Un altro rituale, che viene compiuto ogni 28 giorni, si svolge sulle sponde del Fiume Omo.
Il Fiume Omo svolge un ruolo fondamentale nella vita dei Kara, regala la vita con le inondazioni, che rendono fertile il terreno, ma nasconde anche un micidiale pericolo: i coccodrilli.
Ogni mese quando c’è la luna nuova, un prescelto ha il compito di garantire la pace tra gli uomini e i coccodrilli; l’uomo che parla ai coccodrilli scende nell’oscurità per eseguire una breve cerimonia che protegge il suo popolo dalle enormi creature che popolano l’Omo.
Quest’uomo porta con sé un fascio di rami frondosi, li immerge nell’acqua, poi li scuote a monte e a valle, mentre recita con un’autorevolezza, che solo lui possiede, una sorta di preghiera che suona più o meno così: “Coccodrillo, ascolta, questo posto è mio, di mio padre, del padre di mio padre, stai lontano da qui, lascia che la mia gente e le loro mandrie scendano a bere e fai nuotare i bambini”
Quindi depone i rami sul fango e scende nell’acqua nera, unendosi al suo limo e ai suoi segreti, e si lava.
L’uomo ha una relazione speciale con gli antichi rettili, come suo padre ha fatto prima di lui; il legame tra quest’uomo e il coccodrillo sono forti e profondi, si crede che i coccodrilli parlino con lui nei suoi sogni.
I tabù del popolo Kara
La società Kara è regolata anche da una serie di tabù che devono essere rispettati.
I tabù della tribù dei Kara sono:
Non si possono spaccare le ossa degli animali di notte.
Non si può comprare nulla legato alla fertilità (semi o animali femmine) con il denaro trasportato da un asino, o con il denaro guadagnato dalla vendita di oggetti trasportati da un asino.
I membri di alcuni clan non possono mangiare fegato.
I membri di altri clan non possono mangiare i reni.
Gli stregoni non possono mangiare le teste degli animali.
Inoltre un gran numero di tabù regolano la fertilità femminile, a volte con una gelida severità; ma questi tabù vengono tenuti nascosti e non è possibile sapere molto a riguardo.