Safari nel Kruger tra Letaba, Olifants e Satara

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Stamattina, come sempre oramai, ci svegliamo presto; ci troviamo nel Parco Nazionale Kruger in Sudafrica, nel Letaba Rest Camp, facciamo colazione mentre il sole sta sorgendo.

Subito dopo prendiamo il nostro Dr. Livingstone, la nostra auto, e partiamo; siamo tra i primi ad uscire dal cancello del campo.

Imbocchiamo la H 1-5, un tratto della strada principale che attraversa tutto il Parco Nazionale Kruger da sud a nord; in questa zona si trova ancora parte della foresta di mopane, ma oggi ci spostiamo più a sud, e probabilmente ci lasceremo alle spalle il mopane e i colori caldi autunnali delle sue foglie.

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Nonostante ci troviamo su una strada principale, siamo da soli, probabilmente gli altri viaggiatori stanno ancora dormendo o si trovano in un’altra area del parco; meglio così, in questo modo abbiamo tutta questa meraviglia solo per noi.

Ci fermiamo a una pozza, qui c’è l’acqua, e dove c’è acqua c’è vita si sa; infatti qui sono presenti diversi uccelli acquatici, come l’airone golia (Goliath Heron), gli aironi cenerini (grey heron), le oche egiziane (egyptian goose), e le antilopi d’acqua (waterbuck), che, come suggerisce il loro nome, vivono presso le fonti di acqua.

Avvistiamo anche alcuni avvoltoi, sono appollaiati su alcuni rami e si guardano intorno, probabilmente stanno cercando qualche carcassa di animale dove potersi sfamare; ci sono sia i grifoni dorsobianco (white-backed vulture), sia gli avvoltoi orecchiuti (laped faced vulture) i miei preferiti, sono giganteschi e belli anche se un po’ spettrali a volte.

Vediamo diversi branchi di elefanti, alcuni esemplari hanno delle zanne particolarmente lunghe e spesse; che bello vedere che esistano ancora dei big tusker, nonostante siano costantemente nel mirino dei bracconieri.

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Durante il nostro safari lungo la H 1-5 incontriamo anche alcuni bufali e un branco di zebre che si sono recate ad una pozza di acqua per bere, una copia di sciacalli che si aggira furtiva, cercando cibo, e un bucorvo cafro (Southern ground hornbill) che cammina sul terreno, talvolta smuove il terreno con il grande becco per cercare di catturare qualche insetto.

Imbocchiamo la S 100, questa strada viene indicata come una delle migliori per gli avvistamenti di questa zona, è anche molto bella dal punto di vista paesaggistico, da un lato si trova una prateria aperta, mentre dall’altro è possibile vedere i grandi alberi della foresta fluviale che si trova lungo un corso d’acqua.

Percorriamo un po’ di km e, ad un tratto, vediamo in lontananza alcune macchine ferme, questo è un segno inequivocabile che c’è qualche avvistamento importante; ci avviciniamo cercando di capire cosa ci sia, ma lo sospettiamo ed infatti eccoli!

Ci sono alcuni leoni, due femmine ed alcuni cuccioli già grandicelli; sono appostati in prossimità di una pozza di acqua, sembrano rilassati ma si vede che stanno puntando alcuni gnu in lontananza.

Ad un certo punto arrivano delle zebre, probabilmente sono dirette alla pozza a bere ma, quando stanno per avvicinarsi, si accorgono della presenta dei leoni; si fermano ed aspettano cercando di capire se i felini sono intenzionati a spostarsi…

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Aspettano e aspettano ma i leoni non si spostano, anzi, si capisce chiaramente che le stanno aspettando per cercare di catturarle; dopo un po’ di tempo in cui zebre e leoni sono rimasti immobili a guardarsi reciprocamente, le zebre si vedono costrette a tornare sui loro passi e andare a cercare un’altra fonte di acqua chissà dove, sempre meglio che rischiare di diventare la cena dei leoni!

Anche alcune giraffe osservano i leoni in lontananza, sono restie a cercare l’acqua altrove, in questo periodo dell’anno le pozze sono quasi tutte asciutte, d’altronde non vogliono rischiare di essere catturate dai leoni mentre bevono, uno dei momenti in cui sono più vulnerabili, e alla fine anche loro si allontanano.

Restiamo lì un po’ ad osservare i leoni e gli altri animali e poi decidiamo di proseguire, tanto siamo certi che i leoni li ritroveremo esattamente qui fino al tramonto, possiamo eventualmente tornare più tardi.

Proseguiamo lungo la S 100 e vediamo alcuni elefanti che sono scesi nel letto del fiume, non c’è molta acqua, solo qualche pozza, ma è sufficiente per bagnarsi con il fango, mentre per bere scavano delle buche con le zampe per poi raggiungere l’acqua sotterranea con la proboscide, sicuramente è più pulita di quella che ristagna nelle pozze.

Imbocchiamo la S 41 e raggiungiamo l’area picnic, questa si trova in una posizione più elevata rispetto alla strada e il panorama non è affatto male; noi abbiamo preparato il nostro pranzo ieri sera, ma, volendo, avremmo potuto noleggiare la piastra a gas per cucinare al momento qualcosa.

