Lalibela, le chiese rupestri e i monasteri

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Lalibela, situata a oltre 2.500 metri di altitudine, si trova nel nord dell’Etiopia ed è considerata una città sacra, grazie alla presenza di dodici santuari cristiani copti, che sono stati scolpiti nella roccia tra il XII ed il XIII secolo. 

Il fascino di questa città è indiscutibile, il misticismo è quasi palpabile e il contesto naturale che la circonda è spettacolare.

Il nome originario di questa città era Roha ma fu cambiato in Lalibela in onore del re Gebra Maskal Lalibela che voleva creare una nuova Gerusalemme dove potessero recarsi i pellegrini, per sostituire la “vera” Gerusalemme, caduta di questa in mani saracene; in realtà le chiese non furono costruite normalmente, ma vennero scavate e scolpite nella roccia di tufo che ha un colore rosso mattone.

I costruttori seguirono fondamentalmente due modelli di costruzione: l’ipogeo ed il monolitico.

L’ipogeo prevede che l’edificio sia realizzato scavando una parete rocciosa e ricavando all’interno della roccia un ambiente più o meno grande, la chiesa risulta così all’interno della roccia con uno o due lati esterni.

Il monolitico prevede che l’edificio sia realizzato da un unico blocco di roccia, isolato dal banco di roccia originario, scavando profonde trincee; in questo modo l’unico lato a contatto con la roccia era il basamento che restava attaccato alla roccia madre.

Dopo aver scavato l’interno degli ambienti, sia dell’apogeo sia del monolitico, venivano scolpiti elementi decorativi sulle pareti esterne ed interne, specialmente croci e nicchie.

Le dimensioni delle chiese non sono tutte uguali, ma variano notevolmente le une dalle altre, alcune sono talmente piccole da essere costituite da un’unica stanza, che può contenere al massimo una decina di persone; mentre altre sono più ampie e spaziose, alcune dalle dimensioni decisamente impressionanti. 

Le chiese presentano, oltre alle decorazioni scolpite, anche numerosi affreschi risalenti al tempo della costruzione, mentre il pavimento è ricoperto da tappeti che isolano dalla nuda roccia e consentono ai fedeli di camminare scalzi in modo più agevole.

Tutte le chiese sono collegate da stretti passaggi e gallerie, alcuni sono tunnel bui scavati nella roccia, altri invece sono strette fenditure nella roccia; i tunnel sotterranei sono una delle caratteristiche del complesso sacro di Lalibela. 

Si tratta di tunnel completamente bui in cui non è permessa alcuna forma di illuminazione per via del significato sacro che rivestono: rappresentano il percorso dall’inferno al paradiso, si passa dall’oscurità dell’inferno e del peccato alla luce del paradiso e della salvezza divina, risorgendo nelle chiese.

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Oggi la città di Lalibela si presenta come un agglomerato di case tradizionali e nuove costruzioni ,destinate soprattutto al turismo, è una città vivace, i turisti sono numerosi e la gente locale affolla la strada sterrata principale che attraversa la città e dove si svolgono le principali attività, qui sono presenti alcuni negozi e le banche.

Sui lati della strada i ragazzi giocano a ping pong e con a biliardino.

Le chiese di Lalibela non sono solamente delle opere d’arte di architettura, ma sono luoghi di culto ancora frequentati dai fedeli, che spesso si recano qui in pellegrinaggio da tutta l’Ethiopia.

I fedeli vestono di bianco e solitamente si recano alle chiese al mattino presto per pregare e per visitare le chiese stesse per incontrare i preti e ricevere la loro benedizione.

Dal 1968 i complessi religiosi di Lalibela sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, che si preoccupa della conservazione della ristrutturazione delle chiese.

Gli edifici sono stati scavati in rocce composte di tufo compatto, questo tipo di roccia è piuttosto semplice da lavorare, ma, sfortunatamente, si rovina altrettanto facilmente a contatto con gli agenti atmosferici. 

L’UNESCO ha così deciso di dotare alcune chiese di sistemi di protezione, una sorta di copertura con una tensostruttura, proprio per evitare che le piogge le deteriorino e le sgretolino.

In passato infatti una chiesa purtroppo è collassata e oggi ne rimangono solo le rovine.

Le chiese vengono chiamate “bet” che significa “casa”, termine seguito dal nome del Santo o della Vergine a cui sono dedicate.

Sono divise in due gruppi, separati dal torrente Giordano: le chiese del gruppo nordoccidentalee le chiese del gruppo sudorientale.

Separata dai due gruppi si trova poi la chiesa più iconica di Lalibela, Bete Giyorgis, la Casa di San Giorgio, la più scenografica, la più bella e la più conosciuta di tutte le chiese rupestri.

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