Secondo la tradizione i Masai, come avviene nella maggior parte delle società con una religione animista, praticano molte cerimonie rituali; molte di esse però sono sempre meno praticate e se ne sta perdendo memoria; questo a causa del contatto con altre culture molto differenti e anche, in parte, a causa del progresso.
Un detto Masai recita però un ammonimento alle future generazioni “Ci vuole un giorno per distruggere una casa, per costruirne una nuova ci vorranno mesi, forse anni, se abbandoniamo il nostro modo di vivere per costruirne uno nuovo, ci vorranno migliaia di anni”.
Molti rituali Masai sono riti di passaggio da una fase della vita alla successiva; la società Masai infatti è organizzata per gruppi definiti in base all’età, questo vale sia per gli uomini sia per le donne.
Gli uomini Masai hanno tre fasi: l’infanzia, i guerrieri e gli anziani, mentre le donne hanno solo due fasi: le giovani e le donne adulte.
La prima iniziazione di un ragazzo Masai è l’Enkipaata ossia la cerimonia antecedente la circoncisione.
Una delegazione di ragazzi, di età compresa tra i 14 ed i 16 anni, deve compiere un viaggio all’interno delle proprie terre annunciando il loro prossimo passaggio; effettuano questo viaggio accompagnati da un gruppo di anziani che ne guidano la formazione.
Pochi giorni prima della circoncisione il ragazzo sarà sottoposto ad un’altra prova: dovrà radunare il bestiame per sette giorni consecutivi, solo se svolge bene questo compito, all’ottavo giorno ha luogo la circoncisione.
Prima della cerimonia della circoncisione i ragazzi devono dormire fuori dal villaggio nella savana; il giorno seguente, quando fanno ritorno al villaggio, i ragazzi devono indossare abiti ampi e devono danzare tutto il giorno.
Al termine di quest’ultima cerimonia i ragazzi sono pronti finalmente per l’iniziazione più importante: l’Emuratare o circoncisione.
Poco prima dell’intervento i ragazzi dovranno farsi una doccia fredda per purificarsi e tagliare i capelli, rasandoli completamente; ad ogni rito di passaggio, sia femminile che maschile, i Masai si rasano completamente la testa perchè questo gesto rappresenta per loro un nuovo inizio.
Durante il cammino verso il luogo dove avverrà l’operazione i ragazzi ricevono grida di incoraggiamento dai compagni e dagli altri membri maschi, a volte, con l’obiettivo di incitarli, gli anziani lanciano loro minacce e sguardi di sfida.
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La circoncisione viene effettuata poco prima dell’alba, da un uomo qualificato e con molti anni di esperienza; al termine dell’operazione il ragazzo riceve in dono del bestiame da parte di parenti e amici e diventa un guerriero Moran.
Questo rito di passaggio eleva un individuo dall’infanzia all’età adulta, ai ragazzi vengono consegnati gli oggetti tipici di un adulto, in particolare una lancia pesante, il bastone da pastorizia per guidare una grande mandria e uno scudo.
In passato i giovani, per completare il rito di passaggio dovevano recarsi nella savana e uccidere un leone come prova di coraggio; fortunatamente questa pratica è stata abbandonata: ogni anno la popolazione dei leoni in Africa si reduce di numero, questi meravigliosi animali vanno protetti dai bracconieri e anche da queste pratiche primitive.
Successivamente i giovani guerrieri abbandonano il villaggio dove sono cresciuti e si trasferiscono in un altro villaggio, il manyatta, con tutti gli altri giovani; questo villaggio ha una struttura differente dal villaggio dove vivono le famiglie ed è costruito appositamente per questi giovani che vivranno qui fino al prossimo rito di passaggio.
La cerimonia successiva nella vita di un Masai maschio è l’Eunoto che segna la transizione da giovane guerriero a guerriero di alto livello, solitamente devono trascorrere dieci anni prima di poter compiere questo passo.
Questa cerimonia permette ai Masai di lasciare il villaggio manyatta; ora possono sposarsi e sono pronti per diventare padre di famiglia.
Ogni guerriero, prima della cerimonia, deve tagliare i lunghi capelli color ocra, questa operazione viene effettuata dalla propria madre.
Durante la celebrazione ai guerrieri è fatto divieto di portare armi, quindi devono lasciare le loro lance, i bastoni ed i coltelli al villaggio.
Durante l’Eunoto viene compiuta una prova di coraggio: un corno di animale viene buttato sul fuoco e i guerrieri devono recuperarne un pezzo prima che venga completamente divorato dalle fiamme.
