Bye bye Swaziland, torniamo in Sudafrica!

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Stamattina ci siamo svegliati in Swaziland, più precisamente nella Mkhaya Game Reserve, c’era ancora buio; ci siamo preparati velocemente e siamo andati a fare l’ultimo safariin questo luogo magnifico.

Quando siamo rientrati abbiamo fatto il brunch, abbiamo recuperato i nostri bagagli e abbiamo fatto check-out.

Siamo partiti a bordo dell’auto da safari ma stavolta non per fare un altro emozionante safari; purtroppo stiamo partendo.

Attraversiamo comunque la riserva e avvistiamo qualche uccello, impala, nyala, ippopotami e coccodrilli; scattiamo le ultime foto e poi ci dirigiamo al luogo in cui abbiamo parcheggiato il nostro Dr. Livingstone ieri mattina.

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Salutiamo Richard, la nostra guida; è davvero molto in gamba ad avvistare gli animali e poi, dopo l’emozione che ci ha fatto vivere ieri pomeriggio, è diventata la nostra guida preferita di sempre!

Ci sono anche altri ospiti che partono stamattina; saliamo tutti a bordo delle nostre auto e poi seguiamo Richard che ci fa strada fino alla strada principale; andiamo un po’ piano perché alcuni ospiti hanno delle auto normali e lo sterrato non è molto agevole per loro, noi invece non abbiamo alcun problema, anzi ci divertiamo.

Quando arriviamo sulla strada principale salutiamo Richard e i nostri compagni di avventura, svoltiamo verso sinistra sulla MR 8 e partiamo in direzione sud, verso il confine con il Sudafrica.

Il paesaggio dello Swaziland qui è molto bello, c’è una catena montuosa alla nostra sinistra in lontananza, mentre intorno a noi ci sono villaggi alternati a coltivazioni di canna da zucchero; il paesaggio è decisamente differente dalla savana boschiva della Mkhaya Game Reserve.

Ad un certo punto, in lontananza, vediamo una fabbrica, che stona molto con l’ambiente circostante e, man mano che ci avviciniamo, sentiamo un odore di fermentazione; deduciamo che qui probabilmente lavorano la canna da zucchero.

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La strada è dritta e asfaltata e, soprattutto, in buone condizioni, quindi ci mettiamo poco a percorrere i km che ci separano dal confine tra Swaziland e Sudafrica e, in poco tempo arriviamo al Golela Border Post.

Quando parcheggiamo per fare le pratiche di uscita dallo Swaziland siamo da soli, lo stesso succede per l’ingresso in Sudafrica, siamo stupiti poiché questo è uno dei posti di confine più trafficato dello Swaziland, da qui transitano anche i tir che trasportano le merci; beh meglio così perché temevamo di perdere tempo prezioso in frontiera.

Da questo posto di frontiera siamo passati tanti anni fa, precisamente nel 2004, oggi stentavamo a riconoscerlo; all’epoca c’erano, da un lato e dall’altro, due casette di cemento un po’ fatiscenti, ognuna con due sportelli, uno per l’immigrazione e uno per la dogana dove veniva tutto scritto a mano, oggi invece ci sono due uffici enormi e tecnologici, quello dello Swaziland in particolare, è davvero impressionante, sia per dimensioni sia per efficienza.

Partiamo e seguiamo le indicazioni di Maps.me, sembrano esserci due differenti strade che portano alla uMkhuze Game Reserve: la prima prevede di proseguire per la strada principale, ma poi non ci è molto chiaro come sia la strada secondaria che si deve percorrere nell’ultimo tratto; l’altra strada, che è quella che vuole farci fare Maps.me, sembra una strada secondaria, siamo un po’ in dubbio ma decidiamo di seguire le indicazioni, vediamo dove finiamo, siamo in Sudafrica e le strade secondarie difficilmente sono un azzardo.

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La strada si arrampica sul lato di una montagna rocciosa molto scenografica e la vista da qui è spettacolare: sotto di noi alla nostra sinistra si trova un immenso lago con le acque verdi-azzurre.

La strada scende e sale un paio di volte, attraversando villaggi, finche poi non arriviamo nella cittadina di Jozini; noi ne approfittiamo per fare benzina e per comprare due o tre cose che ci servono e poi ripartiamo.

E’ incredibile, qui a Jozini c’è un traffico pazzesco, siamo rimasti imbottigliati per circa una decina di minuti; d’altronde c’è solo una strada principale, dove si trovano anche tutti i negozi e le attività commerciali, è ovvio che ci sia un po’ di caos.

Usciamo dalla cittadina e proseguiamo il nostro viaggio.

Ad un certo punto Maps.me ci fa abbandonare la strada asfaltata per svoltare su una strada sterrata; anche l’asfaltata sembra andare a uMkhuze, ma è più lunga, noi abbiamo preso una scorciatoia.

Questa strada serpeggia tra villaggi, piantagioni di banane e vegetazione lussureggiante; che pace e tranquillità, è una strada scenografica e bellissima, un Sudafrica inaspettato!

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Ogni tanto incontriamo qualcuno del luogo, a piedi o in bicicletta, che ci guarda e sembra pensare “Ma questi due da dove arrivano?” Non sappiamo se più per il fatto che di qui non passa mai nessuno oppure per il Dr. Livingstone che un po’ da nell’occhio.

E’ una strada meravigliosa, siamo contenti di aver seguito Maps.me, ci ha fatto scoprire un angolo di Sudafrica genuino, dove la vita scorre tranquilla, lontano dal traffico e dalla confusione.

La “nostra” strada si ricongiunge con la strada principale poco prima del gate orientale, l’Ophansi Gate, della uMkhuze Game Reserve.

La uMkhuze Game Reserve fa parte dell’area di iSimangaliso Wetland Park, un’enorme area protetta che è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1999, primo luogo in Sudafrica ad essere iscritto in questo elenco.

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Entriamo nella riserva attraverso un gate nuovo e molto di design, il paesaggio intorno a noi è bellissimo.

Come prima cosa andiamo a Mantuma, dove si trova la reception, lo shop e il ristorante take away; siamo venuti qui per fare check-in, stasera infatti dormiamo nel campeggio di eMshopi, che si trova in prossimità dell’omonimo gate occidentale.

Ci godiamo lo spettacolo del tramonto lungo la strada per il camping, questo è uno dei momenti più belli di un viaggio in Africa; quando arriviamo al camping scegliamo una posizione, non c’è praticamente nessuno e abbiamo quindi l’imbarazzo della scelta.

Ci piace moltissimo questa riserva, da quel poco che abbiamo visto oggi e non vediamo l’ora sia domani per esplorarla; ora però ci beviamo un bicchiere di vino di Casa Montini e ci dedichiamo al braai.

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