Oggi abbiamo trascorso la giornata in safari nella zona di iMfolozi, nel Parco di Hluhluwe-iMfolozi; è stata la prima volta che visitiamo questa parte del parco e ci è piaciuta davvero molto, sia per i paesaggi sia per gli avvistamenti, inoltre qui ci sono meno visitatori e, in tutta la giornata, abbiamo incontrato solo due auto.
Siamo tornati alla nostra tenda del Mpila Camp un po’ prima del solito, vogliamo goderci l’ultimo tramonto in savana con uno Spritz preparato con l’Aperol e lo Chardonnay di Casa Montini, che ci siamo portati con noi direttamente dall’Oltrepò Pavese.
Ci mettiamo sul nostro terrazzo di legno e ci rilassiamo e, visto che è l’ultima nostra serata in savana, almeno per questo viaggio, Silvan si veste per l’occasione e indossa il suo kilt, come un moderno William Wallace padano!
Ci godiamo questo momento di relax e la luce del sole che sta tramontando, riusciamo a vederlo tra gli alberi; questo è uno dei momenti più belli di questo viaggio.
Quando comincia ad imbrunire prepariamo la legna per fare il braai, in lontananza vediamo la luce del fuoco dei nostri “vicini di casa” anche se, con tutte le piante, non vediamo altro.
Il braai non si trova sul terrazzo, qui è tutto di legno e forse sarebbe troppo pericoloso metterlo qui, quindi è stato posizionato a terra di fronte alla terrazza; il Mpila Camp non è cintato, ha solo un filo elettrificato a circa 2 metri di altezza, per impedire agli elefanti di entrare, tutti gli altri animali invece possono entrare senza problemi.
Quando abbiamo fatto check-in ieri ci hanno consigliato di non lasciare mai incustodito il braai poiché spesso le iene rubano la carne; molto bene, noi siamo pronti a difendere la nostra costata e le nostre salamelle, vediamo chi ha il coraggio di sfidarci!
Mentre accendiamo il fuoco per fare la carbonella, all’improvviso, dai cespugli vediamo una iena maculata, passa facendo finta di nulla e a debita distanza; sembra che stia perlustrando la zona e la situazione, sparisce nei cespugli ma noi ci aspettiamo che torni.
Intanto la carbonella è pronta e posizioniamo la carne sul fuoco: mentre Silvan cucina con il braai io mi guardo in giro con la torcia, non vorremmo farci sorprendere né dalle iene né da altri ospiti non graditi.
Ad un certo punto sentiamo un fruscio provenire da uno dei cespugli davanti a noi, penssiamo subito alle iene e illumino con la torcia ma, all’improvviso, esce un potamocero (bushpig), una sorta di maiale selvatico che vive in aree boscose qui in Africa.
Solitamente è molto difficile da avvistare durante un safari poiché è un animale notturno ed è molto schivo e quindi tende a scappare; stasera invece, molto probabilmente, il profumo del nostro braai vince sulla sua paura.
Il potamocero non si avvicina, ma passa poco lontano da noi e sembra non notarci, ma sappiamo benissimo che la sua è una tecnica e ci aspettiamo che torni; infatti poco dopo torna, ma adesso sono in due, ma anche in questo caso passano senza guardarci.
Silvan continua a cucinare mentre io monitoro i dintorni e i potamoceri tornano, adesso sono quattro, ma cosa stanno facendo? A ogni giro raddoppiano?
Questa volta ci guardano, ma proseguono dritti ed entrano nel cespuglio ma subito dopo tornano e sono in otto; stavolta, anziché passare, vengono verso di noi e, anche se sono un po’ titubanti, si avvicinano sempre di più.
Proviamo a battere le mani per fare loro paura, pestiamo a terra con un bastone e proviamo a infastidirli con la luce, ma non funziona, in pratica ci hanno circondati, e adesso?
Con il muso cercano di arrivare alla griglia del braai dove si trova la carne, ma non si scottano? La struttura del braai è caldissima.
Non ci resta che afferrare la griglia e sollevarla fuori dalla loro portata, ma loro non se ne vanno; mentre pensiamo a come fare per terminare la cottura della carne, provo a toccare l’orecchio a uno dei potamoceri che è lì vicino a me, questo si impaurisce e fa una fuga nella boscaglia…senza volerlo abbiamo trovato il loro tallone di Achille: le orecchie!
Quindi rimettiamo la carne sul fuoco e siamo pronti al contrattacco: se si avvicinano troppo tocchiamo loro le orecchie così scappano; è una scena troppo ridicola, siamo piegati in due dalle risate, peccato non poterla filmare!
Loro continuano i loro attacchi combinati da più fronti, ma oramai abbiamo l’arma segreta per difenderci e, anche se le orecchie da toccare sono tante, riusciamo a tenere loro testa fino alla cottura della carne; a quel punto prendiamo la nostra griglia e saliamo in terrazza: bye bye potamoceri la nostra cena è salva!
Mentre noi ceniamo loro sono perseveranti e restano in agguato sotto alla nostra terrazza, dove però non possono salire poiché c’è un cancelletto in legno; ci guardano e noi scattiamo loro qualche foto.
Ad un certo punto sentiamo urlare i nostri vicini e poco dopo vediamo una iena scappare con in bocca una bistecca, noi ci mettiamo a ridere perché è una scena troppo comica ma immagino che i nostri vicini non siano così divertiti.
Vedendo la iena i potamoceri fuggono e noi ci gustiamo la nostra grigliata.
Più tardi e a più riprese tornano ancora sia i potamoceri, sia le due iene e anche una genetta panterina (large-spotted genet); iene e potamoceri sono chiusi fuori dal cancello ma la genetta è abilissima ad arrampicarsi, quindi potremmo ritrovarcela a tavola in un secondo, ma non sembra molto interessata e se ne va.
Quando abbiamo finito di cenare, mentre ci stiamo bevendo un po’ di Amarula, i potamoceri tornano nuovamente e anche le iene, quest’ultime sono state un po’ una delusione, hanno proprio sbagliato i tempi stasera, o semplicemente hanno preferito la bistecca dei nostri vicini; sta di fatto che noi abbiamo difeso benissimo la nostra cena e Wallace-Silvan ha cucinato un braai perfetto!
Ci vediamo alla prossima!