In Viaggio verso il deserto del Kalahari

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Oggi dobbiamo partire dalla capitale Windhoek per spostarci verso sud, ma prima dobbiamo ritirare la macchina dal meccanico.

Ieri infatti abbiamo portato la nostra Toyota Hilux a fare un bel check-up, per controllare le ruote e ingrassare qualche ingranaggio, dopo tutta la sabbia dei giorni scorsi, ma soprattutto per saldare nuovamente il bullbar.

Si perché, nonostante lo avessimo già saldato all’uscita dall’Etosha, non ha retto alle vibrazioni delle strade sterrate namibiane e si è spaccato nuovamente, solo che la perdita di integrità della struttura ha fatto sì che si rompesse in altri due punti.

Un disastro a cui avevamo posto un rimedio temporaneo, utilizzando il nastro americano e una corda; ora invece il bullbar è stato riparato, le saldature sono state realizzate alla perfezione e sono stati aggiunti dei supporti per evitare che si verifichi nuovamente una rottura.

Ripartiamo con qualche “cicatrice di guerra” per il nostro Dottor Livingstone che lo rendono un po’ più vissuto.

Con la macchina tornata come nuova usciamo da Windhoek e ci dirigiamo verso sud, il deserto del Kalahari e il Parco Transfrontaliero del Kgalagadi ci aspettano.

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Qui la strada è asfaltata e noi procediamo spediti, le curve si contano sulle dita di una mano e gli spazi sconfinati intorno a noi ricordano un po’ l’Australia.

Arriviamo nel punto in cui il tropico del Capricorno attraversa la Namibia, ci fermiamo per le foto di rito con il cartello che indica l’esatto punto dove passa il tropico; il cartello è ricoperto di adesivi di coloro che sono transitati di qui, quindi decidiamo di aggiungere anche il logo del nostro sito, ma non è facile trovare un angolo libero, senza coprire la scritta o gli altri adesivi.

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Lì sotto al cartello incontriamo due ragazzi emiliani, che stanno facendo un tour in moto, le due grosse BMW con cui viaggiano sono in grado di affrontare agevolmente le strade sterrate e le piste: buon viaggio!

Riprendiamo il nostro viaggio verso Mariental, qui facciamo rifornimento e poi ripartiamo; dopo pochi chilometri svoltiamo verso est e salutiamo l’asfalto che incontreremo di nuovo solo tra un po’ di giorni, quando saremo in Sudafrica.

Lo sterrato è in ottime condizioni e questo ci consente di guidare ad una velocità sostenuta; man mano che procediamo le dune di sabbia, a lato della strada, diventano sempre più alte e la sabbia passa da un color oro ad un rosso-arancione intenso.

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Lungo la strada vediamo diverse fattorie, in molte di queste ci sono cavalli, bovini e pecore e i locali girano a cavallo o a bordo di Dune Buggy; alcune fattorie invece ospitano animali selvatici, soprattutto antilopi.

Il paesaggio è affascinante, la sabbia cerca di prendere il sopravvento su tutto e il profilo dell’orizzonte viene interrotto solo da qualche mulino a vento, che fornisce energia ai pozzi per estrarre l’acqua.

Arriviamo all’incrocio dove dobbiamo svoltare a sinistra, per raggiungere il nostro campeggio, e veniamo fermati da due poliziotti apparsi dal nulla, sembrano più curiosi che altro, ci chiedono da dove arriviamo e confermano che il nostro campeggio è a pochi chilometri, poi ci salutano augurandoci buon viaggio.

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Il campeggio si trova di fronte a un lodge molto bello, anche se lo stile sembra più quello del sudovest degli Stati Uniti anziché africano, ha anche una piscina e ristorante che possiamo utilizzare.

Il terreno che ospita il campeggio è un rettangolo di prato incredibilmente verde, che contrasta molto con il deserto circostante; la cosa ancora più bella è che siamo gli unici ospiti, abbiamo tutto questo spazio solo per noi.

Il lodge ha un ampio terreno destinato a fattoria dove ospitano numerose specie di animali selvatici, come springbok, springbok neri, antilopi nere (sable) e nyala.

Le antilopi si muovono liberamente e, attratte dall’erba verde e fresca, si avvicinano e girano per il campeggio, è bello osservarle così da vicino in un contesto insolito rispetto a un parco nazionale, è molto emozionante.

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