La società Masai ha un’organizzazione di stampo maschilista e quindi sono gli uomini a gestire e a governare e a ricoprire i ruoli più attivi, mentre le donne hanno ruoli più marginali e sono subordinate agli uomini.
Le donne sono suddivise in gruppi, ma, a differenza degli uomini che sono suddivisi in tre gruppi o fasi della vita: infanzia, guerrieri e anziani, per loro sono previsti solo due gruppi: il primo gruppo è costituito dalle bambine e dalle adolescenti, fino all’età di 16 anni; il secondo gruppo invece è formato dalle donne dai 17 anni in su, ovvero da coloro che, dopo la prima mestruazione, hanno dovuto affrontare il rito di passaggio.
Alle ragazze appartenenti al primo gruppo è consentito avere rapporti sessuali con i giovani guerrieri moran, ogni ragazza può avere un massimo di tre amanti che possono frequentare, uno di questi verrà eletto come preferito, mentre gli altri due restano in panchina e subentrano all’eletto qualora costui non è al villaggio o comunque non è disponibile.
Verso i 17 anni, dopo il rito di passaggio, le ragazze passano al gruppo successivo; ora sono pronte per il matrimonio ma, siccome difficilmente un giovane guerriero possiede la ricchezza necessaria per mantenere una famiglia, le ragazze lasciano i propri amanti e sposano un appartenente del gruppo degli anziani, solitamente solo loro hanno una ricchezza in bestiame sufficiente per poter sposare e mantenere qualcuno.
Il rito di passaggio delle donne Masai consiste nella pratica barbara della mutilazione genitale, in pratica viene effettuata una clitoridectomia e, in alcuni clan, anche l’asportazione delle grandi labbra della vagina.
Fortunatamente questa pratica, emuatare o infibulazione, è una pratica che oggi viene vietata dalla legge e rifiutata dalle ragazze che non vogliono essere mutilate e quindi desiderano avere un rito di passaggio incruento e non invasivo; questo però purtroppo non significa che questa pratica sia stata completamente abbandonata né dai Masai né da altri gruppi etnici del continente.
Oggi molti saggi dei villaggi, anziani e moran, sono consapevoli della dannosità e della pericolosità di questa pratica e nei villaggi sono stati istituiti nuovi riti di passaggio alla maggiore età.
Nella tradizione Masai la mutilazione genitale non era legata alla necessità di mantenere la verginità della giovane, infatti le era concesso di avere i tre amanti in giovane età; ma più era una prova di coraggio e di sopportazione del dolore, come la circoncisione per gli uomini.
I Masai non si sposano per amore ma vengono combinati dal padre della sposa quando questa è ancora una bambina e la donna che viene mutilata viene scelta più facilmente in sposa perché gli uomini ritengono che non sia più interessata a tradire il marito mentre quest’ultimo si reca a caccia o si allontana dal villaggio.
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La celebrazione di un matrimonio prevede una preparazione e una cerimonia lunga e complessa per la futura sposa.
Il rituale di vestizione della sposa inizia con la rasatura completa della testa, i Masai sono soliti eseguire questa pratica, in questa e in altri cambi di status, poichè per loro rappresenta un passaggio, un nuovo inizio.
Dopo di che la ragazza viene vestita dalle proprie parenti con teli di stoffa colorata e viene adornata con tanti monili, in particolare collane, bracciali e orecchini.
Terminata la vestizione, alla ragazza viene messa dell’erba all’interno delle scarpe e le viene dato il tipico bastone usato dai pastori.
A questo punto la ragazza è pronta per abbandonare la casa paterna, il padre, come auspicio o benedizione, le sputa un sorso di latte sul collo, sotto i collari di perline.
I Masai credono che la futura sposa, una volta una volta uscita dalla casa, non debba voltarsi indietro altrimenti si trasformerà in pietra.
Prosegue quindi senza voltarsi nel suo percorso fino alla casa del futuro marito e lungo il tragitto riceve in dono capre e vitelli da parenti e membri del villaggio.
Lo sposo, mentre aspetta l’arrivo della sposa, sacrifica del bestiame che viene cotto sulla brace e che successivamente verrà offerto ai partecipanti per festeggiare l’avvenuto matrimonio.
Quando arriva alla casa dello sposo l’accoglienza non è delle migliori, infatti i parenti del marito le lanciano sterco di vacca e la ricoprono di insulti; uno degli insulti preferiti consiste nello schernire la ragazza per la sua mancata altezza poiché per i Masai l’altezza è una qualità molto apprezzata e motivo di orgoglio.
Questa brutta accoglienza è una sorta di prova che la aiuterà ad affrontare le difficoltà della vita.
Il marito le offre un recipiente realizzato con una zucca svuotata e contenente del latte acido che la sposa beve per poi offrirlo a coloro che si avvicinano, solitamente bambini; questo ultimo atto è il momento più importante dell’intera cerimonia di nozze.
Da questo momento in poi la sposa vivrà in un nuovo Enkang (villaggio) dove si occuperà della manutenzione delle capanne, della raccolta dell’acqua e della legna e si prenderà cura dei bambini.
La poligamia è consentita e accettata dai Masai, la discriminante è sempre legata alla quantità di bestiame posseduto dall’uomo, più egli è ricco e più mogli può avere.
Ogni moglie ha una sua capanna, la capanna della prima moglie viene sempre collocata a destra di quella del marito mentre quella della seconda moglie viene posizionata sulla sinistra.