Siamo arrivati al Parco Nazionale di Mapungubwe

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Dopo un viaggio di più di 500 km sulle strade sudafricane, siamo finalmente arrivati al Parco Nazionale di Mapungubwe, sono le 15,00 e siamo in perfetto orario in base al nostro itinerario.

Entriamo dall’ingresso principale del parco e andiamo subito a fare check-in, sia per l’ingresso al parco stesso, sia per le due notti che trascorreremo all’interno.

La ranger ci da le chiavi dello chalet e una mappa del parco, ci indica anche le cose principali da vedere, come la passerella che conduce a un punto di osservazione sul fiume Limpopo, i lookout sulla confluenza tra il fiume Limpopo e il fiume Shashe e due percorsi ad anello che sono percorribili solo con il 4×4; infine ci indica dove si trova il museo, il negozio e il ristorante.

Entriamo nel parco e, come prima cosa, andiamo subito a vedere il museo, visto che chiude alle 16:00; inoltre non è lontano dall’ingresso e quindi è perfetto visitarlo oggi.

Mapungubwe National park

Saliamo in auto, svoltiamo a destra e percorriamo qualche centinaio di metri; siamo già arrivati!

Parcheggiamo vicino al museo e ci dirigiamo verso la passerella che conduce all’ingresso; poco dopo arriva un gruppo di sudafricani che sta girando il parco con la bicicletta elettrica, beh in effetti in questo parco non ci sono i grandi felini quindi si possono praticare sport e girare liberamente in bicicletta o a piedi.

L’edificio del museo è molto bello con delle cupole di pietra molto scenografiche; dentro custodisce i ritrovamenti archeologici che sono stati rinvenuti nella zona del Parco Nazionale di Mapungubwe.

I ritrovamenti archeologici che sono stati fatti nella zona di Mapungubwe sono molto importanti poiché appartengono a una civiltà del passato di cui si hanno poche informazioni ma che era molto sviluppata ed intratteneva relazioni commerciali con altre popolazioni lontane; sono stati ritrovati infatti oggetti di provenienza cinese ed indiana.

I primi ritrovamenti archeologici sono stati fatti durante il periodo in cui in Sudafrica vigeva il regime dell’apartheid; il governo bianco, volutamente, ha tenuto nascosto i reperti trovati e la loro importanza storica poiché erano in contraddizione con la loro teoria secondo la quale i bianchi fossero più evoluti rispetto alle popolazioni indigene africane.

Mapungubwe National Park

Solo una volta caduto il regime venne reso noto al mondo questa scoperta.

Il museo è nuovo, è stato ultimato nel 2009, e mostra alcuni oggetti ritrovati in questa zona del Sudafrica tra cui il famoso rinoceronte d’oro, in realtà in origine era una statua di legno ricoperta da una lamina d’oro, ma, con il passare dei millenni, il legno si è consumato ed è rimasta solamente la lamina d’oro; sono presenti anche gioielli, utensili e oggetti vari che sono stati rinvenuti.

Nel percorso espositivo sono presenti delle tavole molto interessanti che illustrano la vita, gli usi e i costumi di questa popolazione, così come è stata ricostruita studiando i reperti che sono stati ritrovati.

Dal museo si accede a una terrazza presente sul tetto, da qui, attraverso un ponte, si raggiunge un sentiero; incuriositi ci chiediamo dove porti, beh c’è solo un modo per saperlo: andiamo a vedere!

Il terreno è molto arido, ci sono solo cespugli rinsecchiti e la terra è color mattone; proseguiamo per qualche decina di metri lungo il sentiero fino a quando, davanti a noi, si apre una vista spettacolare: una immensa piana con al centro una formazione rocciosa che ricorda un po’ la Monument Valley negli Stati Uniti: wow!

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La fatica sotto il sole per arrivare fino a qui è stata ampiamente ripagata.

Torniamo verso il museo, che nel frattempo ha chiuso, lo abbiamo visitato in tempo; facciamo ritorno verso la nostra auto, saliamo e ritorniamo verso il gate, per poi proseguire verso il Leokwe Camp, dove si trova il nostro cottage.

Il primo tratto di pista costeggia il recinto del parco ma, poco dopo, curva verso destra e si addentra sempre di più nel parco; iniziamo a vedere conformazioni rocciose molto scenografiche che, con la luce del sole, che sta scendendo verso l’orizzonte, sembrano quasi infuocate.

Ci fermiamo ad un lookout da dove si può ammirare la valle del fiume Limpopo, scattiamo qualche fotografia e poi proseguiamo il nostro tragitto.

La strada che porta al campo si insinua in un piccolo canyon, ma che spettacolo, ovunque intorno a noi ci sono rocce rosse, molte delle quali sono state erose da millenni di intemperie e agenti atmosferici e hanno assunto forme curiose; è divertente cercare di identificare forme conosciute come una rana, dei visi, un maiale e altro ancora.

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Arriviamo al campo poco prima del tramonto, in tempo per goderci il nostro primo sundowner; questo è uno dei momenti più belli e romantici e imperdibili di un viaggio in Africa.

Il cottage è spettacolare e molto grande: la struttura ricorda due capanne tradizionali connesse tra di loro, in una si trova la camera da letto con il bagno, mentre la doccia si trova all’esterno, nell’altra capanna invece si trova invece la cucina, la sala da pranzo e il divano; c’è anche un grande terrazzo con un braai gigantesco e una vista sulle rocce da togliere il fiato.

Ci mettiamo sul terrazzo a goderci un po’ di meritato relax, bevendo un bicchiere di croatina di Casa Montini, la nostra cantina di fiducia nell’Oltrepò Pavese; questo vino rosso rubino dal profumo intenso, persistente con cadenze fruttate di marasca è proprio quello che ci vuole per concludere questa giornata, si abbina perfettamente con i salumi, con la cacciagione, gli stufati e quindi noi lo degustiamo mentre mangiamo il biltong.

Il Parco Nazionale di Mapungubwe e il nostro cottage ci piacciono proprio!

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