In questi giorni è uscito il documentario che racconta le spedizioni, e le relative scoperte, in quella che è stata chiamata la “foresta di Google”.
In pochi sanno, o si ricordano, che una delle ultime grandi scoperte naturalistiche è avvenuta grazie alla tecnologia satellitare utilizzata da Google Earth, che ha consentito di identificare, per la prima volta, una foresta vergine (pristine forest) in Mozambico.
Il dott. Julian Bayliss, del Kew Royal Botanical Gardens, utilizzò proprio l’applicazione di Google per cercare di individuare aree inesplorate e luoghi di biodiversità in Mozambico, paese che, fino a qualche anno fa, era rimasto isolato e poco esplorato, a causa della guerra civile.
Bayliss scoprì, in una zona remota del Mozambico, una montagna, in realtà un antico vulcano dormiente, al cui interno si trova una foresta pluviale primaria.
Sconosciuta agli scienziati e per lo più indisturbata dall’intervento umano, questa misteriosa montagna, ricoperta da una fitta foresta pluviale vergine che sembra sorgere da un oceano dorato di savana
Oltre all’isolamento ecologico dalla savana circostante, la montagna è rimasta isolata a causa di eventi politici: la guerra civile che ha devastato parti del Mozambico dal 1977 al 1992 ha contribuito a preservare questa zona intatta; inoltre la mancanza di strade di accesso alla zona e la conoscenza limitata dell’esistenza della foresta sono servite a proteggere questa regione.
Il Monte Mabu è alto circa 1.700 metri s.l.m. e si ritiene che la sua foresta sia la più grande foresta pluviale a media altitudine dell’Africa Meridionale.
La gente del posto sapeva dell’esistenza di questa montagna, mentre gli scienziati non ne erano mai venuti a conoscenza prima del 2005.
Ulteriori ricerche hanno confermato che il Monte Mabu non era mai stato mappato, e quindi era rimasto inesplorato, non era mai stato citato nelle collezioni scientifiche o nella letteratura in tutto il mondo.
Dopo la sua scoperta si susseguirono numerose spedizioni in quel nuovo affascinante angolo di Mozambico e notevoli furono le scoperte: le spedizioni hanno raccolto e riportato più di 500 esemplari di piante di cui 5 specie nuove, hanno scoperto una specie di camaleonte pigmeo, hanno scoperto una vipera, sconosciuta in precedenza, e altre due specie di serpenti che sono nuovi alla scienza, quattro nuove specie di farfalle, un granchio, un nuovo toporagno, uno pseudo-scorpione, alcune specie di rane, lumache, pipistrelli, un pesce gatto e diverse specie di insetti.
Oltre alle piante tropicali in questa foresta si trovano ancheantilopi blu di duiker, scimmie samango, toporagni elefanti e quasi 200 diversi tipi di farfalle.