I Samburu sono un popolo di origine nilotica, sono pastori semi-nomadi e vivono al centro-nord del Kenya in una zona arida che li costringe a spostarsi di frequente alla ricerca di nuovi pascoli per il loro bestiame.
Per alcuni aspetti sono simili ai Masai, con i quali condividono numerose tradizioni e fondano la loro ricchezza sul bestiame che è la base della loro sopravvivenza.
I Samburu sono un’esplosione di colori, soprattutto le donne, per via delle numerose collane, cavigliere e bracciali colorati che indossano.
L’etnia Samburu appartiene al gruppo nilotico e si è stabilita nel centro-nord del Kenya, tra il Monte Kenya e il Lago Turkana, a seguito di una migrazione iniziata nell’attuale Sudan.
Legati ai Masai con i quali condividono le origini e alcune tradizioni, i Samburu basano la loro economia e il loro stile di vita sulla pastorizia: sono pastori semi-nomadi e i loro villaggi sono costruiti in modo da essere facilmente smontati e trasportati in altri luoghi nella continua ricerca di pascoli migliori.
Il nome Samburu deriva dalla parola Samburr che è una specie di borsa usata dai membri della tribù, anche se i Samburu si riferiscono a se stessi come Loikop, o Lokop, che significa “proprietari della terra”.
I Samburu parlano la lingua Samburu, una lingua nilo-sahariana simile al Maa che è la lingua parlata dai Masai.
Storicamente i Samburu, descritti come grandi guerrieri, hanno una forte alleanza sia militare che culturale con i Rendille i quali hanno adottato la lingua Samburu.
Con i Rendille condividono anche la passione per i monili realizzati con perline colorate, i Samburu infatti realizzano cavigliere, bracciali e collane coloratissime che, oltre a simboleggiare la ricchezza di chi li indossa, forniscono anche informazioni sul suo stato civile, grazie ai colori utilizzati che hanno tutti un significato ben specifico.
I Samburu amano cantare e ballare e non utilizzano alcun strumento musicale, solo il suono della loro voce; gli uomini ballano in cerchio saltando a piedi uniti e in posizione eretta, simile alle danze Masai, le donne ballano a loro volta ma separate dagli uomini.
Le danze solitamente accompagnano riti o cerimonie, il rito principale nella società Samburu è la circoncisione maschile che decreta il passaggio all’età adulta, mentre la cerimonia più importante è sicuramente il matrimonio.
La struttura dei villaggi Samburu ricordano un po’ i villaggi dei Masai: vi è un recinto interno per il bestiame e uno esterno a protezione del villaggio stesso e le capanne, costruite con rami intrecciati, fango e sterco di vacca, hanno una base circolare; ma, a differenza dei villaggi Masai, i villaggi Samburu sono facilmente smontabili per poter essere ricostruiti altrove, in questo modo si adattano perfettamente alla vita semi-nomade di questo popolo.
Si spostano di frequente nella costante ricerca di pascoli nuovi per il bestiame da cui dipende la loro vita e la loro sopravvivenza; i bovini in particolare hanno un ruolo centrale nella vita di questo popolo.
I Samburu credono in una unica divinità Nkai che ha una dimora sui monti Ng’iro, Marsabit e Kula ma è presente anche negli elementi naturali come negli alberi o nelle fonti d’acqua.
Alla divinità vengono rivolte preghiere e celebrati rituali in suo onore e per propiziarsi il suo favore e la sua benevolenza.
Nella società Samburu due figure svolgono un ruolo molto importante: l’indovino e il mago-guaritore o sciamano; il primo prevede il futuro mentre il secondo pratica rituali propiziatori.
La vita, la tradizione e la cultura del popolo Samburu
- L’organizzazione sociale e i villaggi dei Samburu
- La religione dei Samburu
- I riti e le cerimonie dei Samburu
- L’allevamento del bestiame e l’alimentazione dei samburu
- L’abbigliamento e i gioielli dei Samburu