La storia di Lalibela, tra leggenda e storia

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La città etiope di Roha, oggi conosciuta con il nome di Lalibela, deve questo suo ultimo nome al sovrano che regnò sul paese nel XII secolo.

Il re Lalibela, appartenente alla dinastia Zagwe, fu l’artefice dei capolavori che oggi si trovano in città; si dice infatti che tutte le chiese rupestri medievali vennero commissionate proprio da Lalibela.

Le vicende e la vita del re Lalibela sono avvolte dalla leggenda al punto che è difficile separare la storia reale della sua vita dal mito. 

Si racconta che alla sua nascita uno sciame di api lo ricoprì completamente senza ricevere nemmeno una puntura, questo fatto venne interpretato dalla madre come un fausto segno del futuro del bambino, in quanto, a quel tempo, veniva riconosciuto alle api il potere di predire il futuro; il futuro re venne così chiamato Lalibela, che significa “le api riconoscono il suo potere”.

Una volta diventato adulto Lalibela dovette affrontare gli intrighi di corte che lo spinsero ad abbracciare una vita da eremita nei monasteri ortodossi e, successivamente, a compiere un pellegrinaggio in terra Santa, a Gerusalemme, attraversando i territori di fede mussulmani.

Una volta rientrato in patria Lalibela divenne re, succedendo al fratello maggiore, e prese il nome di Gabra Masqal ossia “Servo della Croce” e decise di realizzare il suo sogno: creare una Gerusalemme in Etiopia.

Lalibela decise che doveva in qualche modo portare lo splendore di Gerusalemme nella sua patria, così iniziò la costruzione delle chiese rupestri e delle infrastrutture necessarie, inoltre iniziò ad assegnare alle chiese ed ai luoghi gli stessi nomi che si trovano a Gerusalemme, come ad esempio la “Chiesa del Golgota”, che ora contiene la tomba presunta del re Lalibela, la “Chiesa del Santo Sepolcro”, che si trova nel cuore del complesso di Lalibela, “Yordanos” ossia “ il fiume Giordano”, nome che venne dato al torrente che divide i due gruppi di chiese, e come la collina che si trova nelle vicinanze che venne chiamata “Debra Zeit”, che significa “Monte degli Ulivi”.

Re Lalibela realizzò quindi il suo sogno di creare un luogo di pellegrinaggio che permetteva ai fedeli etiopi di ricevere la santa benedizione come se si fossero recati nella vecchia Gerusalemme, ormai conquistata dai musulmani nel 1187 e troppo pericolosa da raggiungere.

Il piccolo fiume Giordano separa i due gruppi di chiese, su un lato del Giordano si trova la rappresentazione della Gerusalemme terrena; mentre le chiese sul lato opposto rappresentano la Gerusalemme celeste.

La leggenda narra invece che i fratelli di Lalibela cercarono di ucciderlo avvelenandolo, il futuro re rimase in coma tre giorni e tre notti ,durante le quali venne trasportato in cielo dove Dio e gli angeli gli chiesero di costruire le chiese scolpite in solida roccia.

Le chiese dovevano essere scavate sotto la superficie del terreno in modo che nemmeno un pilastro o un arco fossero visibili fino a che i pellegrini non arrivassero in prossimità dello scavo che contiene le chiese.

Il coronamento di questo progetto angelico sarebbe stata una chiesa scavata nella roccia persino più grande del tempio del Re Salomone il cui figlio, avuto dalla regina di Saba, Menelik, era stato il primo sovrano dell’Etiopia.

Diverse leggende circondano la creazione delle chiese, una delle quali relativa al tempo impiegato per la costruzione dei luoghi sacri: si dice che gli uomini lavorassero durante il giorno e gli angeli abbiano accelerato la costruzione durante la notte. 

Secondo gli storici la costruzione fu completata ad un ritmo notevole, vennero impiegati circa 23 anni, grazie al lavoro di numerosi artigiani e scultori giunti qui anche da terre lontane per dar vita al progetto divino.

Un altro mito, che circonda questo luogo sacro per i fedeli cristiani ortodossi, è legato alla chiesa di San Giorgio.; la leggenda vuole che il santo si presentò infuriato al re perché non vi era nessuna chiesa dedicata a lui e che in seguito supervisionò direttamente i lavori alla sua “Casa”.

In realtà, osservando lo stile con cui le varie chiese sono state scavate e scolpite, alcuni storici mettono in dubbio il fatto che vennero costruite in un tempo così breve; in particolare alcune chiese presentano elementi architettonici tipici del periodo del regno di Axum, che è precedente al periodo in cui visse i re Lalibela; altri sostengono che gli artigiani e gli scultori, provenendo da differenti luoghi possano essere stati influenzati da stili differenti.

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