Ma siamo in Baviera? No, siamo a Swakopmund!

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Stamattina facciamo un giro per Swakopmund, o Swakop come la chiamano i locali; il centro non è molto grande ed è facilmente girabile a piedi.

La cosa più paradossale di Swakopmund è che non sembra affatto di essere in Africa, ma in Baviera o in qualche sperduto paesino della campagna tedesca.

Gli edifici del centro sono tutti di inizio XX secolo e sono in perfetto stile tedesco, alcuni hanno le scritte dei nomi degli edifici in gotico tedesco; è curioso e divertente il contrasto tra la cittadina in stile mitteleuropeo, il deserto che incombe alle sue spalle e l’Oceano Atlantico con le sue onde possenti e le sue forti correnti marine di fronte.

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Non è la prima volta che veniamo a Swakop e siamo voluti tornare perché ci piace molto, inoltre, dopo tanto deserto e solitudine, un po’ di vita ci voleva; si fa per dire perché dopo le 21,00 ieri sera in città non c’era più in giro nessuno.

La troviamo molto cambiata dall’ultima volta, innanzitutto la periferia ci sembra raddoppiata come superficie, ci da l’idea che ci sia molta più gente e che siano aumentate anche le attività produttive e commerciali.

Anche il turismo ci sembra più sviluppato, banalmente ci sono negozi di souvenir che prima non c’erano, ci sono molti più hotel e ristoranti; ci piace come si è trasformata.

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Stamattina facciamo colazione in un caffè molto carino e molto curato, si chiama Slow Town e sembra un po’ di essere da Starbucks, ma con una sua unicità; è arredato con poltrone, sedie, sgabelli imbottiti e divani, con le pareti nere tipo lavagna dove, con i gessetti, hanno scritto frasi dedicate al caffè, hanno anche un piccolo shop dove vendono souvenir del locale, caffè e caffettiere italiane.

Prendiamo un cappuccino e devo dire che non aveva nulla da invidiare ai cappuccini italiani, anche i dolci non erano affatto male; peccato che ci fermiamo in città per poco tempo perché saremmo tornati volentieri.

Poco lontano ci sono due aree pedonali dove si trovano qualche ristorante e diversi negozi che vendono abbigliamento tecnico, oggetti d’arte e souvenir; fortunatamente non ci sono souvenir low profile, ma solo oggetti particolari, anche se, in alcuni casi, non provengono dalla Namibia, ma da altri paesi africani.

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Facciamo un giro e compriamo qualcosa, è impossibile non portarci a casa qualche ricordo, anche se casa nostra oramai è un piccolo museo di arte africana.

Ci fermeremmo volentieri un altro giorno per bere un’altra ottima birra namibiana, prodotta secondo gli standard tedeschi, ma dobbiamo proseguire il nostro viaggio, quindi facciamo un po’ di spesa al Pick’n’Pay, facciamo il pieno di diesel alla nostra auto e poi partiamo, la nostra prossima tappa è Windhoek.

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