La riserva dell’Oti-Mandouri, o Riserva Faunistica di Mandouri e il Fossato di Dung, si estende nella zona della valle del fiume Oti su una superficie di 1.878,40 kmq; confina a nord con il Burkina Faso e ad est con il Benin, dove, la riserva del Mandouri, è adiacente alla grande riserva naturale e Parco Nazionale di Penjari.
La riserva naturale di Oti-Mandouri si trova nella Regione di Savana, a cavallo delle prefetture di Kpendal e di Oti; questa riserva ha un ruolo molto importante poiché costituisce un corridoio fondamentale per la migrazione degli elefanti.
Questa vasta pianura boschiva, costellata di stagni naturali, è un’area che potrebbe, in futuro, diventare un’area in grado di attrarre molti visitatori, anche se oggi è ancora quasi sconosciuta alla maggior parte dei visitatori; la superficie comprende anche la Fosse Sacrée de Doung, la Fossa di Dung, un pozzo sacro dove dimorano gli spiriti.
Le strutture turistiche presenti nel parco sono piuttosto spartane, ma oggi nel parco è in corso un’attività di riqualificazione, dopo che questo venne invaso dalle popolazioni locali, in fuga dalla guerra civile.
La sua vicinanza alle altre aree naturalistiche, che costituiscono il complesso WAPO, in Benin, Burkina Faso e Niger, giustifica gli sforzi, che sono stati effettuati, per ripristinare l’habitat di questa area, che costituisce un corridoio migratorio molto importante degli elefanti e di altri mammiferi, e che collega il complesso OTK e le altre aree del complesso WAPO.
La riserva venne creata il 25 aprile 1977 nella zona in cui era presente la foresta classificata di Borgou; i biomi presenti sono costituiti da savana arbustiva, savana boscosa, da foresta a galleria.
Qui si trovano diverse specie di piante come l’Afzelia africana, l’ebano africano o Diospyros mespiliformis (jackalberry), la Khaya senegalensis, il karitè o Vitellaria paradoxa, il nerè o Parkia biglobosa, una pianta che appartiene alla famiglia delle mimose (African locust bean), e i Combretum.
La vegetazione erbacea è composta da erba del Gambia o Andropogon gayanus (Gamba Grass) e da alcune graminacee come la Hyparrhenia rufa (jaragua grass) e la Hyparrhenia cylindrica
Sono presenti molte piscine naturali e fiumi importanti, che consentono un abbondante e diversificata avifauna, qui, nei mesi compresi tra novembre e marzo, si trovano numerosi uccelli migratori paleartici.
Il parco è stato classificato come Important Bird Area (IBA).
Prima per essere invaso dalla popolazione, nel parco vivevano numerosi mammiferi, che, successivamente, proprio per sfuggire al conflitto uomo-animale, si sono spostati nei territori del vicino Parco Nazionale di Pendjari.
Recentemente gli insediamenti umani sono stati traslocati all’esterno dei confini del parco e quindi gli animali stanno progressivamente ritornando, si possono ammirare il Kob de Buffon, il duiker di Grimm, il bufalo di foresta, il babbuino, l’eritrocebo (Patas monkey), il cercopiteco verde (vervet monkey), il facocero (warthog), l’ippopotamo, l’elefante e alcuni piccoli predatori come lo sciacallo.
Il parco è un esempio di successo di riqualificazione di un’area, che era stata pesantemente danneggiata dal bracconaggio, dalla carbonizzazione e dall’insediamento umano.
Il programma di riabilitazione delle aree protette ha promosso molte campagne di sensibilizzazione, presso le popolazioni locali, e ha incentivato regolari sessioni di lavoro da parte le autorità amministrative; questo ha portato ad una maggiore consapevolezza da parte delle popolazioni locali al punto che alcuni villaggi si sono spostati volontariamente e si sono stabiliti oltre i confini del complesso.
Un censimento aereo, per il controllo delle popolazioni di elefanti nel complesso WAPO e OKM, testimonia la riqualificazione della parte vegetativa e il conseguente e progressivo ritorno degli animali.
Un safari in questo parco è un’occasione per ammirare gli animali, ma soprattutto per aiutare a riqualificare un luogo importante, nel villaggio di Mandouri si trovano guide preparate che possono far conoscere il parco.