La religione e i totem degli Shona

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Gli Shona credono che esista un dio creatore, un essere supremo, chiamato Muwari o Musikavanhu, che crea il bene e il male anche se nelle tradizioni religiose Shona non esiste un mito sull’origine del mondo.
 
All’interno delle credenze religiose Shona un ruolo fondamentale viene rivestito dal culto degli antenati, questi hanno caratteristiche che sono in gran parte benigne, proteggono i loro discendenti dalle influenze maligne, sia umane che spirituali, ma possono essere estremamente pericolosi quando si arrabbiano, quando non vengono rispettati.
 
Gli Shona non pregano direttamente il dio creatore ma le preghiere vengono rivolte in prima istanza agli spiriti dei clan, Mhondoro, e agli spiriti familiari, Vadzimu.
 
Quando il fondatore di un clan muore il suo spirito viene divinizzato come Mhondoro, mentre gli spiriti della famiglia sono i vadzimu, gli spiriti dei nonni morti e dei genitori morti.
 
Vi è quindi una chiara distinzione funzionale tra l’Mhondoro e la Vadzimu, i primi assumono un ruolo nelle preghiere e nelle decisioni che riguardano il bene dell’intero clan, nelle scelte politiche, nella scelta dei nuovi capi e sono responsabili della pioggia e della fertilità; mentre gli spiriti familiari, sono meno potenti e proteggono la sfera delle attività quotidiane.
 
Ogni casa ha un santuario per ricordare i propri antenati, solitamente un maschio adulto, o occasionalmente una femmina adulta, possono svolgere le cerimonie in onore degli antenati defunti.
 
Gli Shona credono che gli spiriti abitino un mondo separato ma parallelo a quello dei vivi e comunicano con loro attraverso un medium, o n’anga, i guaritori e gli indovini.
 
I N’anga entrano in contatto con gli spiriti durante uno stato di trance, quando lo spirito prende il controllo completo del loro corpo il N’anga può predire il futuro e guarire le persone grazie alla forza dello spirito che lo ha posseduto.
 
Per rendere omaggio agli antenati si tengono delle cerimonie che consistono in offerte di birra di miglio, piccole libagioni, pezzi di stoffa o di denaro; mentre al dio Mwari vengono offerti sacrifici di animali la cui carne viene successivamente consumata dal clan in una festa con danze e balli accompagnati dalla mbira.
 
La mbira è lo strumento musicale più importante per gli Shona ed è composto da un massimo di trenta canne di metallo poste su una base di legno ed utilizza una zucca come cassa di risonanza, le canne vengono pizzicate con le dita e il pollice.
 
Molte cerimonie sono legate alla vita agricola del popolo Shona, la mishashe viene celebrata all’inizio della stagione delle piogge per chiedere piogge e fertilità ed è seguita ad aprile da una cerimonia per ringraziare gli spiriti per il raccolto del zvio, il miglio con cui gli Shona preparano la birra utilizzata durante le cerimonie religiose, fino a quando questa cerimonia non ha avuto luogo consumare il miglio è un tabù.
 
Un aspetto importante nella vita spirituale degli Shona è rappresentato dai totem, un totem è un animale, un vegetale o un oggetto naturale che diventa l’emblema di un clan o di una famiglia tradizionale.
 
Un totem rappresenta un legame mistico e rituale di unità all’interno del clan; nelle società preistoriche, i totem erano simboli fondamentali della religione e della coesione sociale e ancora oggi vengono utilizzati.
 
Legati ai totem ci sono diversi tabù da rispettare per non incorrere nell’ira degli spiriti, ad esempio è fatto divieto cacciare e mangiare l’animale o la pianta simbolo del totem, i totem sono sacri, se si mangia il totem il trasgressore muore e si ammala e, nel migliore dei casi, l’autore del reato perderà tutti i denti.
 

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