L’Enset è una pianta indigena dell’Africa Tropicale, il suo nome scientifico è Ensete ventricosum ma è conosciuta come banana etiopica o falsa banana, è una pianta sempre verde, più alta e più spessa rispetto alla pianta di banana ma i suoi frutti non sono commestibili, fiorisce una volta sola dopo di che muore.
Ogni pianta impiega dai quattro ai cinque anni per maturare.
La falsa banana presenta uno pseudo fusto che assomiglia ad un tronco ma in realtà è formato dalle guaine delle foglie strettamente sovrapposte, questa parte della pianta continua a crescere in altezza e raggiunge la sua massima altezza quando nasce l’infiorescenza.
Le sezioni delle guaine fogliari gonfie, che crescono sotto il terreno, formano i cormi, queste parti, unitamente allo pseudo fusto, rappresentano la parte edibile della pianta.
L’enset rappresenta un alimento base tradizionale nelle zone densamente popolate del sud e del sud-ovest dell’Etiopia e i Dorze sono tra le popolazioni che praticano una coltivazione intensa di queste piante e ne utilizzano ogni loro parte.
La falsa banana presenta diversi vantaggi, richiede poca cura, resiste alla siccità, può essere raccolta in qualsiasi momento dell’anno e in qualsiasi fase del suo sviluppo, anche quando è immatura; inoltre per diversi anni ha una resa più alta di qualsiasi altro cereale, inoltre la polpa che se ne ricava può essere conservata per lunghi periodi.
Le grandi foglie raccolgono l’acqua piovana favorendone la diffusione al suolo e prevenendo l’erosione.
Dall’enset si ricavano una polpa ed un succo ricchi di energia che vengono utilizzati per preparare i piatti tradizionali dei Dorze.
Le guaine delle foglie vengono tagliate dalla pianta e successivamente raschiate, con un utensile realizzato in bambù, ottenendo una polpa fibrosa ricca di amido, questo polpa viene pressata per rimuovere il succo, chiamato bulla, che viene utilizzato per cucinare un piatto simile al porridge.
La polpa invece viene posta in una fossa nel terreno per fermentare, gli uomini scavano buche di circa 3 metri di profondità e 2 metri di diametro, riempiono il fondo di pietre che servono per il drenaggio dell’acqua, la pasta viene ricoperta con le foglie di enset e pressata con altre pietre per favorire la perdita dei liquidi.
La fermentazione sotterranea dura per un periodo che va dalle 2 settimane ai 18 mesi, il prodotto che se ne ottiene si chiama il kocho ed è una sorta di farina che viene utilizzata per produrre un pane piatto simile ad una piadina.
La raccolta delle foglie dovrebbe avvenire in prossimità della comparsa dell’infiorescenza se si desidera produrre il kocho, poichè le foglie devono avere un alto contenuto di amido e questo è più probabile che accada nel momento in cui la pianta ha l’infiorescenza.
Mentre se si vuole cucinare l’amicho, ossia un piatto che prevede che i cormi freschi siano cotti come patate, questi dovrebbero essere raccolti in una fase precoce rispetto alla presenza dell’infiorescenza.
Dopo aver estratto la polpa per il kocho, quello che resta delle guaine delle foglie può fornire fibre di buona qualità per produrre corde, cestini, stuoie, tappeti e sacchi.
Oltre al cibo, l’enset fornisce un prezioso alimento per il bestiame, in periodi di siccità le foglie, e talvolta anche i cormi, possono essere un prezioso mangime per gli animali che non trovano sufficiente cibo nei pascoli.
Infine le foglie di enset vengono utilizzate per realizzare il tetto delle capanne, vengono tagliate in strisce che vengono successivamente intrecciate tra loro.