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Gli Shona sono un popolo di etnia Bantù, vivono sugli altipiani centrorientali dello Zimbabwe e sono l’etnia principale del paese; inoltre alcuni, una minima parte, vivono nei paesi confinanti.
 
Sono principalmente agricoltori e allevatori ma sono anche abili fabbri e praticano da secoli l’arte del commercio.
 

Le prime notizie, dal punto di vista storico, di questo popolo risalgono al VII secolo quando si stabilirono sugli altipiani dell’odierno Zimbabwe.
 
Il Kishona, la lingua parlata dai Shona, è oggi la lingua ufficiale dello Zimbabwe, anche se i diversi gruppi parlano ancora una serie di dialetti.
 
Le case tradizionali Shona sono capanne rotonde, costruite con fango e canniccio, edificate in base ad una funzione specifica, come ad esempio la cucina e i granai.
 
Il villaggio è costituito dall’insieme delle capanne, solitamente abitate dalle persone appartenenti allo stesso clan, e da una sorta di cortile, che viene ripulito dalla vegetazione, dove si svolgono le attività quotidiane e dove si trova il kraal, il recinto per il bestiame.
 
I villaggi di solito ospitano quindi uno o più famiglie, correlate tra loro da rapporti di parentela; i rapporti personali e politici all’interno del villaggio vengono in gran parte governati dal sistema di parentela presente all’interno del clan, il capo villaggio, che amministra il villaggio, è una carica ereditaria.
 
Gli Shona sono un popolo di agricoltori, coltivano principalmente miglio, arachidi, patate dolci, fagioli e soprattutto mais che utilizzano per preparare il piatto principale: la Sadza, una polenta bianca.
 
Il bestiame viene tradizionalmente utilizzato per la produzione di latte ma soprattutto costituisce una forma di pagamento, è la valuta da utilizzare per pagare la sposa alla sua famiglia; il bestiame rappresenta quindi il prestigio e la ricchezza di un clan.
 
Gli Shona sono abili artisti e sono noti soprattutto per le loro sculture in pietra; scolpiscono pietra saponaria e granito.
 
L’arte della scultura è una tradizione molto antica del popolo Shona che era stata in parte abbandonata, ma, grazie all’interessamento di alcuni compratori europei, è tornata ad essere praticata e oggi le moderne sculture Shona continuano ad esprimere un enorme potere emotivo.
 
Gli Shona credono in un dio creatore, Mwari,e il culto degli antenati è ancor oggi molto importante e sentito tra la popolazione, un ruolo importante è rivestito anche dai totem.
 
Gli Shona pregano per propiziarsi gli spiriti ancestrali e per garantirsi una buona salute, la pioggia, e il successo nelle imprese.
 
La magia e la stregoneria rivestono un aspetto importante, gli Shona credono in due tipi di spiriti, gli “shave” o spiriti erranti, e i “vadzimu”, o spiriti degli antenati, entrambi possono essere malevoli o benevoli, gli spiriti cattivi sono frutto della stregoneria e sono causa delle catastrofi.
 
Il totem è un’entità che è stata definita nel passato dagli antenati, rappresenta l’emblema del clan; solitamente il totem viene impersonificato da un animale o da una pianta, che, in questo modo, diventava sacra per il clan.
 
Quando un membro di un clan muore, solo un membro dello stesso clan, ossia un individuo che ha lo stesso totem, può avviare la cerimonia di sepoltura.
 
A dimostrazione dell’importanza del totem nella cultura Shona, i capi villaggio devono essere in grado di recitare la storia del loro totem, e gli eventi ad esso legati, prima di poter prestare giuramento come capo.
 

 

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