I Batammariba sono famosi per essere un popolo di abili costruttori e architetti, le loro case sono delle strutture abitative fortificate, sono esempi sublimi dell’architettura tradizionale africana; questo popolo vive sul confine tra Togo e Benin e, anche se in minima parte, hanno sviluppato delle piccole differenze in base al luogo dove vivono, a partire dal nome con cui sono conosciuti; in Togo infatti vengono chiamati Tamberma, mentre in Benin Somba.
Le case dei Tamberma in Togo vengono chiamate Tékyèté, mentre in Benin le costruzioni dei Somba vengono chiamate Tata o Tata-Somba.
A prima vista le tata somba e le tekyete possono sembrare identiche, ma in realtà hanno delle piccole differenze; le tata somba, ad esempio, hanno incisi sulle pareti esterne dei piccoli motivi geometrici disegnati con precisione, gli stessi disegni delle scarificazioni che vengono effettuate sui volti delle persone.
Nel 2004 l’Unesco ha dichiarato la valle abitata dai Batammariba Patrimonio dell’Umanità, sia per le meravigliose case fortificate sia per l’armonia che regna tra questo popolo e la sua terra.
Le case fortificate assomigliano a dei castelli medievali in miniatura, hanno spesse mura, costruite utilizzando rami e terra, e torrette cilindriche dal tetto spiovente realizzato in paglia, vengono costruite su due piani.
Nonostante i materiali da costruzione che vengono tradizionalmente utilizzati, sono straordinariamente resistenti, e questo le rende uniche nel loro genere.
Le case sono distanti tra loro anche centinaia di metri questo perché ogni casa è circondata dai campi che la famiglia coltiva, spesso vengono costruite nei pressi di grossi baobab e giganteschi alberi di mango; quello che ne risulta è un villaggio disperso su un territorio piuttosto esteso.
Le case dei Batammariba furono studiate e costruite per assolvere ad una funzione difensiva, questo popolo infatti dovette difendersi dagli spietati attacchi dell’esercito di Dahomey che compiva incursioni in queste terre, sempre alla ricerca di schiavi da catturare, per poi venderli sulla costa ai mercanti europei.
Le dimensioni di queste costruzioni non sono particolarmente impressionanti, il diametro è di circa di 10 o 11 metri e l’altezza arriva al massimo a 4 metri, ma hanno un aspetto elegante e raffinato e risultano armoniose nel loro complesso.
Le case castello sono prive di finestre, sono presenti solo alcune piccole feritoie dalle quali poter avvistare i nemici in avvicinamento e da dove poter scoccare le frecce avvelenate; anche la porta d’accesso è piccola e permette l’ingresso di una persona alla volta.
Nell’ingresso della casa, sulla destra, si trova un piccolo altare, l’altare dedicato al culto degli antenati; poco oltre, sempre al pianterreno, si apre un ampio spazio, destinato ad accogliere gli animali durante la notte, bovini, ovini e galline, poi un piccolo deposito e una zona con una panca di terra dedicata alle persone anziane che, non riuscendo più a salire le ripide scale, trascorrono qui la notte.
L’ambiente al piano terreno risulta piuttosto buio proprio per l’assenza di finestre; appesi al soffitto e alle pareti si trovano diversi amuleti per la protezione della casa, che vengono realizzati con ossa e teschi di animali.
Una ripida scala, scavata nella parete di terra o realizzata in legno, serve per salire nella parte più alta della casa; tra il pianterreno ed il piano superiore, si trova un piccolo ballatoio intermedio, qui si trova la cucina coperta che viene utilizzata durante la stagione delle piogge.
Il piano superiore è costituito da un’ampia terrazza dove viene gli abitanti della casa trascorrono la maggior parte del loro tempo; qui solitamente cucinano e fanno offerte votive per ingraziarsi gli spiriti.
Al centro della terrazza si trova un foro che permette di vedere il livello sottostante della e permetteva di colpire i nemici qualora fossero riusciti a varcare l’ingresso dell’abitazione.
Lungo il perimetro si trovano le stanze dove i membri della famiglia trascorrono la notte, inoltre sono presenti anche alcune strutture adibite a granaio.
I granai sono torrette cilindriche, che ricordano un po’ i castelli europei, il tetto spiovente viene realizzato in paglia e la parte superiore si apre per poter riempire il granaio dall’alto, all’interno lo spazio è diviso in tre sezioni per mantenere divisi i diversi prodotti; è possibile accedere al granaio dall’altro grazie a una scala di legno, che solitamente viene appoggiata alle pareti.
Le stanze adibite a camere sono anch’esse di forma cilindrica, ma più basse e larghe dei granai, con il tetto in paglia e con un ingresso molto piccolo e basso, dove non è agevole entrare.
Nelle capanne, in pratica, si entra in retromarcia, si infilano dentro prima i piedi e poi il resto del corpo lasciandosi scivolare all’interno, mentre si esce prima con la testa e poi il resto del corpo; è un movimento in parte imposto dalla stretta apertura ma anche per una forma di superstizione.
I muri che costituiscono il perimetro della tata sono spessi e resistenti, hanno dei canali di scolo per agevolare il fluire dell’acqua dalla terrazza durante la stagione delle piogge.
Attorno alle case fortezza, soprattutto in prossimità dell’ingresso, si trovano coni di terra, alcuni alti circa un metro, altri più piccoli, che fungono da feticci e da altari su cui presentare i sacrifici per gli spiriti; anche nei campi si possono avvistare alcuni pali conficcati del terreno dove vengono appesi gli amuleti per garantire la fertilità dei terreni e l’abbondanza dei raccolti.