Lo sai che le zebre in realtà sono nere?

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Le zebre sono tra gli animali più riconoscibili della savana africana, grazie al loro mantello a strisce bianche e nere.

Proprio il loro particolare manto fa nascere la domanda: ma le zebre sono nere a strisce bianche o bianche a strisce nere?

In realtà le zebre sono nere a strisce bianche!

Come lo sappiamo? La genetica ci fornisce questa risposta.

Lo schema a strisce è il risultato della pigmentazione selettiva, i pigmenti che colorano la pelliccia vengono prodotti dalle cellule della pelle, i melanociti, e alcuni specifici messaggeri chimici che sono responsabili della regolazione mentre i melanociti conferiscono il pigmento alla pelle della zebra. 

Il modello della colorazione di ciascuna zebra è determinato durante la fase embrionale, prima che la zebra nasca, gli embrioni di zebra sono completamente neri, le strisce bianche compaiono durante l’ultimo stadio embrionale.

Il colore risulta dal processo di attivazione del pigmento, ci colore nero, e l’attivazione dell’inibizione, di colore bianco o meglio dalla mancanza di pigmento. 

Ciò significa che il nero è il vero colore del pelo della zebra mentre le strisce bianche sono semplicemente aree prive di pigmentazione, inoltre va sottolineato che anche la pelle della zebra sotto al pelo è nera.

Sono stati condotti diversi studi in merito alla funzione delle strisce della zebra, gli esiti di queste ricerche a volte sono contrastanti, soprattutto in merito al fatto che il mantello striato serva o meno a termoregolare l’animale.

Effettivamente si è verificato che la temperatura esterna misurata su una zebra era di circa 29 gradi contro i 32 registrati su un alcefalo (hartebeest) a parità di condizioni.

Una spiegazione di questa differenza di temperatura potrebbe essere dovuta al fatto che la parte bianca del pelo riflette il 70% dei raggi solari che invece vengono assorbiti dalle strisce nere; si pensa addirittura che la differenza tra l’aria più calda sopra alle strisce nere e quella più fredda su quelle bianche, provocherebbe piccoli vortici d’aria in grado di raffreddare la pelle, regolando così la temperatura corporea, una sorta di condizionatore portatile; ma ad oggi, come dicevamo, le ricerche non sono ancora state in grado di confermare definitivamente queste teorie.

Quello che è certo è che il manto delle zebre è differente da un esemplare all’altro, un po’ come le nostre impronte digitali, e avrebbe anche il compito di rendere possibile il riconoscimento tra gli animali, anche in presenza di molti esemplari, e facilita le interazioni sociali tra gli esemplari.

Le strisce hanno anche una funzione difensiva nei confronti dei predatori creano un effetto visivo che confonde la vista in differenti situazioni.

Grazie al fatto che le zebre vivono in grandi branchi, quando sono vicine le une alle altre appaiono agli occhi dei predatori come una massa indistinta di strisce e questo li confonde e li scoraggia dall’attaccarle, le strisce forniscono così protezione contro i predatori.

Inoltre se una zebra isolata viene attaccata da un predatore scappa correndo cambiando spesso direzione, questi cambi di direzione unitamente al movimento delle strisce crea una confusione visiva nei predatori che non riescono a mettere a fuoco la preda.

Purtroppo per le zebre non sempre questi elementi sono sufficienti a fuggire all’attacco dei predatori quali i leoni e le iene.

Ricerche recenti dimostrano anche che le strisce di una zebra potrebbero servire per tenere a bada gli insetti nocivi, il modello cromatico della pelliccia della zebra sembra sottrarsi ai sistemi visivi delle mosche.

Il manto a strisce confonde infatti la mosca tse-tse, gli occhi sfaccettati dell’insetto infatti non le danno la possibilità di percepire la prospettiva e quindi di distinguere una sagoma con le strisce; infatti riflettendo la luce in maniera discontinua le zebre risultano invisibili agli occhi di queste mosche.

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