La storia della Riserva delle otarie del capo di Cape Cross

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Cape Cross, in Namibia, venne scoperta nel 1486 dal portoghese Diego Cao, esploratore e navigatore che, su mandato di Re Joao II di Portogallo, stava cercando una rotta via mare per raggiungere le Indie.

Diego Cao affrontò una prima spedizione, durata sei anni, nel 1482; durante questo viaggio, lungo le coste occidentali del continente africano, raggiunse un luogo denominato Monte Negro, conosciuto oggi con il nome di Cabo de Santa Maria, in Angola, a circa 150 km a sud dell’odierna Benguela.

Durante il suo secondo viaggio, dal 1484 e il 1486, si spinse ancora più a sud e, nel gennaio 1486, raggiunse l’odierna Cape Cross; fu il primo europeo che esplorò questa zona.

L’esploratore Diego Cao ha anche eretto due croci di pietra, padrao in portoghese, nei luoghi dei suoi sbarchi: una venne eretta a Monte Negro, l’altra proprio a Cape Cross, che deve il suo nome proprio a questa croce.

I portoghesi erano soliti costruire croci nei luoghi in cui approdavano; queste croci avevano differenti funzioni: simbolo della cristianità, documentare il possesso di un territorio e un punto di riferimento per le altre navi che passavano in quei luoghi.

Cape Cross era il punto più a sud mai raggiunto da un europeo, solo in seguito Bartolomeo Diaz fu il primo esploratore europeo a doppiare il Capo di Buona Speranza, nel 1488.

La croce, eretta da Diego Cao, era costituita da un pilastro in pietra sormontato da una croce, posizionata proprio per rivendicare il territorio; da quel momento questo luogo venne nomimato “Cabo de Padrao” che significa “Capo della Croce”, o “Cape Cross” in inglese.

Dopo due anni dall’approdo a Cape Cross l’equipaggio fece ritorno in patria senza il proprio capitano; tutti documenti relativi alla spedizione andarono persi in un incendio, e alcuni archeologi cercarono di scoprire cosa fosse successo a Diego Cao e dove fosse ubicato, tutti concordano che molto probabilmente si sia addentrato in quello che ora è il Parco Nazionale di Sperrgebiet, il motivo per cui ritengono probabile questa ipotesi è che vennero ritrovati alcuni oggetti che probabilmente gli appartennero e diverse monete d’oro.

La inospitale costa della Namibia non suscitò l’interesse dei successivi esploratori e la croce di Diego Cao rimase lì dimenticata finché i tedeschi non giunsero sul territorio namibiano tra il 1883 e il 1884.

Raven, capitano della fregata Wolf, posizionò una bacheca di legno a Cape Cross, negli anni seguenti a quell’episodio crebbe l’interesse a sviluppare in questo luogo un porto, di conseguenza aumentò la presenza di europei.

Nel 1893, Becker, il capitano della nave ammiraglia Falke, che stava cercando un approdo migliore rispetto a Swakopmund, trovò la croce portoghese, la rimosse e la portò a Douala in Cameroon, da dove venne poi trasferita sul piroscafo Stettin che la trasportò a Wilhelmshaven in Germania.

Guglielmo II, imperatore di Germania, fece realizzare una replica e, il 23 gennaio 1895, la fece posizionare a 15 metri dal luogo in cui si trovava la croce originale; successivamente la croce originale venne trasferita a Berlino nel Museo della Tecnologia.

Il luogo dove sbarcò Diego Cao venne dichiarato monumento nazionale il 1° novembre 1968 e, nel 1980, il Direttore del Museo Statale di Windhoek si attivò per erigere una replica della croce a Cape Cross: una nuova croce in dolerite, una pietra originaria della Namibia, venne posizionata nel punto esatto dove si trovava la croce di Diego Cao e venne inaugurata l’11 ottobre 1980.

Vennero realizzate anche 3 piattaforme circolari; mentre nel 1986, in occasione della commemorazione dei 500 anni dello sbarco dell’esploratore portoghese, vennero posizionate delle pietre su cui vennero incise alcune informazioni, una su ogni piattaforma e una in prossimità della croce.

Negli anni sia il Portogallo sia la Namibia hanno esercitato pressioni alla Germania affinché restituisse la croce originale, ma Berlino si è sempre rifiutata di riportare la croce in Namibia; anche dopo l’indipendenza della Namibia, quando il primo presidente namibiano, Sam Nujoma, cercò in prima persona di riavere la croce portoghese.

Molte navi sono naufragate lungo la costa namibiana, in prossimità di Cape Cross e lungo tutta la Skeleton Coast, da quando Diego Cao solcò queste acque secoli prima; sono ancora visibili alcuni relitti delle imbarcazioni sfortunate, nonostante questi vengano erosi dalla salsedine, dagli agenti atmosferici e, talvolta, vengano rimossi.

Le otarie del Capo vennero avvistate per la prima volta nel 1884 al largo della costa del Sudafrica, l’avvistamento è stato registrato sul diario di bordo (log book) di una imbarcazione tedesca, la Mowe.

Negli anni e decenni seguenti le otarie del Capo iniziarono ad essere cacciate per la loro carne e per la pelliccia. 

Nel 1895 si scoprì inoltre che il guano degli uccelli acquatici, che si cibano prevalentemente di pesce, poteva essere utilizzato come fertilizzante una volta che veniva essiccato; alcune persone iniziarono a stabilirsi nella zona di Cape Cross per occuparsi della raccolta di questo fertilizzante naturale; “guano” è una parola di origine Inca e letteralmente significa: mix di gusci di uova, piume e escrementi di uccelli.

I tedeschi costruirono una ferrovia, la prima in Namibia, lunga circa 20 km, trainata da una locomotiva e dagli asini, appositamente per trasportare il guano degli uccelli e le pelli delle otarie del Capofino al porto, dove venivano imbarcate sulle navi per l’Europa; oggi si vede ancora, in qualche punto, la traccia dei binari.

Il guano, oltre ad venire utilizzato come fertilizzante, era anche un componente usato per costruire esplosivi.

Due anni di sfruttamento di questo territorio, da parte di una azienda inglese, è costata la vita a 92 uomini, il motivo è da ricercarsi nelle precarie condizioni in cui costoro erano costretti a vivere, dovute all’ambiente e agli approvvigionamenti di cibo ed acqua irregolari; in seguito iniziarono ad approvvigionarsi di acqua potabile facendo condensare l’acqua del mare.

Queste persone erano dedicate alla raccolta del guano e alla caccia alle otarie del Capo; durante il primo anno di attività raccolsero 6.000 tonnellate di guano e 2.500 pelli di otarie.

Nel 1903 lo sfruttamento del guano si esaurì e la colonia di otarie del Capo si era talmente ridotta di numero che le attività economiche cessarono.

Ora quello che resta di quelle attività del passato è qualche pezzo di metallo arrugginito e un cimitero, con circa 100 tombe, in prossimità della reception della Riserva di Cape Cross.

Il guano era considerato un bene così prezioso da essere stato soprannominato “oro bianco”; ancora oggi viene raccolto dalle piattaforme al largo della costa della Namibia.

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