Pranziamo godendoci il paesaggio e poi ripartiamo con il nostro Dr. Livingstone; prendiamo la S 37 e ci rechiamo al capanno di osservazione; c’è una pozza d’acqua e avvistiamo alcuni uccelli acquatici come gli aironi, alcune cicogne, le pavoncelle (lapwing), oltre ad alcune antilopi d’acqua (watebuck) e qualche coccodrillo che si crogiola al sole.

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Restiamo un po’ qui ad aspettare, il safari significa anche saper attendere con pazienza, ma questa volta la nostra pazienza non è stata premiata, non vediamo nient’altro, poco male, ci siamo comunque goduti questa scena.

Torniamo indietro e prendiamo la S 41, è nostra intenzione percorrerla tutta in direzione nord, per poi raggiungere il nostro campo di stasera, il Satara Rest Camp.

La strada attraversa una zona di savana aperta ma, nel primo tutto di strada, avvistiamo solamente qualche uccello, come i buceri o le averle; proseguendo lungo il nostro percorso avvistiamo un piccolo gruppo di giraffe, sembrano camminare in direzione di una pozza che si trova poco più avanti.

Quando arriviamo alla deviazione, svoltiamo a destra e raggiungiamo un punto di osservazione che si trova in prossimità di una diga, qui c’è molta acqua e quindi ci sono diversi animali: zebre, antilopi d’acqua (waterbuck), giraffe, elefanti che stanno bevendo o che si trovano in acqua; un piccolo paradiso verde dopo tanta terra arida.

Torniamo sulla S 41 e proseguiamo verso nord, abbiamo intenzione di andare a vedere le varie pozze che si trovano lungo la strada, alcune saranno inevitabilmente secche, ma magari altre ci riservano piacevoli sorprese.

Poco dopo infatti svoltiamo e prendiamo una pista che conduce a una pozza e vediamo in lontananza due auto ferme; ci avviciniamo lentamente per non spaventare qualunque animale stiano guardando.

Accanto alla pozza, un po’ nascosti tra i cespugli, ci sono alcuni leoni e, poco lontano da loro, si trova la carcassa di una giraffa, molto probabilmente devono averla sorpresa mentre beveva e l’hanno uccisa; non molto lontano dalla pozza e dai leoni, sdraiata nell’erba alta, c’è anche una iena maculata (spotted hyena), sembra da sola, ma, con questa vegetazione così alta, è difficile vedere se, poco più lontano, ce ne sono altre.

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Magari la iena, o le iene, stanno aspettando il momento buono per riuscire a sottrarre la preda ai leoni, stiamo lì un po’ per vedere se succede qualcosa ma né i leoni né la iena si muovono; decidiamo quindi di proseguire lungo la S 41 per vedere se avvistiamo altri animali, al limite poi, se abbiamo tempo, possiamo sempre tornare.

Lungo la strada troviamo un branco di elefanti che sicuramente provengono dalla diga dove siamo stati prima, sono infatti bagnati, chi fino alle zampe, chi fino al garrese (shoulder), chi completamente; sarà una nostra impressione ma gli elefanti, quando interagiscono con l’acqua, sembrano felici come bambini.

Percorriamo tutta la S 41, avvistando alcune antilopi, gli elefanti e le giraffe e, quando arriviamo all’incrocio con la S 90, visto che è ancora presto, decidiamo di tornare indietro alla pozza dei leoni per vedere se è cambiato qualcosa ma, quando siamo arrivati, abbiamo trovato la stessa scena che abbiamo lasciato, con la sola differenza che i leoni si sono sdraiati e stanno dormendo.

Probabilmente nelle prossime ore rimarranno lì immobili, quindi aspettiamo un po’ ma poi ripartiamo, percorriamo nuovamente la S 41 verso nord e poi prendiamo la S 90.

Qui troviamo ancora diversi elefanti, un gruppetto è sceso in un fossato tra i papiri; qui c’è un po’ di acqua, inoltre c’è anche dell’erba fresca e verde, quindi loro se ne stanno lì beati e sereni a mangiare, sono troppo belli.

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Altri invece si trovano in prossimità di un’altra pozza ma, anziché bere dall’acqua stagnante che si trova a terra, si allungano, estendendo la proboscide ed alzandosi talvolta sulle zampe posteriori, per prendere l’acqua direttamente dal grande serbatoio in cemento (reservoir) che alimenta la pozza stessa; sicuramente l’acqua qui è più pulita e loro, intelligenti come sono, certamente lo sanno.

Raggiungiamo la S 89, un breve tratto di strada che ci condurrà al nostro campo di stasera, il Satara Rest Camp.

Ad un certo punto transitiamo su un ponte basso che attraversa il fiume, il sole sta scendendo verso l’orizzonte, la sua luce calda, che si riflette nella poca acqua presente nel fiume e sulla vegetazione, è spettacolare; purtroppo il ponte è stretto ed è a senso unico alternato, quindi non ci si può fermare, decidiamo quindi di percorrerlo lentamente e, una volta arrivati sull’altra sponda, torniamo indietro.

In tutto lo percorriamo tre volte e scattiamo fotografie, il tramonto stasera è davvero spettacolare, mentre ci facciamo rapire da questa meraviglia della natura andiamo al nostro campo per rilassarsi un po’ e per degustarci un bicchiere di chardonnay di casa Montini per brindare alla giornata appena conclusa che ci ha regalato avvistamenti super.

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