I San sono una popolazione nomade di cacciatori-raccoglitori che abitano nella vasta regione del deserto del Kalahari da oltre 20.000 anni; sono presenti in Botswana e Namibia in buon numero, ma anche in Sudafrica e Zambia in minima parte.
I San sono conosciuti anche con l’appellativo di Boscimani, ma questa definizione viene a volte utilizzata con una valenza dispregiativa, anche se, letteralmente, significa “uomini del bush” e questa definizione non spiace ai San; mentre il termine “San” è stato attribuito loro dal popolo Khoikhoi e significa “straniero” o più semplicemente “diverso”, diverso nel senso che a differenza dei Khoikhoi i San non possedevano bestiame.
La lingua San è caratterizzata da suoni a “click” che vengono realizzati schioccando la lingua contro il palato, i denti o le labbra; si contano fino a 20 click diversi, ma i più utilizzati sono di tre tipi: i palatali, sono ottenuti allontanando la lingua dal palato, i laterali, ottenuti allontanando la lingua dai denti superiori destri e i dentali, quando la lingua preme sugli incisivi superiori.
I San sono piccoli di statura e generalmente con la pelle chiara giallognola, che, solitamente, invecchia prematuramente, rendendoli molto rugosi.
I boscimani sono cacciatori-raccoglitori, la loro dieta al 75% è costituita da alimenti vegetali, tra cui le bacche, le noci, le radici e i meloni, che vengono raccolti principalmente dalle donne; mentre il restante 25% è costituita dalla carne che viene procurata dagli uomini, che si recano a caccia, utilizzando frecce avvelenate e lance.
I Boscimani sono tendenzialmente un popolo nomade che costruisce rifugi temporanei, costruiti dalle donne; questi sono formati da semplici ripari realizzati con il legno che viene raccolto nel deserto e ricoperti con frasche e stuoie di erba intrecciata.
Le semplici capanne vengono utilizzate per custodire i pochi oggetti personali e per proteggere la carne che viene posta ad essiccare; per dormire i San si rannicchiano in una buca, scavata nella sabbia all’aperto vicino al fuoco, e si coprono con un mantello.
All’interno del villaggio si trovano depositi di uova di struzzo pieni d’acqua incastonati nella sabbia, i San si procurano l’acqua succhiandola dal terreno attraverso una cannuccia munita di filtro, che viene realizzato con una piuma di struzzo e steli d’erba e, successivamente, la trasferiscono nei gusci delle uova; ottengono l’acqua anche scavando nel deserto cercando grossi tuberi acquosi.
La maggioranza dei Boscimani è monogama, ma se un cacciatore è abbastanza abile da procurarsi molto cibo può permettersi di avere anche una seconda moglie.
La vita dei San è caratterizzata ed influenzata dall’inospitale territorio dove vivono, il 20% dei bambini muore nel primo anno di vita, il 50% muore prima del compimento dei 15 anni, mentre l’aspettativa di vita media è di circa 45-50 anni e solo il 10% riesce a superare i 60 anni di età.
I San credono in una divinità che non è altro che la rappresentazione invisibile della natura e di tutto ciò che li circonda; un dio buono e benevolo, Kang, che si contrappone al dio cattivo Gauab.
Credono anche in altri esseri soprannaturali e agli spiriti dei morti, che sono molto temuti; i Boscimani seppelliscono i loro morti in posizione fetale con le ginocchia raccolte sul petto insieme a tutti gli oggetti che appartenevano loro in vita, evidenziano poi il luogo ricoprendo la tomba di pietre.
Dopo la sepoltura il gruppo abbandona il luogo dove si trova la tomba si stabilisce altrove, questo perché i Boscimani temono gli spiriti dei morti.
I San effettuano un rito di passaggio sia per le donne sia per gli uomini
Il rito di passaggio per un ragazzo è rappresentato dalla sua prima battuta di caccia; mentre le ragazze, quando diventano donne, devono danzare la danza dell’eland e, nel periodo in cui sono mestruate, devono rimanere segregate in una capanna.
In passato tagliavano la falange di un dito della mano destra ai ragazzi e della mano sinistra alle ragazze, sembra che questo fosse un rituale religioso, ricorrente anche fra i Damara delle montagne e i Nama; mentre l’usanza di portare un pezzo di legno nel setto nasale pare che sia una usanza limitata ad alcune tribù dell’ovest.
L’abbigliamento del popolo San è minimal, gli uomini indossano un piccolo perizoma o gonnellino di pelle di antilope, portano un mantello di cuoio e, tutto ciò che gli occorre, è custodito in una piccola sacca che portano a tracolla.
I pochi oggetti che i San utilizzano sono una pipa in osso, il tabacco e un punteruolo, ovviamente non possono mancare gli strumenti per la caccia, l’arco e una faretra ricavata dall’Aloe Dichotoma, nota appunto come albero faretra (quiver tree); i San portano con sé le frecce, il veleno ricavato dall’Euphorbia damarana e i bastoncini di legno che utilizzano per accendere il fuoco.
Alcune volte indossano un cappellino realizzato con pelo di antilope e collane fatte col guscio delle uova di struzzo, i cacciatori più esperti indossano accessori realizzati con i peli della coda di elefanti o giraffe come trofeo di caccia.
Le donne oltre al mantello di cuoio, che utilizzano per portare i bambini piccoli, indossano un doppio grembiule di cuoio che scende sul davanti e sul dietro, sono solite decorare i capelli, le braccia e le gambe con anelli e collane realizzate con piccoli dischi di uova di struzzo.
Lo stile di vita e l’economia basata sulla caccia e la raccolta sono rimasti praticamente invariati da decine di migliaia di anni, purtroppo però le terre ancestrali dei Boscimani si trovano nel cuore della zona diamantifera più ricca del mondo e i forti interessi legati all’estrazione delle pietre mette a rischio la sopravvivenza di questo antico popolo.