Ci troviamo nel Central Kalahari Game Reserve in Botswana, abbiamo trascorso la nostra seconda notte nella riserva nel Sunday Campsite, il numero 4 per la precisione, dove siamo già stati 2 anni fa e dove siamo voluti tornare.
Stanotte abbiamo condiviso il nostro campsite con 2 ragazzi, francese lui e tedesca lei; nonostante lo avessimo prenotato in esclusiva non ce la siamo sentita di dirglielo e li abbiamo ospitati.
Alle 6,00 in punto loro partono ma anche noi siamo quasi pronti, abbiamo già fatto colazione, manca solamente di chiudere tutto e partire, beh loro sono stati più veloci di noi ma hanno solamente una tendina a terra.
Scendiamo giù verso la pozza di Sunday (Sunday waterhole), è artificiale e per questo motivo qui c’è sempre acqua; ci appostiamo e aspettiamo per vedere se arriva qualcuno a bere, al momento ci sono solamente diverse specie di uccelli.
I due ragazzi ieri hanno visto due tassi del miele (honey badger), probabilmente hanno la tana qui nelle vicinanze, se è così potrebbero arrivare anche questa mattina, speriamo.
Infatti poco dopo eccoli! Arrivano come due bulletti, sono un maschio e una femmina, li si distingue dalla dimensione, la femmina è solitamente un po’ più piccola del maschio.
Trotterellano verso l’acqua e si mettono a bere anche se, a turno, si guardano in giro per controllare se succede qualcosa.
Quando arriva un’altra auto scappano nella boscaglia, possibile che abbiamo paura di un’auto che si trova dalla parte opposta della pozza mentre non temono né i leoni né i bufali e nemmeno tutti gli altri animali della savana?
Poco dopo tornano a bere anche se sembrano più guardinghi, bevono, si guardano in giro e poi scappano nuovamente quando sentono il motore di un’altra auto; ma questa volta però non tornano più alla pozza, li vediamo correre verso il pan, chissà dove sono diretti, non possiamo nemmeno seguirli, sono troppo veloci, e poi preferiamo non disturbarli.
La luce dell’alba colora il cielo e si riflette nell’acqua della pozza, è molto bello anche se la sabbia che si solleva con il vento offusca un po’ la visuale e smorza i colori accesi tipici dell’alba africana.
Aspettiamo ancona un po’ e poi decidiamo di fare il giro intorno al Sunday Pan, è più piccolo del Leopard Pan che abbiamo visto ieri ma potrebbe nascondere qualche meraviglia; ce solo un modo per saperlo: percorrere tutto il loop che corre tutto intorno.
Vediamo due otarde di Kori (Kori bustard) che camminano nell’erba bassa e secca; questi uccelli sono tipici di biomi semiaridi come il Central Kalahari Game Reserve, ne abbiamo già visti ieri e sicuramente li vedremo anche nei prossimi giorni.
Poco dopo vediamo il profilo di due animali che corrono trotterellando, inizialmente ci sembravano due sciacalli (jackal) ma, guardandoli più attentamente ci accorgiamo subito che non sono sciacalli ma bensì otocioni (bat-eared fox)!
Sono bellissimi con le loro orecchie giganti e a punta, le code lunghe e folte e il muso furbo; trotterellano nell’erba e ogni tanto si voltano a guardarci, probabilmente per controllare che non siamo un pericolo; chissà dove stanno correndo, sono troppo buffi.
Vediamo anche diversi springbok e qualche orice, sono sempre belli da vedere anche se le occasioni di incontrarli qui nel CKGR non mancano di certo.
Una volta completato il loop del Sunday Pan torniamo alla pozza di Sunday per vedere se è cambiata la situazione e se è arrivato qualcun altro, ma non c’è proprio nessuno.
Scegliamo un posto all’ombra e ci prepariamo un caffè mentre aspettiamo.
Le altre 3 auto che sono qui alla pozza perdono la pazienza e se ne vanno, quindi rimaniamo da soli ad aspettare; ad un certo punto arrivano 3 kudu femmina e 2 giovani kudu maschio e si dirigono immediatamente verso l’acqua ed iniziano a bere mentre noi scattiamo loro qualche fotografia.
Nel mente sono tornati anche gli uccelli che bevono e si bagnano nell’acqua della pozza.
Ad un certo punto, mentre siamo concentrati a guardare i kudu e gli uccelli, con la coda dell’occhio vediamo qualcosa muoversi alle nostre spalle, guardiamo e scopriamo uno sciacallo che si trova a un metro dalla nostra auto; la cosa buffa è che noi guardiamo lui e lui guarda noi, lui è palesemente curioso e forse sta cercando di capire se può trovare qualcosa da mangiare, mentre noi scattiamo un po’ di foto.
Dopo un po’ decidiamo di partire, magari torneremo a questa pozza nei prossimi giorni, vedremo, adesso ci dirigiamo verso nord, verso il Leopard Pan e percorriamo tutto il loop che si trova lungo il suo perimetro; vediamo alcuni orici e diversi springbok che, incuranti del caldo del sole che inizia a farsi sentire, camminano sulla superficie arida del pan senza nemmeno un briciolo di ombra.
Incontriamo le auto che erano prima alla pozza ma non si fermano, probabilmente non hanno visto nulla di interessante; noi completiamo tutto il giro e poi ci dirigiamo verso sud e verso la Deception Valley, nelle prossime tre notti dormiremo qui e perlustreremo tutta questa zona.
