Nel 1965 Ian Douglas Smith, primo ministro della Rhodesia Meridionale e segretario del principale partito bianco, il Fronte Rhodesiano, proclamò unilateralmente l’indipendenza dell’odierno Zimbabwe dal Regno Unito e il paese assunse il nome di Repubblica di Rhodesia.
Il Regno britannico si oppose a questo gesto e la Repubblica di Rhodesia non venne riconosciuta né dal Regno Unito né dall’ONU che applicò, per la prima volta, sanzioni economiche.
Questo provocò molte rivoluzioni all’interno del Paese e da subito iniziarono le prime guerre civili, innescate soprattutto da una politica sociale ed economica di Smith molto simile all’apartheid.
Venne riscritta la costituzione fondata sul principio che i bianchi di stirpe britannica fossero deputati alla guida del paese che avevano fondato con grande fatica, incuranti del fatto che fossero numericamente in minoranza; secondo Smith i neri avrebbero dovuto integrarsi gradualmente nella struttura socio-economica della Rhodesia senza però stravolgerla.
Ian Smith individuò negli Ndebele un popolo più portato al dialogo con il suo governo, mentre gli Shona si dimostrarono più ostili e per questo vennero considerati dei nemici.
Il governo bianco della Rhodesia portò il paese ad un livello economico molto elevato tanto da essere soprannominato “la Svizzera d’Africa”.
La comunità internazionale, ad eccezione del Sudafrica e del Portogallo, si oppose a questa impostazione e i principali partiti neri, in particolare di matrice Shona, iniziarono un periodo di rivolte; neppure la redazione di una nuova Costituzione nel 1969 riuscì a risolvere il problema e portare la stabilità nel paese.
Le rivolte proseguirono e vennero guidate dai due principali partiti etnici: lo ZAPU, Zimbabwe African People’s Union, di matrice Ndebele più disposto al dialogo e guidato da Joshua Nkomo e lo ZANU, Zimbabwe African National Union, di matrice Shona, molto violento e guidato da Robert Mugabe, questi ultimi erano palesemente sostenuti dall’URSS e dal Patto di Varsavia.
Agli inizi degli anni Settanta la lotta armata si intensificò e il Paese fu teatro di una guerra civile; i gruppi di liberazione vennero sostenuti dalla Tanzania e dallo Zambia e, dal 1975, dal Mozambico, divenuto indipendente.