Per ottenere poi la benedizione degli anziani i guerrieri dovranno portare in offerta otto tori che loro hanno allevato e cresciuto nei mesi precedenti.
Alcuni mesi dopo la cerimonia dell’Eunoto i guerrieri di alto livello danno vita ad un piccolo campo costruito ad hoc per un’altra cerimonia: la cerimonia del latte o Enkang e-kule.
Prima di questa cerimonia i guerrieri non possono mangiare da soli ma devono sempre essere con gli altri guerrieri, bere da soli è consentito ma solo se le donne non sono presenti.
Questo divieto di mangiare in presenza delle donne è volto ad insegnare ai giovani ad essere autosufficienti e non dipendenti dalle proprie madri per la preparazione del cibo, inoltre si preparano ad adattarsi a condizioni ambientali difficili.
Durante la cerimonia del latte, per la prima volta, i guerrieri bevono di fronte alle loro amanti femminili.
Un altro rito, successivo alla cerimonia del latte, è la Enkang oo-nikiri, ossia la cerimonia della carne; questo rituale che permette, ai guerrieri di mangiare la carne preparata dalle donne del villaggio, è un evento molto atteso tra i guerrieri.
Un toro, appositamente scelto, viene macellato per la cerimonia; la sua pelle verrà utilizzata per una fare importante della cerimonia, mentre la sua carne verrà cucinata.
Una moglie deve assicurare al marito di non essere impegnata in una relazione sessuale illegale con un uomo più giovane, infatti le è concesso avere altre relazioni, ma solo con uomini della stessa età e non con uomini appartenenti a fasce di età differenti.
Per avere la prova di fedeltà gli uomini ricorrono al rituale della “pelle del toro” che prevede che gli uomini dello stesso rango lottino tra loro, l’obiettivo è arrivare vicino alla pelle del toro per avere la conferma della fedeltà della moglie.
Se una moglie è colpevole di adulterio con un uomo di un’altra età, tutta la classe di età la condanna e le toglie il rispetto; per riabilitarsi deve recarsi alla casa del padre, o dei suoi parenti, e prendere una mucca da donare al marito in segno di scuse; nessun uomo Masai rifiuterebbe un regalo del genere.
Alla fine della cerimonia della carne, uomini e donne combattono tra loro per ottenere la carne arrostita del toro che poi mangeranno.
Il rituale di iniziazione che segna il passaggio allo status di anziano juniors prevede che ad ogni uomo viene donata una sedia.
La mattina della celebrazione l’uomo si siede sulla sedia e la moglie gli taglia i capelli, nel caso abbia più mogli, è la più anziana ad avere questo onore.
La sedia ricevuta in regalo diventa la “compagna” e “amica” dell’uomo fino a che non si romperà, al termine della cerimonia l’uomo acquisisce il ruolo di anziano e assume piena responsabilità della propria famiglia.
Da quel momento può allontanarsi dal recinto degli animali del padre e formare il proprio recinto e il proprio villaggio; ricordandosi però di ascoltare sempre i consigli del padre.
Questo ultimo passaggio avviene ad una età intorno ai 35 anni.
Le donne masai invece hanno solo un rito di passaggio e avviene quando da bambine diventano donne, il rituale consiste nell’asportare il clitoride e, in alcuni clan, anche le grandi labbra della vagina.
Fortunatamente la pratica mutilante dell’infibulazione è sempre meno praticata dai Masai, anche se in alcuni clan, purtroppo, è ancora in uso.
In alcuni riti Masai il bestiame svolge un ruolo importante a dimostrazione di quanto i Masai siano legati ai loro animali, ad esempio il rito che viene celebrato per vincere l’infertilità femminile vede infatti protagonista una mucca che ha partorito da poco, la ragazza che non riesce a procreare deve passare sotto la mucca in modo da ricevere dalla vacca i suoi effetti benefici.
Anche nei riti funerari il bestiame è importante, infatti i Masai hanno l’usanza di ungere i loro morti con il grasso di un bue e avvolgerli nella pelle di un bovino e successivamente abbandonarli nella boscaglia affinchè le iene ed altri carnivori li divorino; se il cadavere non viene divorato completamente dagli animali questo evento viene considerato come un segno di sventura.
Nei riti pagani e magici dei popoli dell’Africa Orientale, in parte adottati anche dai Masai, ce n’è uno curioso e originale che viene praticato per augurare buona fortuna e benedizione, si tratta del rito dello sputo.
Per le nostre abitudini è un rituale stravagante, al limite dell’accettabilità, ma per i Masai presentare ad un ospite un fascio di erba su cui si sputa è un omaggio che simboleggia amicizia e benevolenza.