I Kara, spesso erroneamente chiamati Karo, sono una popolazione semi-nomade che vive sulla sponda orientale del Fiume Omo, nel sud dell’Etiopia; si stima che questa tribù sia costituita da un esiguo numero di persone, da 1000 a 3000, e questo fa si che siano il più piccolo gruppo etnico della Valle dell’Omo.
Sembra che un tempo i Kara fossero uniti al popolo Hamer, o Hamar, ma, in un determinato momento della loro storia, non facilmente collocabile sul calendario, queste due tribù si separarono per ricercare terre e pascoli migliori, i Kara si spostarono a valle verso il Fiume Omo mentre gli Hamer si posizionarono sulle colline.
Le similitudini tra i Kara e gli Hamer, ma anche con i Banna e i Bashada sono numerose: linguisticamente e culturalmente infatti la lingua dei Kara può essere considerato come parte del cluster Hamar-Banna-Bashada, le loro lingue di queste tribù sono mutuamente intelligibili, anche se alcune differenze sono nate nel corso dei secoli; anche le cerimonie e i rituali dei Kara sono simili a quelli degli Hamar, dei Banna e dei Bashada.
Queste similitudini e le origini in comune spiegano la loro stretta e buona relazione tra queste tribù; i Kara, definiscono gli Hamer “montanari” mentre i Kara vengono definiti come il popolo che mangia pesce, Kara significa infatti pesce in lingua locale.
I “mangiatori di pesce” hanno un modo originale di pescare: utilizzano lunghi bastoni affilati con cui infilzano i pesci.
In passato i Kara erano commercianti e intermediari e occupavano una posizione chiave nella rete delle rotte commerciali che attraversavano queste zone e raggiungevano gli odierni Kenya e Sud Sudan.
In seguito a gravi pestilenze il numero dei membri della tribù dei Kara si ridusse notevolmente, anche le loro mandrie vennero decimate.
In seguito a questi eventi, che indebolirono la loro tribù, i Kara, che inizialmente vivevano su entrambe le sponde del Fiume Omo, vennero spinti gradualmente ad abbandonare la riva occidentale in seguito all’espansione dei territori dei Nyangatom, una popolazione più numerosa e meglio armata.
I Nyangatom furono il primo gruppo della zona ad entrare in possesso delle armi da fuoco, in particolare dei fucili automatici provenienti dal Sudan, mentre i Kara utilizzavano ancora le lance tradizionali.
Le pestilenze e la perdita del territorio ha cambiato lo stile di vita dei Kara, dalla prevalenza della pastoriziae dalla ricerca continua di nuovi pascoli i Kara si sono adattati alla pescae alla coltivazione.
La loro vita viene scandita dalle piene del Fiume Omo e dalle conseguenti alluvioni; dopo ogni straripamento del fiume, quando l’acqua si ritira, i contadini di Kara bucano il fango scuro con dei bastoni e piantano i semi di sorgo o di mais, questa è una tecnica semplice, antica e poco differente da quello che gli egiziani facevano lungo il Nilo nell’antichità.
I Kara coltivano sorgo, mais, fagioli e zucche, di questi il sorgo costituisce l’alimento principale con il quale cucinano un porridge, utilizzando latte o acqua; anche il miele si trova facilmente e integra la dieta della popolazione.
Il sorgo viene anche fatto fermentare per produrre la birra locale molto, che viene utilizzata anche durante le cerimonie.
A seguito della diffusione della presenza della mosca tse-tse, che attacca i grandi bovini, i Kara preferiscono allevare capre e pecore mentre hanno solo pochi bovini, di conseguenza la carne dei bovini viene consumata solamente in occasioni speciali, mentre il latte e il sangue vengono bevuti più frequentemente.
Le cerimonie riguardano prevalentemente i riti di passaggio all’età adulta, mentre, quasi sempre, non hanno una valenza religiosa; la religione è piuttosto semplice, credono in un dio creatore, nel rispetto degli antenati e nella stregoneria e nella magia.
Il rito più importante nella vita dei Kara è rappresentato dal passaggio all’età adulta dei ragazzi, il salto del toro, cerimonia simile a quella che viene praticata dagli Hamere dai Banna; la celebrazione di questo rituale è un evento che coinvolge l’intero villaggio e ha importanti risvolti sociali.
In passato era comune la pratica dell’infanticidio, i bambini Mingi, ossia impuri e portatori di sventura, nati senza la benedizione degli anziani o fuori dal matrimonio, venivano gettati nelle acque del Fiume Omo o abbandonati in savana.
Questa pratica è stata vietata ma purtroppo le antiche credenze sono difficili da estirpare e alcuni casi di infanticidio si verificano ancora oggigiorno.
Le capanne dei villaggi Kara sono costruite intrecciando pali di legno successivamente rivestiti con uno strato di fango, mentre il tetto conico viene realizzato con la paglia e le fronde degli alberi; i recinti per il bestiame e le palafitte, adibite a granai, completano l’insediamento.
Quello che caratterizza maggiormente i Kara è la loro cura e attenzione all’aspetto fisico, le loro tecniche di body painting e di scarificazione sono elaborate e vengono praticate ancora oggi.
In occasione delle cerimonie i Kara dipingono i loro corpi utilizzando il colore bianco, ricavato dal gesso, il giallo, proveniente da un minerale locale, ed il rosso, ricavato dalla terra ricca di ferro.
I disegni variano da semplici puntini a complicati intrecci di linee e cerchi; si dipingono sia il volto sia il corpo, sia gli uomini sia le donne si dipingono il corpo.
I Kara praticano anche un foro che viene nel labbro inferiore dove poi vengono inseriti piccoli bastoncini di legno o fiori; questa non è l’unica forma di body modification praticata da questa tribù.
Anche la scarificazione è una pratica ancora diffusa: per le donne ha una valenza esclusivamente estetica, compiono la scarificazione per essere maggiormente attraenti agli occhi degli uomini; mentre per gli uomini la scarificazione ha una valenza sia estetica, per aumentare il loro sex appeal, sia per identificare il valore di un uomo, una sorta di decorazione, realizzata con cicatrici speciali scavate nella carne della spalla o dell’addome, per identificare colui che ha ucciso un nemico o uno degli enormi coccodrilli che popolano il Fiume Omo.
Per i Kara anche le acconciaturesono un elemento molto importanteper la cura del proprio aspetto, i capelli degli uomini vengono raccolti in fitte trecce, impastati con terra e burro, dipinti con colori naturali e decorati con piume e fiori; il risultato è una acconciatura molto elaborata e semipermanente che sembra quasi un elmetto rigido.
L’abbigliamento dei Karaè piuttosto minimal, indossano un semplice gonnellino in pelle o in stoffa che a volte viene impreziosito con perline o conchiglie, mentre gli accessoririvestono e un ruolo importante, sia uomini sia donne indossano molti bracciali e collane.
I ragazzi portano sempre con loro il fedele AK47, in realtà è più status symbol che un’arma da utilizzare contro qualche nemico; è necessario possederne uno per potersi sposare, poiché dimostra che, all’occorrenza, il ragazzo è in grado di difendere il villaggio da tribù rivali, il bestiame dai ladri e per difendersi gli altri membri del villaggio dagli animali pericolosi.