I Makonde sono una tribù che vive nel nord del Mozambico e sugli altopiani della Tanzania del sud e sono famosi a livello internazionale per le loro sculture complicate, basate sulla rappresentazione della vita, dell’amore, del bene e del male, e che raccontano le origini della storia dell’uomo.
L’arte figurativa Makonde è rinomata in tutta l’Africa per l’originale opera di intaglio e per le fantasiose figure che vengono rappresentate; le sculture simboleggiano la cultura tradizionale di questo popolo.
Sicuramente i Makombe scolpiscono il legno da tre secoli, questo lo si sa per certo poiché alcuni mercanti arabi in quel periodo portarono nei loro paesi di origine alcuni manufatti; ma molto probabilmente questa è un’arte che affonda le sue radici molto prima nel tempo.
Anche se cambiano i soggetti ritratti, la tecnica di scultura è rimasta la stessa nei secoli: le elaborate statue vengono ricavate da un unico pezzo di legno che viene scavato e intagliato per dare vita all’opera d’arte.
Il legno che tradizionalmente viene utilizzato per le sculture proviene dall’albero noto come “ebano del Mozambico” o Dalbergia Melanoxylon o, in kiswahili, mpingo; quest’ultimo è un legno particolare, infatti ha una corteccia di colore chiaro sotto la quale è presente un piccolo strato di legno morbido e bianco e l’ulteriore strato sottostante che ha un colore che varia dal rosso intenso al nero, a seconda del terreno e dell’età dell’albero.
Gli scultori Makonde scolpiscono i personaggi raccontando la loro storia e caratterizzando le espressioni e i lineamenti, ad esempio quando rappresentano il proprio popolo realizzano sculture armoniose con lineamenti raffinati, mentre invece quando ritraggono i propri nemici li rappresentano con lineamenti distorti e ridicoli e con l’aspetto grottesco.
Le tradizionali sculture Makonde raffigurano la donna poichè rappresenta la nascita e la sopravvivenza del popolo Makonde; vengono rappresentate con i seni e i ventri molto prominenti con in evidenza le scarificazioni tipiche dei Makonde sulla fronte, sopra la bocca e sulle guance; inoltre vengono incise le lucertole ai lati dello stomaco, questi animali infatti sono ritenuti in grado di aumentare la fertilità nelle donne.
Lo stile Ujamaa ha avuto origine da questo tipo di scultura, si tratta della raffigurazione di un albero genealogico Makonde caratterizzato da colonne di persone impegnate nelle attività quotidiane e sulla cui sommità si trova sempre una figura femminile.
Sono famose anche le maschere Mapiko che vengono scolpite per rappresentare gli spiriti ancestrali durante le cerimonie di iniziazione maschile e che vengono solitamente conservate in un tempietto situato in luogo appartato rispetto al villaggio.
La maschera viene indossata da un ballerino per nascondere la sua identità e di impersonare lo spirito ancestrale di una persona deceduta, che si chiama ‘Lihoka’.
Si ritiene che queste maschere, che trasformano un uomo in un essere sovrannaturale in grado di spaventare le donne, siano un modo per ristabilire una certa parità tra uomini e donne; le donne infatti nella società Makonde hanno un ruolo essenziale e molto più di potere rispetto agli uomini.
Un altro soggetto che viene raffigurato spesso è la testa di donna che rappresenta la capostipite che viene venerata e invocata come protettrice nei viaggi, nelle avversità, nella maternità e nella morte.
Le sculture vengono utilizzate anche a scopo educativo: vengono infatti intagliate scene di vita quotidiana che servono per insegnare ai giovani la vita del villaggio.
Oggi le sculture mantengono ancora gli elementi tradizionali della storia umana in un contesto tribale, anche se molti degli intagliatori sono inevitabilmente stati influenzati dalla domanda occidentale per i loro manufatti.
La vita, la tradizione e la cultura del popolo Makonde
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