Partiamo dal Khama Rhino Sanctuary, vicino a Serowe in Botswana, e ci dirigiamo verso ovest, seguendo le indicazioni per Orapa, la “capitale” delle miniere di diamanti; il Botswana estrae il 12% dei diamanti di tutto il mondo.
Da qui dista 140 km, ma noi ci fermiamo prima, nella cittadina di Letlhakane, questa è l’ultima cittadina che incontriamo prima di addentrarci nel complesso del Makgadikgadi Pans, un insieme di laghi salati e prosciugati che coprono complessivamente una superficie di 12.000 kmq, la depressione salata più estesa al mondo.
A Letlhakane ci fermiamo per pranzo, andiamo da Hungry Lion, dev’essere una catena perché ne abbiamo visti anche in Sudafrica.
Poi andiamo allo Spar a fare la spesa, compriamo verdura e frutta fresca, visto che oramai il confine di stato lo abbiamo passato e non abbiamo più problemi; solitamente quando si passa un confine nazionale non è consentito portare con sé frutta, verdura, carne fresca, granaglie poiché potrebbero contenere parassiti che danneggiano l’ambiente, le coltivazioni e il bestiame.
Alle 14,00 ripartiamo, seguiamo le indicazioni di Tracks4Africa che ci porta verso nord e, dopo i primi 12 km di strada, bye bye asfalto, ci rivedremo tra qualche giorno; finalmente lo sterrato!
La pista é sabbiosa e fiancheggiata da cespugli e arbusti, la sabbia è bianca e molto fine, in tempi antichi il compresso dei Pan era un enorme lago e queste erano le sue sponde e questa sabbia era quella delle sue spiagge.
Percorriamo circa 25 km, passiamo il villaggio di Mmatshumo, e finalmente arriviamo sul bordo del lago salato ed essiccato; qui hanno costruito una torre di osservazione in legno da dove si può ammirare la distesa di sale, saliamo a scattare qualche fotografia, ma non vediamo l’ora di scendere nel pan con la macchina.
Scendiamo dalla sponda, e finalmente di fronte a noi si apre la vista a 180 gradi e senza fine del pan: impressionante, incredibile e, soprattutto difficile da descrivere.
Tracks4Africa segna la pista principale, l’unica sicura da percorrere anche durante la stagione secca, perché qui vi è la certezza che il fondo è duro e compatto; mentre ci sono diversi segni di pneumatici che si addentrano nella distesa salata, ma non è una buona idea seguirli, spesso infatti la superficie sembra compatta, ma subito sotto potrebbe esserci qualche residuo di fango della stagione delle piogge, la nostra auto è pesante e la crosta superficiale potrebbe cedere, a quel punto finiremmo nel fango e poi non sarebbe semplice uscirne.
La tentazione è però troppo forte e percorriamo un pezzo di strada sulla crosta di sale del pan; che spettacolo, il bianco quasi accecante del sale tutto intorno a noi è meraviglioso e, in lontananza, crea l’effetto-miraggio e ci sembra di vedere dell’acqua che in realtà non c’è.
Ritorniamo sulla pista principale e, più proseguiamo, più siamo in mezzo al nulla, l’unico rumore che si sente è la crosta di sale che scricchiola sotto i nostri pneumatici.
Ci fermiamo per scattare qualche foto, spegniamo il motore della macchina e, come per magia, ci troviamo nel silenzio più totale: qui non cresce vegetazione, eccetto qualche bassa erbacea che resiste a questo elevato livello di salinità, e non ci sono animali; quindi si sente solamente il rumore del vento che soffia dolcemente da nord-ovest: proviamo una sensazione di libertà pazzesca.
Dopo una decina di km arriviamo al Veterinary Fence, un doppio recinto che è stato messo per far si che gli erbivori selvatici non possano superarlo e, potenzialmente, contagiare il bestiame dei villaggi.
Da qui ci dirigiamo verso nord-est in direzione di Kubu, o Lekhubu, Island, prendendo la scorciatoia, percorribile solo in stagione secca; questa pista infatti attraversa il pan, perciò, durante la stagione delle piogge, qui è tutto fango e, se le piogge sono abbondanti, anche acqua.
Quando mancano 10 km vediamo Kubu Island all’orizzonte con i suoi maestosi baobab millenari, che spettacolo!
Quando arriviamo ad accoglierci troviamo un gigantesco baobab e un cartello con le regole da seguire per non deturpare questo spettacolo della natura.
Seguiamo le indicazioni per il camping e ci sistemiamo nella piazzuola n°2 dove si trovano due baobab spettacolari; siamo arrivati un po’ tardi e quelle con la vista sul pan e sul tramonto sono già occupate, ma poco importa, noi ci fermiamo due notti e domani mattina, quando gli altri partiranno, cercheremo la location migliore; inoltre oggi è un po’ nuvoloso e quindi dubitiamo che si veda il tramonto.
Sono le 17,00, prepariamo già il nostro fuoristrada per la notte e sistemiamo il tavolino con le sedie; mentre Silvano accende il fuoco con la legna io preparo un Aperol spritz con qualche patatina e il biltong di manzo; oggi ci vuole proprio.
Che relax e che silenzio, un luogo davvero magico.
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