Consegna del Nobel per la Pace 2018 a Denis Mukwege

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In occasione della consegna dei Premi Nobel per la Pace, cerimonia che si tiene ogni anno ad Oslo, a differenza degli altri Premi Nobel, che invece vengono consegnati a Stoccolma, il Dottor Denis Mukwege della Repubblica Democratica Congo e l’attivista irachena Nadia Murad hanno ritirato questa ambita onoreficenza.

La Repubblica Democratica del Congo sta vivendo momenti davvero molto difficili, ed il Premio Nobel Denis Mukwege, fondatore del Panzi Hospital a Bukavu, dove cura e opera le donne vittime di violenze sessuali, ha fatto un discorso molto forte e che fa riflettere.

Qui di seguito trovate la parte più significativa:

“Mi chiamo Denis Mukwege. Vengo da uno dei paesi più ricchi del pianeta. Eppure la gente del mio paese è tra le popolazioni più povere del mondo.

La realtà è che proprio l’abbondanza delle nostre risorse naturali, oro, coltan, cobalto e altri minerali strategici, è la causa che si trova alla base della guerra che flagella il paese, della violenza estrema e della povertà estrema.

Amiamo le belle macchine, i gioielli e i gadget. Anch’io ho uno smartphone. Questi articoli contengono minerali che provengono dal nostro Paese. Spesso estratti in condizioni disumane da bambini, vittime di intimidazioni e violenze sessuali.

Quando guidi la tua auto elettrica; quando usi il tuo smartphone o ammiri i tuoi gioielli, prenditi un minuto per riflettere sul costo umano della produzione di questi oggetti.

In quanto consumatori, insistiamo almeno sul fatto che questi prodotti siano fabbricati nel rispetto della dignità umana.

Voltare le spalle su questa tragedia è complicità.

Non sono solo i responsabili della violenza a essere responsabili dei loro crimini, ma anche quelli che scelgono di guardare dall’altra parte.

Il mio Paese viene sistematicamente saccheggiato con la complicità delle persone che affermano di essere i nostri leader. Saccheggiato per il loro potere, la loro ricchezza e la loro gloria. Saccheggiato a spese di milioni di uomini, donne e bambini innocenti abbandonati in estrema povertà. Mentre i profitti dei nostri minerali finiscono nelle tasche di un’oligarchia predatrice.

Per venti anni, giorno dopo giorno, all’ospedale di Panzi, ho visto le strazianti conseguenze della cattiva gestione del paese.

Neonati, ragazze, giovani donne, madri, nonne e anche uomini e ragazzi, crudelmente stuprati, spesso pubblicamente e collettivamente, inserendo oggetti di plastica o taglienti nei loro genitali.

Vi risparmio i dettagli.

Il popolo congolese è stato umiliato, maltrattato e massacrato per più di due decenni, in piena vista della comunità internazionale.

Oggi, con l’accesso alla tecnologia di comunicazione più potente di sempre, nessuno può dire: ‘Non lo sapevo’.

Cari compatrioti congolesi, dobbiamo avere il coraggio di prendere il nostro destino nelle nostre mani. Costruiamo la pace, costruiamo il futuro del nostro paese e insieme costruiamo un futuro migliore per l’Africa. Nessun altro lo farà per noi.”

Speriamo che sia l’inizio di una svolta epocale per la Repubblica Democratica del Congo ma anche per tutti gli altri stati africani, che quotidianamente vengono “depredati” delle loro ricchezze naturali; ma questo non può avvenire senza la presa di coscienza da parte di tutti noi.

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