Lungo le sponde del Fiume Omo, nel sud dell’Etiopia, quasi al confine con il Kenya, si trova il territorio del popolo Dassanech.
I Dassanech hanno saputo adattarsi a vivere in condizioni piuttosto estreme; questa zona della Valle dell’Omo infatti ha un clima semi-desertico e la possibilità di coltivare dipende dalla piena del fiume; quando le acque raccolte sulle montagne giungono qui e allagano i campi a ridosso del fiume depositano un fertile limo su una terra arida con scarsissima vegetazione e con temperature elevate durante tutto l’anno.
Conoscendo quanto il clima sia inclemente e arido si capisce come uno dei luoghi più importanti all’interno di un villaggio Dassanech viene chiamato “la grande ombra”; questo è il luogo dove gli anziani e i capi villaggio si ritrovano per discutere e prendere le decisioni.
La grande ombra è solitamente si trova alla base di uno dei rari grandi alberi presenti in quest’area, è una zona vietata alle donne e ai ragazzi che non sono ancora entrati a far parte della classe di età degli anziani.
Quando una moglie deve parlare col marito deve invitarlo ad uscire dalla grande ombra, non può per nessuna ragione violare quella barriera immaginaria ed entrare in questo luogo.
Nel villaggio sono presenti anche alcune aree che vengono denominate piccole ombre, qui i bambini possono giocare mentre le donne trovano sollievo dai caldi raggi del sole.
Le piccole ombre vengono realizzate costruendo una capanna semicircolare intrecciando i rami, sono alte circa un metro e mezzo e vengono ricoperte con la paglia.
All’interno del villaggio esistono anche altri luoghi di ritrovo collettivi, questi sono più grandi delle piccole ombre, qui le persone si ritrovano per celebrare feste e cerimonie, o banalmente per scambiarsi dei prodotti acquistati nel vicino mercato.
Questi luoghi sono delle tettoie di legno, ricoperte con erba e foglie, che offrono un luogo fresco dove svolgere le attività.
Il villaggio Dassanech viene racchiuso all’interno di un recinto di rami che protegge le numerose capanne, i recinti per gli animali e le zone ombreggiate.
Le capanne sono basse e hanno la forma a cupola, vengono realizzate intrecciando rami che successivamente vengono ricoperti con pelli animali durante la stagione delle piogge e con paglia e foglie durante la stagione secca.
Anche se le capanne siano ben ventilate, la temperatura all’interno è elevata durante il giorno, quindi le persone preferiscono trascorrere le ore diurne all’aperto, nelle piccole ombre o sotto alle tettoie collettive.
Recentemente le pelli e la paglia hanno lasciato il posto a lastre in lamiera che hanno il pregio di durare a lungo e di riparare dall’acqua ma hanno lo svantaggio di surriscaldarsi sotto il sole e aumentare ulteriormente la temperatura all’interno delle capanne.
L’utilizzo della lamiera è stato dettato anche dal fatto che i Dassanech hanno sempre meno capi di bestiame, in conseguenza delle sempre più difficili condizioni di vita e della difficoltà di trovare pascoli adeguati.
I Dassanech, a differenza di molte tribù africane, cucinano sempre all’interno della capanna poiché ritengono che, sia il cucinare sia il mangiare, siano azioni private e come tali devono essere tenute nascoste da occhi indiscreti; questa è una pratica che li accomuna con i Masai di Kenya e Tanzania.
I Dassanech sono poligami, un uomo può sposare quante donne vuole purché sia in grado di mantenerle; se un uomo sposa più donne, ogni moglie dovrà avere la propria capanna, dove vivrà con i propri figli, mentre il marito si sposterà da una capanna all’altra.
Ogni famiglia, oltre alle capanne delle mogli, avrà anche un recinto dove vengono radunati gli animali durante la notte; questi sono recinti semplici, realizzati con pali di legno, infatti servono solamente per contenere gli animali in modo che non vaghino per il villaggio.