L’organizzazione sociale del popolo San

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I San hanno una società fondata sui clan familiari che possono contare fino a una cinquantina di persone, la società San è egalitaria, nel villaggio tutto viene vissuto e deliberato insieme, ogni cosa viene condivisa con tutte le persone del clan.

Anche il cibo viene suddiviso, all’interno del clan, in parti uguali; il cacciatore che abbatte una preda ha il diritto e onore di dividere la carne tra tutti i partecipanti alla caccia e con chi invece è rimasto al villaggio.

I San non hanno il concetto della proprietà privata ma le cose sono a disposizione di tutti e nella tribù si sentono tutti uguali.

All’interno del clan non esistono capi politici o religiosi stabili, solo in alcuni casi un anziano riveste un ruolo di leader per quanto riguarda argomenti come la caccia e il luogo dove accamparsi, solitamente gli viene riconosciuto questo ruolo grazie alla sua esperienza.

I San sono una popolazione nomade e gli individui di un determinato clan si muovono all’interno di un territorio, delimitato dalla presenza di altre famiglie e clan; all’interno del loro territorio i San trovano le risorse necessarie alla loro sopravvivenza.

Il territorio inospitale in cui vivono i San, il grande bacino del Kalahari, ha spinto questa popolazione a sviluppare una suddivisione del lavoro molto efficiente e in grado di sviluppare competenze specifiche.

Quello che ne consegue è una chiara separazione tra i ruoli assunti da uomini e donne, questa netta differenza dei compiti è tipica delle società di cacciatori–raccoglitori, gli uomini si occupano della caccia mentre le donne della raccolta di tuberi, bacche, miele e frutti.

L’importanza delle donne è molto elevata all’interno del gruppo e spesso i loro pareri hanno la precedenza, soprattutto quando si tratta di cibo.

Le donne San trascorrono 3-4 giorni alla settimana nel bush a raccogliere piante selvatiche, ricercano sia piante commestibili sia medicinali.

Il popolo San è riuscito a sopravvivere in un territorio tra i più inospitali del pianeta proprio grazie alla profonda conoscenza dell’ambiente, conoscono perfettamente gli animali e le loro abitudini e sono in grado di riconoscere e utilizzare 400-500 piante locali.

Grazie alla conoscenza dei luoghi in cui crescono le piante i San sanno perfettamente dove dirigersi in base alle esigenze, le piante, non solo forniscono una nutrizione equilibrata, ma anche umidità e acqua, che viene ricavata dai tuberi e dalle radici, anche in tempo di siccità.

Alcune piante vengono utilizzate per curare le ferite e le malattie, altre invece vengono utilizzate nelle cerimonie di guarigione.

Gli uomini San sono dai formidabili cacciatori, soprattutto di antilopi; utilizzano arco e frecce avvelenate e ingaggiano con le loro prede lunghi inseguimenti.

Nonostante la grande importanza che viene data alla caccia, che assume un valore sacro, circa il 70/80% della loro dieta è costituita da alimenti vegetali, tra cui le bacche, le noci, le radici e i meloni, raccolti principalmente dalle donne.

La vita all’interno del clan è scandita da alcune tappe fondamentali: per i ragazzi è la prima caccia, per le ragazze la pubertà e in seguito il matrimonio e le danze rituali tradizionali.

I San credono che una fanciulla mestruata debba essere tenuta in isolamento stretto perché se lanciasse un’occhiata a un uomo, questi rimarrebbe immobile nella posizione in cui si trova e verrebbe trasformato in un albero parlante.

Mentre non esistono riti particolari per la nascita o il matrimonio, quando una donna San deve partorire si apparta semplicemente dietro a un cespuglio per dare alla luce il figlio, si dice che dopo solo un’ora dal parto la donna sia in grado di riprendere la sua vita abituale; solo in alcuni casi utilizzano un infuso realizzato con le radici dell’artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens)(Devil’s claw)  per alleviare il dolore.

Il matrimonio è un evento che rimane circoscritto tra lo sposo e la sposa, non esistono particolari riti e cerimonie che coinvolgano il clan.

In relazione al matrimonio però ci sono alcune rigide regole da rispettare: è proibito parlare, incontrare e guardare la suocera, bisogna evitare di guardare in faccia il suocero, l’adulterio e l’incesto vengono puniti con la morte, qulora nascano dei gemelli, questi vengono uccisi, così come i neonati deformi.

I gemelli sono visti come una pericolosa anomalia, questo perchè le credenze San raccontano come un uomo sia costituito da due corpi, uno invisibile, paragonabile alla nostra concezione di anima, e il corpo fisico; i gemelli invece sono considerati solo due corpi fisici senza l’anima.

Quando una persona muore, i San seppelliscono il corpo in posizione fetale e lo coprono con un mantello di pelle, i pochi oggetti di proprietà della persona vengono distrutti e abbandonati sopra il sepolcro, a quel punto il clan si allontana da quel luogo e trasferisce il tutto il villaggio altrove.

I San temono gli spiriti dei defunti e, per questo motivo, non tornano mai sul luogo della tomba; credono infatti che lo spirito rimanga presente ed attivo in quel determinato punto, quindi non vogliono offenderlo e non incorrere nelle sue ire, qualora passino vicino ad luogo di sepoltura, lanciano un piccolo sasso come offerta.

I San non hanno sviluppato credenze e rituali religiosi complessi, credono solamente che esistano 2 divinità il malefico Gauab, che è anche il signore dei morti, e il benefico Kang o Kaggen.

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