Primo safari a Savuti nel Parco Nazionale di Chobe

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Ci troviamo in Botswana e stamattina siamo partiti dalla Moremi Game Reserve nel Delta dell’Okavango, siamo entrati nel Chobe National Park dal Gate di Mababe e siamo attivati in Savuti nel primo pomeriggio.

Savuti è una delle aree più remote del Botswana ed era tanto tempo che volevamo venire qui, ma nei nostri viaggi africani non avevamo ancora avuto l’occasione, anche perché non ci siamo mai fidati a venire da soli con il nostro Dr Livingstone; infatti in diversi punti, sia per raggiungere sia per girare Savuti, c’è tanta sabbia e in queste situazioni noi preferiamo viaggiare almeno in due auto come in questo viaggio.

La zona di Savuti è molto particolare, con l’alternanza delle stagioni e di anno in anno può cambiare anche drasticamente il suo aspetto e di conseguenza anche la presenza degli animali varia molto.

Durante la stagione delle piogge, da novembre ad aprile, Savuti è una zona molto verde, con zone di prateria e marcite, anche il fiume, che attraversa tutta la zona, quasi sempre ha l’acqua; durante la stagione secca, da giugno a ottobre, Savuti diventa una zona più aridae, in base agli anni, l’acqua è più o meno presente, il fiume non è sempre presente, a volte scorre per anni altre volte invece, come quest’anno, sparisce e diventa una distesa di sabbia.

Nella zona sono state costruite alcune pozze artificiali per consentire agli animali di trovare l’acqua in situazione di siccità altrimenti andrebbero incontro a morte certa.

Quando lasciamo la pista da cui siamo arrivati, ci addentriamo nell’area di Savuti e ci troviamo in prossimità di una di queste pozze; ci saranno una cinquantina di elefanti e sono tutti maschi, alcuni bevono mentre altri si spruzzano fango o sabbia, come sempre fanno rumore e confusione e alcuni si sfidano a chi deve abbeverarsi prima degli altri.

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Poco lontano c’è una giraffa solitaria che guarda gli elefanti sconsolata, finché loro saranno alla pozza lei non si avvicina per bere, quindi resta lì impalata al sole ad aspettare, ma non solo gli elefanti che sono alla pozza non se ne vanno, ma ne arrivano altri; povera giraffa rischia di dover aspettare qualche ora, il fatto è che, con la siccità di quest’anno non ha molte altre alternative e quindi è costretta ad aspettare e sperare che prima o poi gli elefanti se ne vadano.

Dopo un po’ decidiamo di proseguire il nostro safari e arriviamo in una pianura che ricorda un po’ il Serengeti in Tanzania ma più arida, in questa zona potremmo vedere dei ghepardi, quindi li cerchiamo ma non siamo molto fortunati, ma si sa il safari è così, la fortuna è una componente fondamentale; passiamo anche in una zona dove si trovano molti cespugli, questa sembra essere un’isola che, durante le piogge resta emersa, qui potremmo trovare leoni e leopardi nascosti all’ombra per ripararsi dal sole.

Proseguiamo la nostra esplorazione e ci dirigiamo verso un’altra pozza artificiale per vedere se c’è qualche animale in cerca di acqua; in lontananza vediamo un profilo inconfondibile: è un leone maschio!

Quando ci avviciniamo vediamo che non è da solo ma c’è tutto il branco, inclusi alcuni cuccioli che giocano tra di loro o prendono il latte dalla mamma leonessa.

Questi leoni fanno parte del famoso Marsh Pride, protagonista del documentario di NatGeo Il Regno Selvaggio, ed è il branco di Sekekama, un leone che è diventato una leggenda.

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Vediamo tre femmine, 5 cuccioli, Sekekama e suo fratello che vive con il branco poiché si è sottomesso al fratello; nonostante non sia più giovanissimo Sekekama è gigantesco e possente, non è difficile capire perché da anni è il re qui in Savuti e i suoi figli sono a capo del North Pride, l’altro grande branco di leoni presente in questa zona del Chobe National Park.

Quando arriviamo non ci sono altre auto, siamo i primi a vederli e riusciamo anche ad avvicinarci un po’ a una leonessa che sta allattando tre cuccioli, che scena tenera; cerchiamo però di non disturbarla troppo poiché è un momento delicato sia per lei sia per i leoncini.

Assistiamo ad alcune scene molto belle con i cuccioli che interagiscono tra loro, ma anche con le leonesse e con Sekekama; sono illuminati dal sole e la luce inizia ad essere quella calda del tardo pomeriggio, perfetta per scattare fotografie.

Ad un certo punto una leonessa si alza e si incammina, incurante delle auto che nel frattempo si sono radunate qui per ammirarli, attraversa la strada e si reca alla pozza per bere; subito dopo tre cuccioli la seguono e un po’ bevono e un po’ giocano.

La luce è perfetta e la scena a cui assistiamo è magnifica.

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Poco dopo arriva alla pozza anche il fratello di Sekekama mentre la leonessa si allontana, seguita a breve distanza dai cuccioli; nel mentre, dall’altra parte della strada Sekekama si intrattiene con una leonessa, bravi fate altri cuccioli!

Ad un certo punto non sappiamo più dove guardare e dove fotografare, ovunque guardiamo ci sono leoni e sono attivi, e questo è abbastanza una rarità, solitamente trascorrono le loro giornate a dormire mentre sono attivi durante la notte.

Il sole sta tramontando, noi vorremmo rimanere qui ancora ma dobbiamo essere al nostro campo entro le 18,30, orario in cui non si può più girare per il parco, quindi temporeggiamo fino all’ultimo momento e poi partiamo e, a velocità un po’ sostenuta, andiamo a cercare il nostro campo.

La location è bellissima, il campo si trova ai piedi di una collina graniticae tutto intorno c’è una pianura sabbiosa; è davvero suggestiva.

Arriviamo che il sole è già tramontato e sta già facendo buio, ci cambiamo velocemente ed andiamo a sederci intorno al fuoco; siamo un po’ stanchi ma siamo felici, la giornata di oggi è stata lunga, ma la scena dei leoni di stasera è stata strepitosa.

Trascorriamo una piacevole serata, la cena è squisita e il dopocena a base di Amarula si fa sentire, ad un certo punto iniziamo ad inanellare una serie di perle, ovviamente irripetibili, e ridiamo come se non ci fosse un domani!

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