Stanotte abbiamo dormito in un lodge nella zona del Lago Eyasi, qui vivono diverse popolazioni, alcune delle quali seguono ancora gli usi e i costumi tradizionali, rifiutando il progresso; ieri abbiamo visitato un villaggio dei Datoga ed è stato molto interessante, oggi invece andiamo a visitare un villaggio degli Hadzabe.
Gli Hadzabe vengono chiamati anche Bushmen, ossia abitanti del bosco, poiché vivono nella boscaglia; si trovano solo in Tanzania e sono molto pochi, tra i 700 e i 1.000 individui.
Parlano una lingua particolare con i “click”, come quella dei San e dei Nama; non è certo quale sia l’origine degli Hadzabe, è possibile che abbiano degli antenati in comune con queste popolazioni dell’Africa Meridionale o semplicemente, in passato, abbiamo avuto dei contatti, ma avendo solo una tradizione orale, molti fatti della loro storia sono andati perduti.
Sono ospitali anche se non possiamo comunicare con loro, in quanto loro parlano solamente la loro lingua e qualche parola di swahili, mentre noi parliamo sono inglese, è anche per questo motivo che abbiamo con noi una guida locale, Charles, che parla un po’ la loro lingua e che ci spiega come vivono.
Praticamente non hanno un vero villaggio, ma si riparano nelle grotte oppure costruiscono dei ripari, realizzati con la corteccia dei baobab, soprattutto durante la stagione delle piogge; non sono stanziali, ma si spostano sul territorio, ad esempio se cacciano una grossa preda, anziché portarla al “villaggio” sono loro che si spostano dove si trova la preda, per poterla mangiare.
In un villaggio vive più di una famiglia, costituiscono una sorta di clan, o gruppo, e il capo del clan, o del villaggio, è il cacciatore migliore.
Sono cacciatori e raccoglitori, uno dei pochi popoli ancora esistenti che vivono in questo modo.
Gli uomini vanno a caccia, utilizzando archi e frecce, alcune di queste hanno la punta in legno, altre in ferro e altre ancora vengono avvelenate con il veleno che estraggono dalla Rosa del Deserto o Adenium obesum (Desert Rose); solitamente cacciano al mattino presto oppure al tramonto, quando fa meno caldo.
Le donne invece raccolgono bacche, frutti e tuberi che trovano nella boscaglia; utilizzano dei legni per scavare oppure scavano a mani nude.
Durante la nostra permanenza al villaggio gli uomini ci mostrano come accendono il fuoco e come lanciano le frecce, mentre le donne ci fanno vedere come raccolgono i frutti e i tuberi e ce li hanno anche fatti assaggiare; raccolgono anche un tubero che sembra una barbabietola bianca che loro mangiano cruda.
Le donne, durante il giorno, restano separate dagli uomini e si mettono sedute a semicerchio, parlano tra di loro e vendono, a coloro che si recano qui in visita, qualche oggetto che realizzano, come le pipe per fumare il tabacco, altri oggetti in legno incisi con il fuoco, collane di corallini e archi in miniatura con le frecce.
E’ stata una bella esperienza e molto vera, non sono minimamente abituati alle visite, credo che qui si avventuri ben poca gente; e loro sono felici di accogliere i visitatori; la speranza è che non arrivi un turismo troppo numeroso che cambi il loro stile di vita.