La Deception Valley è molto più ampia e più desertica rispetto alla Passarge Valley, sembra un po’ la Death Valley; qui fa anche più caldo e non c’è ombra, eccetto quella di qualche striminzita acacia.
Percorriamo tutta la strada principale che conduce a sud, attraversando longitudinalmente la Deception Valley; il fondo è duro e compatto, fortunatamente non c’è sabbia, ma ci sono i segni lasciati da chi si è impantanato durante la stagione delle piogge, alcuni sono molto profondi, è meglio evitarli per non toccare il terreno con il fondo della macchina.
Non incontriamo nessuno, queste sono le ore più calde della giornata e molti saranno ai campeggi o nei campi a rilassarsi, ma noi preferiamo andare in giro anche se sappiamo che molti animali non si riescono a vedere.
Arriviamo fino alla fine della Deception e incontriamo ancora i due ragazzi franco-tedeschi che sembrano felici di vederci e scopriamo subito il perché: hanno perso l’orientamento e non sanno dove si trovano; anche loro girano con la cartina che danno all’ingresso, in pratica una fotocopia sgranata di una mappa troppo piccola per poter essere utile ad orientarsi.
Diamo loro le informazioni di cui necessitano e poi proseguiamo la nostra esplorazione; decidiamo di tornare indietro e andare a vedere il Deception Pan anche se, in questo periodo dell’anno, non c’è acqua.
Percorriamo tutto il perimetro del pan secco, a differenza degli altri pan che abbiamo visto fino ad ora, ha la superficie grigia; sotto agli alberi di acacia, che si trovano in prossimità del pan, ci sono tantissimi springbok, si sono rifugiati qui per trovare un po’ di ombra.
Cerchiamo anche noi un posticino all’ombra, parcheggiamo il nostro Dr. Livingstone e pranziamo; oggi ci siamo preparati alcuni tramezzini.
Stiamo lì un po’ a goderci la pace, il silenzio e la desolazione di questo luogo anche dopo aver finito di pranzare, anche perché con il caldo che fa adesso è davvero estremo andare in giro.
Poco dopo però la voglia di esplorazione prevale su tutto il resto e quindi ripartiamo, ci dirigiamo sempre verso nord.
Ad un certo punto vediamo quattro giraffe che, dalle acacie che si trovano dall’altra parte della valle, stanno venendo proprio nella nostra direzione; quindi ci fermiamo e le aspettiamo ma, quando sono più vicine si fermano e ci guardano a metà tra il curioso e il guardingo.
Spegniamo il motore per non spaventarle e scattiamo qualche foto e poi ripartiamo visto che non sembrano molto abituate alla presenza delle auto, probabilmente ne vedono davvero poche.
Torniamo verso la Deception Valley, la strada non è delle migliori e quindi ci mettiamo un po’, mentre guidiamo verso nord vediamo diversi springbok, orici che camminano al sole incuranti del caldo e, all’improvviso, vediamo altri due otocioni, siamo in una zona diversa da quella di stamattina, quindi non possono essere gli stessi; ma quanti ce ne sono? Ma poi sono animali crepuscolari e notturni, cosa fanno in giro a quest’ora?
Scattiamo qualche foto, ma loro scappano via velocemente, come sempre del resto, e non ci danno molto tempo per immortalarli.
Quando arriviamo all’inizio della Deception Valley, dove si trova anche la pista che conduce al Maswere Gate, siamo un po’ stanchi, oggi abbiamo girato molto e fa caldo; decidiamo quindi di andare a cercare il nostro campsite e, al limite, se proprio abbiamo voglia, possiamo fare un giro al tramonto.
Imbocchiamo la short cut che corre dritta da est a ovest e che attraversa tutto il nord del CKGR; due anni fa l’abbiamo percorsa tutta per raggiungere il Motopi campsite, allora era l’unico modo per arrivare a un’ora decente, in realtà siamo arrivati alle 19,30 con il buio; è una strada lunga e monotona, ma questa volta dobbiamo percorrerne solamente qualche km.
Il nostro campsite è il CKDEC02, si trova alla prima deviazione sulla sinistra; imbocchiamo questa strada secondaria e cerchiamo di seguire le indicazioni ma i cartelli sono vecchi e in parte sono rotti, quindi andiamo un po’ ad intuito e arriviamo al campo.
Non siamo mai arrivati al campo così presto, sono le 16,30 ed era chiaro fin da subito che una volta arrivati qui non saremmo più andati in giro, quindi prepariamo il campo, abbiamo anche il tempo per rilassarci un po’ e goderci la luce e lo spazio.
Anche qui ci sono molti uccellini che sembrano cercare l’acqua come l’altra sera, battono con il becco sul nostro boccione di acqua, fanno tenerezza; sappiamo benissimo che la natura deve fare il suo corso ma ci piange il cuore a vederli così, quindi tagliamo una bottiglia di plastica e mettiamo dentro un po’ d’acqua, in pochi minuti arrivano tantissimi uccelli.
Quando il sole inizia a scendere all’orizzonte ci facciamo il nostro consueto spritz, anzi, per essere precisi, ci facciamo il pirlo, tipico della provincia di Brescia che, a differenza dello spritz viene fatto con il vino bianco fermo anziché con il prosecco.
Subito dopo Silvan accende il fuoco che usiamo per cucinare, ma anche per fare atmosfera dopo il tramonto; un’altra giornata nel CKGR è terminata e noi siamo un po’ stanchi ma felici.