Incontri sorprendenti nel CKGR

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Abbiamo trascorso due giorni nella Riserva del Kalahari Centrale (Central Kalahari Game Reserve) e, mentre percorrevamo le sue piste sabbiose o facevamo campeggio nelle piazzuole designate, abbiamo fatto degli incontri degni di nota.

La maggior parte delle persone che si incontrano qui, e che fanno self drive e campeggio, sono sudafricani, solitamente amanti della natura selvaggia e degli spazi sconfinati; ci dicevano che, secondo loro, oramai in Sudafrica c’è troppa gente nei parchi nazionali e nelle riserve e quindi loro preferiscono venire in Botswana dove, invece, c’è poca gente e i parchi e le riserve sono incontaminate.

La prima sera abbiamo condiviso la nostra piazzuola con una famiglia di tre persone di Pretoria che tutti gli anni vengono in Botswana; ci siamo seduti intorno al fuoco con loro e abbiamo chiacchierato un po’ di viaggi, del Botswana e di quanto loro amino fare camping e ci hanno raccontato un po’ di loro esperienze, alcune divertenti altre un po’ più estreme.

Loro non hanno un semplice fuoristrada con le tende, loro si costruiscono un fortino inespugnabile da qualunque animale: posizionano l’auto e il trailer a forma di L e poi erigono una recinzione alta due metri di rete verde all’interno della quale posizionano il tavolo e le sedie per cenare, mentre agli angoli della recinzione hanno delle luci puntate verso l’esterno che sembrano delle torri faro.

Con le braci del fuoco cucinano e poi si chiudono dentro e non escono più.

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L’auto e il trailer sono super organizzati ed efficienti; si vede proprio che amano questo genere di viaggi e che adorano il contatto con la natura selvaggia.

E’ stato piacevole conoscerli e chiacchierare con loro.

Il giorno dopo, in prossimità della pozza di Passarge, proprio dove si trova l’incrocio tra le due vie principali, vediamo delle auto ferme proprio in mezzo alla strada; da milanesi imbruttiti abbiamo subito pensato “ma guarda questi dove si sono messi”.

Ci fermiamo e, come sempre sulle strade sterrate o in zone remote, gli chiediamo se è tutto ok e loro, che erano li a ridere e scherzare, ci dicono “si certo! Da dove arrivate?” e ci scambiamo informazioni sugli avvistamenti della giornata; ad un certo punto ci dicono “volete un caffè?” sembrava brutto rifiutare e quindi anche noi lasciamo la nostra auto lì in mezzo alla strada e scendiamo.

Pensavamo che avessero il thermos con l’acqua calda come noi, e invece no, hanno preso la bombola del gas, hanno montato il fornello e hanno messo sul fuoco una specie di teiera vittoriana.

Noi prendiamo una confezione di biscotti per condividerli mentre loro aprono sacchetti e scatole ed iniziano a tagliare pezzi di biltong di kudu e di impala; ce ne offrono alcuni pezzetti e sono davvero buonissimi, ci hanno detto che li hanno fatti loro e infatti sono molto più buoni di quelli che si trovano al supermercato.

Beviamo il caffè, mangiando biltong e frutta essiccata, pare che vadano mangiati in sequenza, e i nostri biscotti al limone; un mix che sembra assurdo, ma, tutto sommato, ci stava.

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Loro sono uno del Sudafrica, uno del Lesotho e due del Botswana, si sfottono a vicenda scherzando con noi; fanno troppo ridere.

Sono anche incuriositi e vogliono sapere di noi, dicono di non aver mai trovato altri italiani da queste parti e ci fanno mille domande; ci scambiamo anche le mail per mandarci le foto e, chissà, magari un giorno li rivedremo lungo qualche strada polverosa dell’Africa Meridionale.

Questi incontri fanno parte dell’esperienza di questo viaggio, e non si può mai sapere chi si può trovare e questo è proprio il bello di un viaggio on the road.

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