Gli Aari, o Ari, sono la popolazione più numerosa tra tutti i gruppi etnici presenti nella Valle dell’Omo in Etiopia, il loro territorio si estende dal confine settentrionale del Parco Nazionale di Mago fino alle terre a nord della città di Jinka, la capitale Ari.
Gli Ari sono circa 120.000 individui, parlano una lingua omotica che presenta nove dialetti; la loro struttura sociale prevede la divisione in nove tribù indipendenti l’una dalle altre, ogni trivbù è strutturata in clan.
Il popolo Aari vive negli altopiani attorno a Jinka, occupano il più grande territorio di tutte le tribù dell’area e il loro sistema economico si basa sull’agricoltura.
Le terre Ari sono fertili e ricevono una grande quantità di piogge e raramente soffrono la siccità, questa condizione favorevole permette agli Ari di coltivare diversi tipi di piantagioni, i raccolti principali sono: cereali, caffè, frutta, fagioli, cardamomo, enset e miele.
Anche i pascoli sono rigogliosi e gli Ari posseggono grandi mandrie di bestiame e numerosi asini, che utilizzano per trasportare le merci nei mercati della zona.
Il territorio degli Ari è suddiviso in nove unità territoriali indipendenti, ognuna di queste viene gestita dal un leader spirituale tradizionale, che si chiama Babi, e dal suo assistente spirituale, che si chiama Godmi; queste due figure svolgono un ruolo importante nella vita del popolo Ari.
La maggior parte degli Aari pratica ancora la religione tradizionale, che prevede la venerazione degli antenati, inoltre credono in una serie di leggende che spiegano l’origine dei vari clan, da un certo fiume, montagna, albero, ecc..
La malattia, l’infertilità e la morte sono spesso attribuite al risentimento di un parente defunto, per placare la sua ira gli Ari offrono in sacrificio una pecora.
Quando una persona muore, una pecora viene macellata e il suo intestino viene letto e interpretato dal divinatore per capire la causa della morte, solitamente è il figlio maggiore della generazione più anziana che esegue i riti per tutto il clan.
Oltre ad essere abili agricoltori gli Ari hanno una grande tradizione nei lavori artigianali, le donne sono famose per la lavorazione delle ceramiche e per intrecciare i cesti, inoltre producono una locale bevanda alcoolica; gli uomini invece sono esperti fabbri, conciatori e intagliatori del legno.
Gli artigiani appartengono a un lignaggio chiamato Mana, tradizionalmente costoro venivano disprezzati dagli altri lignaggi e non potevano sposarsi con individui che appartenevano al loro lignaggio.
Le capanne del popolo Ari hanno il tetto in paglia mentre le pareti sono decorate con splendidi affreschi, la pittura viene realizzata dalle donne che prima intonacano le pareti delle loro case con il fango ed in seguito decorano con motivi e stili differenti, i colori sono tutti naturali; la parola per identificare i dipinti murali degli Ari è bartsi che significa “dare bellezza”.
Ogni donna ha un proprio stile personale di pittura e, oltre a dipingere modelli e motivi diversi, utilizzano materiali, utensili e colori differenti per dipingere, ad esempio usano le dita, le piume di gallina o i bastoncini ricavati dalle piante di igname, mentre i colori che si trovano sulle case sono fatti di il carbone vegetale, la cenere, il terreno, lo sterco di vacca a cui viene sempre aggiunta dell’acqua.
Tradizionalmente le donne Ari indossavano gonne decorate con perline colorate e realizzate utilizzando le foglie dell’enset, la falsa banana; indossavano anche molti gioielli come orecchini, cinture fatte in perline, bracciali colorati e collane.
La pratica della scarificazione e del body painting era parte della cultura Ari ed era molto diffusa nel passato, ora questa tradizione si sta perdendo sempre più.
Gli Aari generalmente non praticano le mutilazioni dei genitali femminili, né la circoncisione maschile; gli uomini Ari, proprio come gli uomini della maggior parte delle tribù della Valle dell’Omo, possono sposare tutte le donne che vogliono purché possano pagare il prezzo imposto dalla famiglia della sposa.