Il Fundudzi Cultural Camp

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Ci troviamo in Sudafrica, nella Provincia del Limpopo, in particolare nella regione abitata dai Venda, conosciuta anche come Vendaland.

Noi abbiamo prenotato per questa notte in un Cultural Village gestito dalla comunità locale, vogliamo scoprire qualcosa di più di questo popolo che non è molto conosciuto e che, grazie anche al fatto di essere stato uno degli ultimi ad essere stato sottomesso dai bianchi, è riuscito a preservare la propria identità culturale.

Arriviamo a Thohoyandou, la cittadina principale della zona, conosciuta come il capoluogo del Vendaland; cerchiamo di capire dove si trova il nostro lodge: Maps.me non lo trova, mentre Tracks4Africa lo vede nel mezzo del nulla, meno male che abbiamo salvato le indicazioni che abbiamo trovato online per raggiungerlo.

La prima parte di strada è asfaltata ma, man mano che proseguiamo, diventa sempre più stretta e poi diventa sterrata; poco dopo inizia a salire sul crinale di una collina e le case e le capanne cedono il posto alla foresta.

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Qui la strada diventa un po’ più brutta, in questa zona piove spesso, anche in questa stagione, e quindi si creano diversi avvallamenti e buche, sono presenti diversi sassi e, inoltre, il terriccio è argilloso e quindi, con l’umido della foresta, diventa scivoloso; ma il nostro Dr. Livingstone non ha grossi problemi e raggiungiamo tranquillamente il Fundudzi Cultural Village.

I cottage sono costruiti come capanne tradizionali, non c’è elettricità ma per la notte ci daranno delle lampade a olio; siamo in mezzo alla foresta, qui l’elettricità non arriva.

Oltre a noi ci sono altre due coppie, sono sudafricani di Pretoria che stanno girando il loro paese; sono molto incuriositi da noi e sono stupiti di trovarci qui.

Conosciamo il manager del Cultural Village, ci racconta che questo lodge è stato finanziato dalla UE e dal Cesvi con lo scopo di far conoscere agli ospiti la cultura e le tradizioni dei Venda e anche per dare lavoro alla comunità locale.

Il primo impatto che abbiamo è che non c’è molto di culturale, a parte i cottage che sono realizzati come le capanne tradizionali; però poi, chiacchierando con lui, ci racconta molte informazioni interessanti, inoltre organizzano diverse attività come l’escursione al Lago Fundudzi, il lago sacro per il popolo Venda, le danze tradizionali, le visite ai laboratori degli artigiani, ecc

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Al Cultural Village hanno alcuni oggetti artigianali realizzati dalla comunità locale, gli chiediamo di vederli e loro sono felici di sapere che siamo interessati alla loro cultura.

Hanno gli abiti tradizionali delle donne, che sono composti da due parti: un telo che si indossa come gonna e una sorta di cappa, che si porta annodata su una spalla; sono molto belli, colorati e ricamati.

Hanno anche dei tessuti tradizionali molto colorati, con cui hanno anche arredato le stanze, hanno tante righe di differenti colori e uno sfondo dai colori accesi; compriamo un telo rosso; potremmo stenderlo sul letto, sul divano o sul tavolo, non sappiamo ancora dove lo metteremo ma è molto bello, inoltre ci piace comprare oggetti di artigianato in giro per l’Africa.

Hanno anche alcuni gioielli, alcuni braccialetti d’argento colpiscono la mia attenzione: sono dei cerchi che vengono realizzati utilizzando all’interno il crine di cavallo su cui viene arrotolato un sottilissimo fino di argento.

Ci raccontano che questi braccialetti vengono indossati dai ragazzi quando raggiungono l’età in cui possono sposarsi e, quando il ragazzo si innamora di una ragazza, le regala questo braccialetto come pegno d’amore, da quel momento sono considerati promessi sposi; anche se non sono paragonabili a un solitario, sono comunque molto belli, impossibile non comprarli!

Nel Cultural Village c’è un’area comune con un grande tavolo dove si può cenare, ma è anche il luogo perfetto per rilassarsi ammirando la foresta che ci circonda; stiamo lì quasi tutto il pomeriggio, ascoltando i racconti sul popolo Venda e chiacchierando con i sudafricani.

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Quando viene l’ora di preparare la cena i sudafricani partono all’attacco del braai, caspita abbiamo ancora da imparare molte cose da loro e quindi li osserviamo; in particolare i due uomini tagliano la legna e accendono il fuoco, sembra quasi che celebrino una cerimonia, si vede che per loro è, non solo un’abitudine, ma quasi un aspetto culturale.

Nel mentre le due donne sono in cucina e preparano il pap, la polenta fatta con la farina di mais bianco, con uno stufato di manzo che ha un profumino delizioso.

Anche noi cuciniamo con il braai, sfruttando in parte la carbonella perfetta realizzata dai sudafricani, abbiamo una bistecca di manzo, una salsiccia boera e delle verdure marinate in una salsa speziata al pomodoro.

Ceniamo insieme ai sudafricani a lume di lampada a olio, c’è un’atmosfera molto bella e, di fronte a noi, tra i rami degli alberi, vediamo la vallata illuminata dalle luci; a dire la verità fa un po’ freddo per cenare all’aperto, ma ci arriva l’aria calda proveniente dal braai; ci piace molto essere qui!

Dopo cena sfruttiamo il fatto di avere una cucina per prepararci qualcosa per il pranzo di domani.

Stiamo ancora un po’ al tavolo a goderci il silenzio di questo luogo e poi andiamo a dormire nella nostra capanna-cottage.

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