La Riserva di Mahango si trova in Namibia, vicino al confine con il Botswana, così vicino che, appena superata la frontiera, provenendo dal Botswana, ci si ritrova direttamente nel parco.
Per coloro che devono proseguire il proprio viaggio, senza visitare la riserva, è possibile transitare attraverso il parco, percorrendo la strada sterrata principale e uscendo dal gate che si trova 12 km più a nord; basta firmare un registro di transito che si trova su un tavolino a bordo strada.
Se invece si desidera visitare il parco bisogna pagare il fee d’ingresso, 90 dollari namibiani, sempre al gate che si trova in prossimità dell’ingresso nord; se si proviene dalla Namibia si entra da questo gate, se invece si proviene dal Botswana, dopo aver sbrigato le formalità dell’immigrazione, si può decidere, come abbiamo fatto noi, di percorrere tutta la strada principale e andare immediatamente al gate a pagare il fee, oppure si può pagare prima di lasciare il parco.
Noi abbiamo preferito andare subito poiché così abbiamo chiesto ai ranger le condizioni delle strade; anche se si conosce bene un parco infatti, da una volta all’altra che lo si visita, potrebbero esserci state delle modifiche, dovute al clima o all’intervento umano, i ranger ovviamente sono aggiornati e possono fornire informazioni preziose, inoltre hanno a disposizione la cartina del parco, che può essere utile per orientarsi, anche se la Riserva di Mahango è semplice da esplorare e non è molto grande.
Ci sono due percorsi che partono e si concludono sulla strada principale, il primo si dirige verso est, lungo il fiume Okavango, qui si ha la maggiore probabilità di avvistare gli animali, soprattutto durante la stagione secca, poiché vanno al fiume a bere; l’altro percorso è in parte chiuso, il ranger ci ha detto che stanno facendo dei lavori, probabilmente stanno sistemando la strada dopo la stagione delle piogge, si può percorrere solo un pezzo di questo loop, partendo poco più a sud della stazione dei ranger, fino alla pozza di Thingwerengwere.
Noi percorriamo prima il percorso ad est, lasciando la pista principale e scendendo al fiume ogni volta che un tracciato ce lo consente; avvistiamo tanti ippopotami e coccodrilli, diverse specie di uccelli acquatici, tra cui le cicogne becco giallo (yellow-billed stork), il becco a spatola (African spoonbill), le oche egiziane (egyptian goose), le oche dallo sperone (spur winged goose) e altre specie di uccelli; vediamo anche alcuni bufali e i lichi rossi (red lechwe), molti kudu, sia maschi sia femmine, gli immancabili impala, qualche giraffa e poi una sorpresa, abbiamo avvistato alcuni puku, è strano perché pensavamo che l’unico parco ad ospitarli così a sud fosse il Parco Nazionale di Chobe, come riporta anche il libro “Mammals of Africa”, ed invece ci sono anche qui, siamo contenti di vederli.
Percorriamo anche il tratto aperto del percorso occidentale, qui ci sono meno animali, vediamo i kudu e gli impala ma, quando arriviamo alla pozza di Thingwerengwere abbiamo una gradita sorpresa: una famiglia di sedici elefanti si è radunata intorno alla poca acqua rimasta e si sta bagnando e bevendo.
Ogni tanto ci guardano circospetti, noi ovviamente abbiamo mantenuto una distanza di sicurezza per non disturbarli, ma ad un certo punto decidiamo comunque di andare via e lasciarli tranquilli.
Le piste del parco sono ovviamente sterrate ma non sono difficili da percorrere, non abbiamo nemmeno avuto bisogno di sgonfiare le gomme, solo in alcuni punti c’è un po’ di sabbia ma nulla di difficile da superare, meglio così.
Usciamo dal parco a metà pomeriggio e andiamo al nostro campsite che si trova appena fuori dal gate, lungo il fiume Okavango; parcheggiamo la nostra auto e andiamo al bar del lodge, che ha una magnifica terrazza in legno che si affaccia sul fiume; beviamo qualcosa e sulla sponda opposta del fiume vediamo una famiglia gigantesca di elefanti, saranno più di cinquanta, che scendono al fiume a bere e a fare il bagno.
Sono bellissimi e corrono giù lungo la sponda scoscesa, sembrano voler arrivare prima degli altri; una delle cose più belle è che sono presenti tanti cuccioli, e questo è molto positivo per la sopravvivenza di questi meravigliosi animali.