Stamattina ci svegliamo prestissimo, vogliamo entrare il prima possibile nel Parco Nazionale di Etosha; fa un freddo pazzesco, ma noi ci prepariamo velocemente, beviamo un caffè e siamo già in macchina.
Percorriamo i pochi chilometri che ci separano dal cancello di Andersson ed arriviamo quando stanno aprendo.
Ci sono un po’ di macchine, ma riusciamo ad entrare quasi subito; una volta dentro, andiamo prima a Okaukuejo a pagare l’ingresso e poi proseguiamo, oggi esploriamo la parte più occidentale del parco.
Questa zona è aperta ai visitatori da poco tempo, prima del 2015 infatti potevano accedervi solamente coloro che alloggiavano in questa zona; oggi invece tutti possono percorrere le piste che si trovano qui.
Come prima cosa andiamo a vedere la Foresta Fantasma (Ghost Forest) o Sprokieswoud, così chiamata poiché qui si trovano alcuni alberi di Moringa ovalifolia; questi alberi, che sembrano un po’ dei baobab ma più piccoli, sono molto belli e, quando non hanno le foglie, come in inverno, si rischia di confonderli con i baobab, ma guardandoli attentamente si capisce che sono differenti.
Purtroppo, per proteggerli dagli elefanti, hanno dovuto recintarli e questo ha tolto un po’ di fascino a questo luogo; se li si vuole osservare, è meglio recarsi ad Halali, le due colline che si trovano in quella zona sono letteralmente ricoperte da questi meravigliosi alberi.
Proseguiamo e passiamo sopra al ponte che, sulle cartine, viene indicato come Charl Marais Dam, il fiume sottostante è in secca e, nel suo letto, vediamo solamente zebre, gnu e antilopi saltanti (springbok); poco lontano dal ponte invece avvistiamo tre elefanti giganteschi, sono un po’ lontani ma è impossibile non rimanere colpiti dalla loro bellezza.
Da qui andiamo a vedere la pozza Ozonjuitji m’Bari, qui solitamente si trovano sempre tanti animali e infatti ci sono tantissime zebre, tanti gnu e assistiamo alla lotta tra due maschi per il diritto sulle femmine, inoltre ci sono diversi orici con i cuccioli, le immancabili antilopi saltanti (springbok), un gruppo di struzzi e gli sciacalli che, come spesso accade, si aggirano furtivi nella speranza di trovare qualcosa da mangiare.
Proseguiamo lungo la strada principale, l’unica che si avventura in questa parte di parco, e andiamo a vedere la pozza di Sonderkop dove, oltre ai soliti animali, avvistiamo anche alcuni alcelafi rossi (red hartebeest); mentre lungo la strada incontriamo un uccello serpentario (secretary bird); è proprio sul bordo della strada ed è molto vicino a noi, da questa distanza si vede bene quanto sia alto, questo uccello infatti può raggiungere i 150 cm di altezza, peccato ch voli via prima che riusciamo a scattare una fotografia.
Arriviamo alla pozza di Tobieroen, dove troviamo uno sciacallo in piedi sopra alla pietra che indica la deviazione; è lì con il suo sguardo attento, sembra quasi un vigile che osserva chi passa di lì, è troppo simpatico.
Decidiamo di proseguire fino alla pozza di Nossob e poi fare ritorno; quando si fa un safari in autonomia è importante calcolare i tempi di percorrenza e stimare anche le possibili soste, infatti è obbligatorio uscire dal parco, o entrare nel gate delle strutture che si trovano all’interno, tassativamente entro un determinato orario.
Alla pozza di Nossob ci aspetta uno spettacolo, l’avvistamento più bello di oggi, almeno fino ad ora.
Sul bordo della pozza infatti ci sono parecchi avvoltoi, di specie differenti; alcuni si bagnano le piume, altri, semplicemente, si guardano intorno.
Sono meravigliosi e noi restiamo lì un po’ di tempo a rimirarli con il binocolo; ci sono alcuni esemplari di avvoltoio orecchiuto (lappet-faced vulture), molti grifoni dorso bianco (white-backed vulture), i capovaccai pileati (hooded vulture) e qualche grifone del Capo (Cape Vulture).
Gli avvoltoi, a prima vista, non sono uccelli bellissimi, però sono rapaci affascinanti e molto importanti nell’ecosistema della savana perché, come le iene, sono dei pulitori, cioè si nutrono di carcasse che altrimenti andrebbero in putrefazione.
Purtroppo molte specie di avvoltoi sono in pericolo, poiché vittime del conflitto tra l’uomo e la natura, fortunatamente ci sono diversi progetti che si adoperano per proteggerli.
Torniamo indietro lungo la strada principale; sono già le 14,30 e ci siamo detti “adesso niente soste, eccetto per gli elefanti, i leoni e i rinoceronti”, altrimenti potremmo arrivare tardi al gate.
Quando siamo in prossimità della pozza di Sonderkop, vediamo in lontananza un branco di elefanti, saranno circa 35 esemplari; prendiamo la deviazione per la pozza e ci avviciniamo, mantenendo ovviamente la distanza di sicurezza, ci sono altre auto, che forse si sono avvicinate un po’ troppo al branco, e due elefanti le stanno guardando un po’ troppo sospettosi.
Noi ci mettiamo in un angolo e ci godiamo lo spettacolo, ma senza mai perdere di vista gli esemplari più guardinghi; ci sono diversi cuccioli, alcuni avranno pochi mesi di vita, ed è meraviglioso vederli entrare in acqua e rotolarsi nel fango.
Alcuni esemplari adulti, anziché abbeverarsi alla pozza, hanno allungato le loro proboscidi e si sono messi a bere direttamente dalla cisterna che alimenta la pozza; sono animali troppo intelligenti e sanno che lì l’acqua è più pulita e limpida rispetto a quella della pozza.
Ci godiamo la scena per un po’ e poi decidiamo di andare, anche se potremmo rimanere lì per ore senza mai stancarci.
La pozza successiva è Ozonjuitji m’Bari e, ancora prima di svoltare e prendere la pista che conduce alla pozza, vediamo che anche qui ci sono gli elefanti e tanti altri animali, tra cui diversi orici, tanti antilopi saltanti (springbok), le giraffe, gli struzzi, gli immancabili gnu e zebre; una scena meravigliosa.
Quindi imbocchiamo la deviazione e, mentre guardiamo questa scena che si apre alla nostra sinistra, scorgiamo sulla destra un rinoceronte nero che è lì seduto tranquillo non lontano dalla strada.
Ci sono altre macchine ma sembrano non essersi accorti di lui, sono troppo presi a guardare gli elefanti, quindi lo indichiamo ad alcuni di loro; il rinoceronte, nel mentre, si alza e si mostra in tutta la sua bellezza.
Sta lì un po’, si guarda in giro e poi si incammina allontanandosi dalla strada.
Il sole sta iniziando a scendere verso l’orizzonte e noi dobbiamo uscire dal parco, quindi lasciamo, un po’ a malincuore, questa scena meravigliosa e ci dirigiamo verso l’Andersson Gate.
Oggi è stata la nostra ultima giornata all’interno del Parco Nazionale di Etosha, almeno per questo viaggio, ma faremo ritorno presto in questo luogo meraviglioso.