Stamattina ci alziamo con un po’ più di calma, alle 6,30, e ci prepariamo la colazione all’aperto, non fa certamente caldo, ma il sole è già sorto e, anche solo psicologicamente, sembra meno freddo.
Sistemiamo l’auto e partiamo, oggi lasciamo il Parco Nazionale di Etosha e ci dirigiamo verso ovest, fino a raggiungere l’Oceano Atlantico e la famigerata Skeleton Coast; qui in passato, ma anche oggigiorno, diversi vascelli e pescherecci sono naufragati a causa delle forti correnti marine.
Percorriamo la strada C38 che ci porta a Otijo, qui, dopo aver fatto benzina, svoltiamo verso ovest, imboccando la C39; questa strada è asfaltata fino alla cittadina di Khorixas, dopo di che bye bye asfalto e benvenuti sulle strade sterrate della Namibia.
La strada è molto panoramica, passa attraverso la Foresta Pietrificata (Pietrified Forest), la Doro Nawas Conservancy, dove vivono i rarissimi elefanti del deserto; questi elefanti non sono una specie a parte, ma sono gli elefanti di savana che si sono adattati a vivere in questo luogo molto arido, modificando alcune loro abitudini.
La strada corre tra colline e promontori, sono montagne antichissime che si sono, in buona parte, sgretolate ne corso dei millenni; in certi punti ricordano la Monument Valley negli Stati Uniti.
Devo dire che, purtroppo, le strade sterrate namibiane sono peggiorate, sono sempre state ben tenute e lische, tanto che spesso sembrava di guidare sull’asfalto, mentre questa strada è tutta corrugata e la macchina vibra tantissimo.
Non è la prima volta che passiamo di qui, ma negli ultimi anni è peggiorata molto, un peccato perché di qui passano diversi turisti.
Il paesaggio e i colori della terra cambiano in continuazione, noi procediamo facendo tantissime fotografie, è davvero spettacolare, peccato per la strada che è talmente mal messa che facciamo fatica a tenere l’auto in strada.
Finalmente arriviamo a Bergsig, la C39 qui svolta verso occidente e ci porterà fino alla Skeleton Coast; il fondo stradale qui è in migliori condizioni e possiamo procedere più spediti, siamo molto contenti perché non ne potevamo più di tutto quel tremolio.
Dopo pochi chilometri, arriviamo a Springbokwasser, qui si trova uno dei cancelli di accesso alla Skeleton Coast; ci registriamo, paghiamo il permesso per entrare e poi varchiamo il cancello: siamo ufficialmente nella Skeleton Coast, il deserto costiero che, da sempre, è il terrore per chi si avventura da queste parti, sia via terra sia via mare.
La strada procede diritta verso l’oceano per circa 50km, all’orizzonte già vediamo la nebbia tipica della costa della Namibia: la corrente marina del Benguela, molto fredda, in contrasto con la temperatura più elevata dell’aria riscaldata dal sole, fa si che lungo la costa ci sia sempre la nebbia o le nuvole.
Il panorama è meraviglioso, ai lati della strada ci sono alcune colline erose, nel corso dei millenni, dagli agenti atmosferici, alcune dune sabbiose e, qua e là, qualche ciuffetto di vegetazione che, nonostante tutto, riesce a sopravvivere in questo luogo desolato.
Arriviamo sulla costa e di fronte a noi si apre la vista sull’Oceano Atlantico e sulle sue possenti onde che si infrangono con forza sulla spiaggia; la nebbia rende ancora più cupa l’atmosfera, è di un fascino indescrivibile.
Qui noi prendiamo la C34 svoltando a destra in direzione di Terrace Bay.
Il paesaggio cambia in continuazione, dune di sabbia, rocce, qualche laguna salmastra, alcune macchie di vegetazione; domani quando percorreremo tutta la strada costiera ci fermeremo a fare le fotografie e ad osservare meglio, ma già così ci piace moltissimo.
Dopo circa una trentina di chilometri arriviamo finalmente a Terrace Bay, questo è l’ultimo luogo raggiungibile via terra della Skeleton Coast, per procedere oltre si deve prendere un volo, non è consentito, infatti, procedere in auto.